Una ripresa fragile e disomogenea, trainata dall’exploit dell’export del manifatturiero e delle imprese altamente tecnologiche, che non riesce però a creare occupazione. Questo il quadro emerso dal rapporto Irpet sulla situazione economica della Toscana, che è stato presentato questa mattina a Firenze. Una situazione di luci e ombre che parte da un dato positivo: la crescita del Pil regionale nel 2010 dello 0,9%, segnale incoraggiante per capacità di reazione mostrata dal sistema produttivo, che mostra come la Toscana abbia subito meno del resto d’Italia la crisi del 2008-2009.
La ripresa è assodata ma resta asimmetrica: sono le aziende manifatturiere orientate all’esportazione le vere protagoniste, con un aumento del 6,6% della produzione, mentre quelle non esportatrici hanno perso il 2,1%.
È la propensione all’export la chiave di volta del rilancio, che spiega anche la differenza di performance tra le grandi imprese – che segnano un +13,1% di fatturato – le medie (+9,6%) e le piccole (+1,2%). Grandi risultati anche per il settore altamente high-tech, che ha raggiunto un incremento del 19,3% della produzione.
La vera questione aperta resta l’occupazione, che nello scorso anno è diminuita dello 0,8%, in particolare nell’industria. La disoccupazione ha raggiunto così il 6,1% che arriva a superare il 9% se si considerano anche le persone in cassa integrazione e chi non cerca più un impiego perché scoraggiato. Un tasso di disoccupazione che resta comunque migliore del 13% italiano ma che non deve essere sottovalutato, visto che si ripercuote soprattutto sui giovani. Il 23,15% degli under 24 è senza lavoro, mentre i “NEET”, ovvero i ragazzi inattivi, che non studiano nemmeno, sono aumentati di 12mila unità e ormai rappresentano il 15,5% della popolazione giovanile.
Un tema che sta molto a cuore anche al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che è intervenuto al convegno di presentazione del rapporto Irpet.
“Quest'anno faremo una finanziaria per lo sviluppo – ha sottolinato Rossi – ma la responsabilità di far fronte alla crisi chiama in causa tutti i soggetti, anche il capitale privato. Dobbiamo preoccuparci per la coesione sociale nella nostra regione: la nostra ossessione deve essere il lavoro”.
Per il triennio 2011-13 l'Irpet prevede una crescita del Pil toscano fra il +1,1% ed il +1,2%, lievemente inferiore alla crescita prevista su scala nazionale, e capace di attivare una domanda di lavoro nell'ordine di soli 0,5 punti percentuali.
"Il vero problema è che la nostra regione cresce meno rispetto alle aree più dinamiche - spiega Pierfrancesco Pacini, presidente di Unioncamere Toscana - nel primo trimestre del 2011 la produzione manifatturiera continua infatti a crescere del +1,7%, riproponendo tuttavia il divario di performance rispetto alle aree più dinamiche del Paese, con il Piemonte e la Lombardia che hanno registrato un incremento di circa il 7%, il Veneto del 4,6%, e l'Emilia-Romagna del 2,7%".