Innovazione/ARTICOLO

Imprese e industria 4.0, la sfida del digitale in Toscana

Intervista al presidente del Digital Innovation Hub Toscana, una realtà a sostegno e supporto delle imprese per cogliere le opportunità della rivoluzione digitale. Bernini: 'Gli ostacoli non sono economici, sono culturali'

/ Simona Bellocci
Gio 15 Febbraio, 2018
Industria 4.0

La chiamano 'la quarta rivoluzione industriale' ed è quella che coglie le sfide di ricerca, innovazione e digitale. I tre pilastri che servono oggi ad un'impresa per stare sul mercato, competere a livello nazionale e internazionale. Sfide che implicano un approccio culturale nuovo da parte degli imprenditori ma anche delle professionalità all'interno delle aziende, sempre più specifiche e mirate. Il futuro è qui, insomma. E la robotica, se fino a qualche manciata di anni fa, sembrava davvero qualcosa di astratto da vedere solo al cinema, ecco che oggi entra prepotente nel mondo del lavoro, tanto che - su questo tema - le prese di posizione a livello internazionale, sono contrastanti. Ci sono rischi di perdita del posto di lavoro e se sì, quali? Secondo le stime di due ricercatori di Oxford, Frey e Osborne, entro il 2040 il 47% dei lavori negli Usa sarà svolto da un robot mentre l'Ocse (secondo le stime di Melanie Arntz, Terry Gregory e Ulrich Zierahn) prevede che solo il 9% delle occupazioni di 21 paesi industrializzati siano a rischio a causa dell'impiego della robotica. Ciò che risulta certo, invece, è che il progresso è in atto e la storia insegna che il vento del cambiamento non si può fermare. Bisogna piuttosto coglierne le opportunità, utilizzarlo per generare economia e lavoro. Stare fermi al palo potrebbe dunque essere controproducente, ancor di più che cavalcare l'onda della più grande rivoluzione che l'impresa ha vissuto negli ultimi decenni.

Ne abbiamo parlato con Fabrizio Bernini, neopresidente del Digital Innovation Hub Toscana, una realtà associativa con sede a Firenze che ha il compito di fornire sostegno e supporto alle imprese per accrescere la propria competitività grazie agli strumenti offerti dall'industria 4.0.

Stare sul mercato, per le aziende, significa anche cogliere appieno le sfide dell'industria 4.0, come si colloca in questo senso la nascita del 'Digital Innovation Hub' in Toscana?

Il futuro delle imprese e la loro capacità di competere sui mercati passa soprattutto dal digitale, dall’innovazione e dall’alta tecnologia. L’industria digitalizzata e connessa non è soltanto una sfida all’orizzonte, ma è già realtà, anche in Toscana. Ci sono però ancora molte piccole e medie imprese, il tessuto produttivo più importante della nostra regione, che non riescono a cogliere il valore di puntare sull’innovazione per tornare a essere protagoniste. Nella maggior parte dei casi, stiamo vedendo che gli ostacoli non sono economici – la tecnologia oggi è accessibile ed esistono molti incentivi – ma sono culturali. E spesso derivano da una carenza di competenze e conoscenze all’interno dell’azienda. Il Digital Innovation Hub, fondato da Confindustria Toscana, Ance Toscana e dalle cinque territoriali regionali (Confindustria Firenze, Confindustria Toscana Nord, Unione Industriale Pisana, Confindustria Toscana Sud, Confindustria Livorno-Massa Carrara n.d.r.), nasce proprio con lo scopo di supportare le imprese nella comprensione e nell’utilizzo delle tecnologie digitali, aiutandole a capire a che punto sono in termini di innovazione e guidandole nell’ampio panorama di Industria 4.0.

In che modo e con quali attività supporterete le aziende in questo processo?

L’attività principale, che lo stesso Mise ci ha assegnato, è promuovere e divulgare una nuova cultura d’impresa focalizzata sulle competenze 4.0, elemento indispensabile a massimizzare i benefici delle nuove tecnologie. Fare quindi molta formazione e awareness, con iniziative ritagliate sulle esigenze delle aziende. Come il workshop “Industry 4.0 – Preparati al futuro” che abbiamo organizzato per il prossimo 23 febbraio a Firenze: un’intera giornata di formazione teorica e laboratori tematici aperta a tutte le imprese toscane, che potranno confrontarsi con docenti, consulenti ed esperti pronti a guidarle nel mondo della 4.0 e a illustrare anche i vantaggi legati agli incentivi del Piano nazionale. Un incontro che nasce per aiutare le aziende a “prepararsi al futuro”, come ricorda il sito dedicato di Confindustria preparatialfuturo.confindustria.it. Il nostro obiettivo è far comprendere a tutte le imprese, anche le più piccole e dei settori più tradizionali, che la trasformazione digitale è un’opportunità alla loro portata. Per questo motivo abbiamo costituito un DIH con dimensione e competenze regionali, e sede presso Confindustria Toscana, al quale sono uniti gli sportelli di ogni singola Associazione di territorio: porte di accesso attraverso cui le imprese possono passare per diventare più digitali. Ad esempio, facendo un check up della loro situazione, seguendo una formazione ad hoc, venendo accompagnate verso i finanziamenti regionali, nazionali ed europei e verso quegli attori che detengono e sviluppano le grandi competenze tecnologiche, a partire dai Competence Center.

Fondamentale dunque per le imprese è la sfida del digitale. Qual è ad oggi la situazione in Toscana? 

Il posizionamento della nostra regione va inevitabilmente collocato all’interno del complessivo contesto nazionale, che sconta un approccio piuttosto timido al tema dell’innovazione. Le imprese sono ancora troppo legate a forme soft di digitalizzazione (canale on-line per le vendite o per il marketing) mentre le attività di trasformazione di prodotto e di processo risultano poco diffuse.  Anche in Toscana i dati confermano questa tendenza. Le imprese che realizzano attività innovative sono circa il 44% del totale, ma quelle che hanno introdotto innovazioni di prodotto o di processo si fermano al 28%. Un dato che è in linea con la media italiana ma che, purtroppo, resta al di sotto delle regioni di benchmark ed in particolare di Veneto, Lombardia e Piemonte (rispettivamente 37%, 33% e 31%). La Toscana però, rispetto alla media nazionale, è un territorio dove le imprese che innovano investono di più: la spesa regionale per investimenti in innovazione si quantifica in circa 9.500 euro per addetto, realizzando così il miglior risultato nel panorama italiano seguito da quello della Lombardia, che si ferma a 7.100 euro. Il nodo cruciale resta la cultura dell’innovazione, che oggi purtroppo ancora latita. E finché non si sentirà l’innovazione come un fattore determinante per la crescita e la competitività sul quale investire non solo denaro ma risorse umane, credo che la nostra industria non potrà agganciare pienamente l’attuale fase di rilancio e ripresa.

Il mondo dell'impresa è pronto alla quarta rivoluzione industriale? L'innovazione come ha trasformato il mondo della produzione e dell'industria?

Innovare ai tempi della 4.0 significa cogliere tutte le potenzialità delle nuove tecnologie digitali ed introdurle nei processi e nei servizi, con la consapevolezza che alle trasformazioni organizzative e gestionali da governare si accompagnano importanti risultati e benefici per l’azienda. Utilizzare le smart technologies all’interno della propria impresa significa, infatti, ottenere maggiore efficienza e flessibilità: ridurre i costi di fabbricazione e di logistica fino al 20%, contrarre il  capitale circolante e i costi indiretti (come quelli di manutenzione) anche fino al 30%, ridurre gli sprechi e risparmiare tempo. E chi oggi è in grado di comprenderlo, è in grado di essere competitivo, più di altri, sul mercato. Quanto al grado di preparazione, la Toscana è fatta di realtà molto sviluppate, con aziende medio-grandi che del digitale hanno già fatto un loro cavallo di battaglia e numerose startup di estremo valore, e di tante realtà che lo sono meno. Abbiamo ancora imprese prive del sito internet (circa il 30%, cioè dieci punti percentuali in più rispetto a Veneto e Lombardia), un tasso di natalità delle aziende nei settori ad alta intensità di conoscenza al di sotto del dato nazionale (8% contro il 9%),  e anche gli investimenti in ricerca e sviluppo continuano a posizionare la nostra regione in coda alla classifica delle principali regioni italiane. Diffondere la conoscenza e la pratica del digitale assume quindi una rilevanza strategica non solo per le imprese ma per la crescita complessiva dell’economia. E’ la ragione per cui abbiamo posto questo tema al centro delle attività del nostro Digital Innovation Hub.

L'impresa toscana è matura per affrontare il cambiamento in atto a livello mondiale?

Le imprese toscane si stanno adeguando alla rivoluzione in atto, e sono in corso importanti processi di automatizzazione nelle fasi produttive e investimenti in chiave digitale, sostenuti anche dagli incentivi nazionali. Possiamo contare già su esempi virtuosi di aziende, in alcuni casi anche piccole, che hanno assunto la dimensione digitale come fattore chiave per recuperare competitività. Certamente, i numeri vanno moltiplicati e abbiamo ancora molta strada da fare se vogliamo ridurre il gap rispetto ai nostri concorrenti tedeschi o francesi. All’altezza delle nuove sfide devono esserci anzitutto le imprese, che si stanno dimostrando reattive e aperte al cambiamento. Lo dimostra l’aumento del 45% degli ordini interni di macchinari, robot e automazione, che la nostra associazione Ucimu ha registrato per il 2017 rispetto all’anno precedente, anche grazie alle commesse arrivate dalla Toscana. E’ evidente, però, che imprenditori coraggiosi e macchine più efficienti non possono bastare. Le nostre imprese risulteranno vincenti solo a condizione di poter contare su un tessuto che le supporta in modo strutturale e consente loro di confrontarsi con i competitor ad armi pari.

Tra i suoi sogni – come ha avuto modo di esplicitare in più occasioni - c'è quello di veder realizzata una Arno Valley. Un sogno secondo lei potenzialmente realizzabile?

Ho da sempre un legame fortissimo con il Valdarno aretino. E’ qui che sono nato ed è qui che ho deciso di iniziare e proseguire la mia attività imprenditoriale. Il mio sogno di Arno Valley è riuscire a valorizzare questo territorio, già caratterizzato dalla posizione strategica nel cuore della Toscana, culla di arte, storia e bellezze naturali, come luogo di incontro e di confronto aperto in cui respirare cultura d’impresa e d’innovazione qualificata. Sono convinto che in quest’area e in Toscana ci siano tutte le potenzialità per sviluppare nuovi progetti di contaminazione tecnologica e di incubazione di idee, che coinvolgano soprattutto le nuove generazioni così da avvicinarle al mondo del lavoro e in particolare dell’impresa. Come racconto spesso, io vengo da “sotto zero” e dico ai nostri giovani studenti delle scuole e delle università che, se hanno volontà e idee innovative, non devono escludere dal loro orizzonte futuro la possibilità di lavorare nell’industria o di diventare loro stessi imprenditori, fondatori dell’innovazione. Come Confindustria stiamo già lavorando su questi temi a tutti i livelli, ma credo che sia necessario un maggior dialogo tra imprenditori, scuole e università, istituzioni e associazioni di categoria. Con il comune obiettivo di diffondere la cultura dell’innovazione e far crescere la cultura d’impresa, riscoprendoci una grande e importante regione manifatturiera, quale siamo.