L'Italia deve ripartire dal turismo e non deve perdere l'opportunità data da Expo per rilanciarsi a livello mondiale come sistema-Paese. "Ho sempre pensato che il mio ministero fosse quello economicamente più rilevante per lo sviluppo della nostra penisola. Dobbiamo investire nella nostra bellezza. Ma dobbiamo convincere tutti".
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Dario Franceschini - ospite a Firenze nella seconda giornata di Buy Tourism On line e intervistato dal direttore Bto Giancarlo Carniani insieme all'assessore al turismo e alla cultura della Regione Toscana, Sara Nocentini - traccia un bilancio dei suoi primi nove mesi di attività ministeriale e prova ad indicare - ad una platea ricca di imprenditori e operatori del settore - alcune linee-guida strategiche per trainare l'Italia oltre la crisi. Turismo sostenibile, digitalizzazione, regole più chiare e l'obiettivo di integrare in un'unica offerta, senza preconcetti, asset spesso visti come "driver" diversi e non comunicanti: cultura, moda, design, enogastronomia e shopping. Il filo conduttore è la dimensione estetica - come ha suggerito la provocazione del giornalista Emilio Casalini "L'Italia è una Repubblica fondata sulla bellezza" - tema coltivato anche in Toscana con l'approvazione - come ha ricordato l'assessore Nocentini - del piano paesaggistico regionale e il supporto dato a progetti che rilanciano la tradizione enogastronomica come "Vetrina Toscana".
"L'Italia è un Paese dotato di una grande legislazione in materia di tutela del proprio patrimonio culturale, ma priva di strumenti normativi che facilitino in chiave di marketing la valorizzazione dei propri tesori. Io farei sfilate di alta moda nei musei". Chiaro il riferimento alla riforma del sistema museale con il superamento delle Soprintendenze e l'inserimento di figure manageriali nella gestione culturale e del nostro patrimonio, competenti nel far fruttare fino in fondo la forza attrattiva dei nostri tesori artistici.
Del resto solo una minima parte dei nostri musei - ha ricordato Franceschini - dispone al proprio interno, ad esempio, di ristoranti e bookshop. Le attività di merchandising sono residuali. "Il turismo ha sempre girato - ha ricordato il ministro - e nessuno ci ha mai creduto. Noi dobbiamo immaginare un nuovo Rinascimento e puntare ad un turismo di qualitò colto e sostenibile. In questi ultimi tre mesi abbiamo aumentato la vendita dei biglietti nei musei del 7%, per 800mila visitatori in più, di cui oltre 150mila visitatori free grazie alla prima domenica del mese gratuita".
L'Expo può essere un punto di svolta, "potremmo vedere l'Italia con gli occhi stupiti che hanno gli stranieri", rilanciando il nostro brand. Le immagini dei crolli di Pompei, di Muti che abbandona per i problemi sindacali o i musei chiusi nelle festività per carenze organizzative hanno minato profondamente la nostra immagine nel mondo - ha sottolineato il ministro. Bisogna ricostruire la nostra immagine, anche con una nuova offerta integrata e dinamica: “e quella culturale deve essere pensata come un museo diffuso in tutto il Paese. Così come dobbiamo proporre sempre di più gli hotel diffusi. Qualcosa che abbiamo solo noi. Tanto che non esiste neppure la traduzione di Hotel diffuso”.
Non poteva poi mancare il riferimento all'Enit, "è in corso la sua ristrutturazione, che sarà sempre più snella e centralizzata". Così come un pensiero al rilancio del portale Italia.it, antica piaga "italica", ora gestito proprio dall'Agenzia Nazionale del Turismo.
Franceschini prova a riscaldare un pubblico attento e critico. A trasmettere credibilità di guida e di governo. La parola d'ordine per tutti è crederci, in un'Italia in cui il turismo rappresenta il 10,3% del pil totale: 156 miliari di euro. Con una crescita prevista di circa 50 miliardi da qui ai prossimi dieci anni. La Toscana dal turismo e dalla cultura (Nocentini: "22 milioni di visitatori all'anno nei musei regionali") trae oltre il 12% del proprio prodotto interno lordo. Un obiettivo che raggiunto sul piano nazionale rilancerebbe l'economia interna in modo decisivo, ma occorre che l'Italia con consapevolezza si senta realmente e senza remore un Paese (soprattutto) a vocazione culturale e turistica.