Cultura/ARTICOLO

Il sogno nel Rinascimento Visioni, allegorie e demoni

In mostra fino al 15 settembre alla Galleria Palatina una raccolta di straordinarie opere d'arte ispirate al mondo onirico

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Premonitore o allegorico, messaggio divino o visione demoniaca, l’uomo cerca sin dall’antichità di dare un significato all’attività onirica, un tema che ha affascinato i grandi artisti di tutti i tempi e che per la prima volta è al centro di una mostra. A Firenze, nella sale della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, dal 21 maggio al 15 settembre l’esposizione “Il Sogno nel Rinascimento” spalanca le porte su un mondo fascinante e misterioso, che prende vita mentre dormiamo.
“Se il sogno coincide con una vacatio dell’anima cosciente che spalanca le porte della più abissale interiorità umana e apre varchi al Divino, la rappresentazione del sogno è per gli artisti una sfida giocata sul duplice terreno della convenzione e della fantasia. E nel Rinascimento, le risposte artistiche a questa sfida furono quanto mai varie e illuminanti” ha sottolineato la Soprintendente per il Polo Museale di Firenze Cristina Acidini.

Per la prima volta in Italia si potrà ammirare “Sogno del cavaliere” di Raffello,
un dipinto proveniente dalla National Gallery di londra dove come nel tarocco degli innamorati l’eroe è diviso tra la strada della voluptas, ovvero del piacere, e quella della virtus, la virtù, che vengono a tentarlo durante il sonno.
Anche la giovane de “Il sogno della fanciulla” di Lorenzo Lotto è semiaddormentata in una radura quasi soprannaturale, all’interno della sezione della mostra “La vacanza dell’anima” che presenta opere legate ai miti della classicità come il”Fregio” della Villa Medicea di Poggio a Caiano di Bertoldo, ma anche un manoscritto straordinario come la celebre Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna.

Se la sezione “La Notte” raccoglie le tante opere ispirate alla statua di Michelangelo,
scolpita per il monumento funebre di Giuliano dei Medici nella basilica di San Lorenzo, sono le visioni da incubo ricche di simboli e popolate di mostri a imprimersi nella nostra immaginazione: come “Allegoria della notte” di Battista Dossi, un profluvio di esseri deformi e animali notturni come la civetta. E ancora le quattro straordinarie tavole di “Visioni dell’Aldilà” di Bosch, capaci di farci assaggiare l’estasi del paradiso e di precipitarci nell’inferno, dove si passa dal cerchio di luce che attrae i beati ai mostri ferini che torturano i dannati. Per non parlare della “Visione di Tondalo”, sempre della scuola di Bosch, sovrastata da una gigantesca testa infernale con gli occhi di vetro che rappresenta il peccato.

La sezione “Visioni dell’Aldilà” tratterà il tema del sogno nella tradizione biblica e religiosa,
con esempi grafici e pittorici dei secoli XV e XVI, dal “Sogno di Giacobbe” ai Sogni e Visioni di sante e santi come Elena, Orsola, Caterina d’Alessandria. Le opere della sezione “I sogni del principe” presentano la figura di Francesco de’ Medici e il suo particolare e fecondo rapporto con il sogno, di cui ci sono pervenute varie testimonianze, spesso impregnate di fantastica teatralità, come “L’Allegoria dei Sogni” del Naldini o il “Ritratto di Bianca Cappello” di Alessandro Allori.
La mostra si conclude con un richiamo all’Aurora, rappresentata da un dipinto di Battista Dossi, considerata nel Rinascimento come il momento più propizio per avere dei sogni che si sarebbero avverati, mentre a salutare i visitatori è “Il Risveglio di Venere” di Dosso Dossi.