Nel primo semestre del 2010 l’Italia ha esportato verso tutti i Paesi stranieri, materiali lapidei sia grezzi che variamente lavorati, per un totale di 2 milioni e 70 mila tonnellate per un valore di 744 milioni di euro. Lo rende noto l’Internazionale Marmi e Macchine Carrara che raccoglie ed elabora sistematicamente le statistiche di settore. Per i materiali di maggiore pregio ( marmi, travertini e graniti) l’ammontare complessivo è inferiore: poco più di un milione e mezzo di tonnellate, per un valore di 712 milioni di euro con un aumento in valore del +7,6% e di un +16% in quantità esportate rispetto allo stesso periodo del 2009.
Il 2009, secondo l'Internazionale Marmi e Macchine Carrara, è stato uno dei peggiori della storia recente del settore mentre i primi sei mesi del 2010 mostrano segnali di ripresa: le migliori performance sono state registrate nell’export di grezzi (marmi, travertini e graniti) che hanno avuto un incremento sullo stesso periodo del 2009 di +29,5% sui volumi e +32,3% sui valori.
Meno forte l’incremento dell’export per i “lavorati” in generale (marmo e granito insieme), che hanno fatto segnare un ben più modesto +5,7% sulle quantità e +2,8% sui valori.
Valutando i valori medi per tonnellata di esportato, si osserva una crescita più contenuta pari al +2,1% mentre per i prodotti lavorati emerge addirittura un calo del -2,8% e, rispetto al 2008, soltanto i grezzi continuano a mostrare un andamento positivo, mentre le altre voci scendono in area negativa.
“Quello che si può affermare con certezza è che questa è una crisi dai molti volti – afferma Giorgio Bianchini, il presidente di IMM - ed è legata a diversi meccanismi e contesti geografici, non ultimo il fatto che le esportazioni italiane di marmi e graniti si devono confrontare con le crisi di mercati storici oltre che con una concorrenza sempre più aggressiva sui prezzi. Il comparto ha una struttura molto consolidata e tanto le singole aziende quanto i comprensori produttivi non possono cambiare, all’improvviso, mercati e partners per adeguarsi a standard di domanda differenti ed a concorrenti locali diversi”.
Una valutazione più specifica sui singoli mercati mette in evidenza che quello dell’Unione Europea resta di primaria importanza con un saldo complessivamente attivo rispetto al primo semestre del 2009, sia per i valori che per le quantità. Il marmo lavorato segna un andamento positivo, ed è soprattutto la Germania, assieme alla Francia e anche al Regno Unito, a sostenere la buona performance di questa voce. Migliorano anche Austria e Belgio sia pure su quantità e valori molto inferiori e anche per il granito lavorato si assiste ad un miglioramento, più sulle quantità che sui valori.
Note negative, seppure di peso contenuto, emergono per l’Europa non comunitaria ed anche per l’Africa, per la prima volta dopo molto tempo con l’Africa del Nord che registra un leggero calo, pur mantenendosi ancora attiva sul primo semestre del 2008. Riflessione più complessa e articolata merita il mercato USA dove, rispetto al 2008, si registra un generale dimezzamento dei valori e delle quantità, con -51,8% sui volumi nel confronto dei rispettivi semestri di entrambi gli anni (passando da oltre 160 mila tonnellate del 2008, a 77 mila del 2010) e -47,4% sui valori, che passano da oltre 197 milioni di euro del 2008 a poco più di 103 milioni del primo semestre appena concluso. Rispetto al 2009, invece, si registra un leggero miglioramento, ma solo relativamente ai graniti lavorati, che crescono sia in quantità che in valore però ancora molto lontani dagli anni precedenti.
Nel mercato Sud Americano si è riavviato l’export soprattutto di marmi, ma non sono ancora recuperati né i volumi né i valori del 2008, mentre per il Medio Oriente i consuntivi sono in miglioramento sul 2009 per i volumi, ma non per i valori, con l’unica eccezione dei lavorati in marmo. Questi ultimi recuperano anche sul 2008 e anche sui valori medi, con Arabia Saudita ed Emirati a tirare l’intera area. Continua a crescere, invece, l’area estremo orientale, sia sul 2009 sia sul 2008 e, anche se si tratta di una crescita non equamente distribuita su voci e Paesi, il risultato dell’areale è positivo e contribuisce positivamente al saldo complessivo delle nostre esportazioni. India, Cina, Indonesia, Singapore, Taiwan e Hong Kong sono i maggiori importatori delle nostre pietre, tutto incluso: sui marmi lavorati solo Hong Kong segna un modestissimo calo sui valori, mentre sui lavorati in granito il quadro è ovviamente molto più contenuto e i valori medi su tutti i Paesi dell’areale sono in forte ribasso.