Non soltanto non dobbiamo dimenticare Gino Bartali, ma dobbiamo impegnarci anche a trasmettere la sua storia, perché egli ha indiscutibilmente scritto alcune pagine importanti della storia del nostro Paese e ripercorrere la sua vita rappresenta una straordinaria opportunità per aiutare i ragazzi ad una crescita culturale, sociale e sportiva. La schiettezza, l’umiltà, la grinta, la determinazione e la dedizione, il suo altruismo, il suo affetto e la stima per i tifosi, la sana competitività, l’impegno umano e la solidarietà, questa è l’eredità che l’intramontabile ci ha lasciato; a noi il compito di farne tesoro.
Non ci possiamo dimenticare che era un campione straordinario, un atleta forte e dotato di una determinazione eccezionale: basti pensare alle sue grandi e numerosissime vittorie, e sopratutto all’aver vinto due Tour de France a distanza di ben dieci anni, ed il secondo a 34 anni! Ma c ‘è di più. In un periodo in cui l’Italia soffriva le conseguenze del conflitto mondiale, Bartali rappresentò, per certi aspetti, un appiglio, una ritrovata speranza, un motivo di orgoglio e di “evasione”. E la storia attribuisce uno straordinario significato alle sue gesta, al suo impegno umano e di solidarietà che lo portò a salvare centinaia di ebrei.
L’indimenticabile ciclista credeva nei valori dello sport ed era questo il messaggio che, anche dopo aver abbandonato l’attività agonistica, ha sempre cercato di trasmettere ai più giovani, a coloro che si avvicinavano piano piano all’affascinante avventura chiamata sport; questo per lui doveva rispondere a tre requisiti: sacrificio, coraggio e lealtà.
Una terza ed ultima considerazione: Gino era sì un Campione nel suo sport, ma era anche il Campione di tutti, come dimostra questo bellissimo aneddoto: all’indomani della sua scomparsa, il 5 maggio del 2000, in occasione della partita di Campionato della Fiorentina, la curva Fiesole espose uno striscione indimenticabile: “Gino, quando vedi Fausto, fatti ridare la borraccia!” Insomma Gino Bartali è stato proprio il Campione di tutti, egli non appartiene solo alla storia del ciclismo, appartiene alla storia d’Italia, di Firenze ed è nel cuore di tutti noi e vi rimarrà per sempre.