Alla “50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze” in arrivo il 25 e 26 Ottobre una due giorni dedicata al cinema di Aki Kaurismaki, curata da Gabriele Rizza per l'Associazione Anémic, in collaborazione con il festival di teatro di Sesto Fiorentino Intercity, quest'anno dedicato ad Helsinki.
Domani, Martedì 25 Ottobre, si comincia alle 17.30 con L'Uomo senza passato, di A. Kaurismaki, con Markku Peltola, Kati Outinen, Annikki Tahti, Kaija Niemela, Sakari Kuosmanen. Nel film, un uomo giunge ad Helsinki in cerca di lavoro, ma viene aggredito, perde la memoria e deve ricominciare tutto da zero. Senza passato, smarrito nel presente e con un futuro incerto.
Alle 20.45 si prosegue con Amleto nel mondo degli affari, di A. Karusmaki, con Pirkka Pekka Petelius, Esko Salminenm, Kati Outinen, Elina Salo, Kari Väänänen, Pentti Auer. Klaus, amante di Gertrude, ne avvelena il marito, direttore d'azienda. Entra in scena Amleto, che entra in possesso del 51% della società, ma Klaus, diventatone il presidente, trama ai suoi danni. Uno a uno i personaggi cominciano a morire.
Alle 22.30 la prima giornata sul cinema di Kaurismaki si chiude con Luci della sera, del 2006, con Janne Hyytiäinen, Maria Heiskanen, Maria Järvenhelmi, Ilkka Koivula. Koistinen, guardiano notturno, è un uomo solo alla ricerca di compagni. Vagando per la città, finisce per cedere al fascino di una seducente donna, ma le conseguenze saranno per lui tremende.
“Dal profondo Nord arrivano strane figure. Rarefatte e malconce. Stralci di malinconia e assenze giustificate. L’umore è nero bagnato dal sole di mezzanotte e rubacchia qua e là, fra una birra e l’altra, scorci remoti di speranze. Ma la solitudine avanza. L’espropriazione del carattere diventa una carrellate d’ombre e la notte è notte. Fonda, plumbea, austera. Il cinema di Aki Kaurismaki che nasce finnico nel 1957 non è certo solo e soltanto questo. Ma l’incipit è costellato di emarginazione e rimpianto. Solitudine e dimenticanze. L’esistenza scorre via povera e abbandona la terra d’origine per diventare, con consapevolezza estetica e rigore cinefilo, marchio di un cinema contemporaneo. Colto e raffinato. Riconoscibile. D’autore. In questa umanità dolente, urtante e metropolitana, che si tinge amleticamente di sarcasmo e rasenta l’afasia del discorso amoroso quando non afferra la sbrindellata cromatura di un rokkeggiante on the road, Kaurismaki si muove sul filo della indeterminatezza, alla ricerca di una inedita identità. Di perdenti senza passato o ancorati al futuro mancante. Perché nella scarna profilatura dei paesaggi che le avvolgono e rivestono di luci e ombre, le sue creature, siano di derivazione letteraria, onirica, realistica, musicale, legittima o illegittima, hanno bisogno per riconoscersi (e farsi riconoscere) di quelle continue trasfusioni mimetiche, scarti e dissolvenze che solo il cinema può dare. Perche il cinema, dice Aki, gran bevitore e nottambulo incallito, è sempre vivo a differenza dell’umanità. La sua di umanità parte dalla casa madre Finlandia, paese giovane (l’indipendenza data 1917 con la dissoluzione dell’impero zarista), paese di frontiera e lunare isolamento, per approdare non si sa dove. Comunque altrove. Le giornate kaurismakiane (sei titoli fra i più singolari della sua non ingombrante filmografia) che Intercity propone, riflettono la lezione di un cineasta eccentrico e prezioso che, come Bresson, come Dreyer, come Mizoguchi, non trasgredisce mai la dignità e l’umanità dei suoi personaggi. Imperfetti e memorabili. Ludici e straniati. Semplicemente da vedere”. Gabriele Rizza, critico cinematografico