Innovazione/ARTICOLO

Ha un cuore pisano il nuovo acceleratore di particelle 'Super Kekb'

Grazie al rilevatore di particelle Belle II, realizzato dall'Ateneo pisano, sarà possibile effettuare misure di altissima precisione

/ Redazione
Ven 21 Aprile, 2017

È stato completato con successo il posizionamento del rilevatore di particelle Belle II sull'acceleratore Super Kekb. È stata così ultimata una tappa fondamentale che nel 2019 porterà all'accensione dell'acceleratore di più alta intensità al mondo dando il via a un esperimento che potrebbe rivoluzionare la fisica moderna. Lo ha reso noto l'ateneo pisano protagonista dello studio con il fisico Francesco Forti, presidente del comitato esecutivo dell'esperimento. "Il nostro obiettivo scientifico - sottolinea Forti - è l'esplorazione della fisica oltre il modello standard: una fisica ad oggi ignota, e che speriamo possa essere chiarita attraverso le misure di altissima precisione che Belle II potrà effettuare".

Super Kekb è il primo acceleratore per la ricerca in fisica fondamentale a entrare in funzione dopo Lhc al Cern di Ginevra, ma a differenza di questo, in cui circolano fasci di protoni, utilizza fasci di elettroni e positroni che viaggiano rispettivamente a una velocità di 7 e 4 miliardi di elettronvolt (GeV). Quando il nuovo acceleratore entrerà in funzione a pieno regime, raggiungendo una luminosità 40 volte superiore a quanto ottenuto finora, le particelle prodotte nelle collisioni saranno misurate dal rivelatore Belle II che è stato appena posizionato.

L'esperimento in preparazione è frutto di una collaborazione internazionale, di cui fanno parte oltre 700 fisici e ingegneri provenienti da 23 paesi, e alla quale l'Italia contribuisce con un importante finanziamento dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e una comunità di scienziati provenienti da nove sezioni e laboratori Infn e Università: Napoli, Padova, Perugia, Pisa, Torino, Trieste, Roma1-Enea Casaccia, Roma3, Laboratori Nazionali di Frascati (Roma).

"In particolare, il gruppo di Pisa, formato da docenti dell'ateneo e ricercato Infn che operano in stretta collaborazione - conclude Forti - ha contribuito in modo determinante alla costruzione del rivelatore di vertice di Belle II, allo sviluppo del software per il sistema di tracciatura delle particelle e alla messa in opera dei mezzi di calcolo necessari per analizzare l'enorme quantità di dati che l'esperimento raccoglierà".

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