Enogastronomia/ARTICOLO

Venturina, Oasi delle albicoccheAteneo pisano per la biodiversità

Dagli anni '70 ad oggi sono state selezionate dall'Università di Pisa 30 nuove varietà di albicocche in un fazzoletto di terra a Venturina

/ Redazione
Mar 22 Aprile, 2014
Albicocche pisane

Il terreno di sei ettari e mezzo del Podere Pantalla si trova a Venuturina, in provincia di Livorno, ma il progetto è dell'Università degli Studi di Pisa. A mettere d'accordo pisani e livornesi questa volta è l'albicocca, della quale i ricercatori stanno cercando di recuperare varietà antiche e autoctone. Ad oggi sono una trentina le varietà già selezionate e alle quali è stato dato un nome, mentre sono allo studio ben altre cento nuove varietà di albicocche.

La madre di tutte le tipologie si può considerare la ‘Pisana’, un genotipo classificato come autoctono che si caratterizza per il frutto molto colorato, la buccia rosso-arancio ricca di antiossidanti naturali, da cui sono nate, grazie ad incroci e innesti con alberi europei ed extraeuropei, alcune varietà più recenti come l'albicocca "Claudia", la "Bona" o l’"Ammiraglia".

“Uno dei nostri obiettivi è di recuperare il valore nutritivo e organolettico, quindi il sapore, delle varietà più “antiche” senza dimenticare però di migliorare i frutti dal punto di vista dell’aspetto esteriore, che è uno degli elementi fondamentali alla  base della scelta dei consumatori”, afferma il professor Rossano Massai del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che in collaborazione con la dottoressa Raffaella Viti e il dottore Calogero Iacona cura il lavoro sul miglioramento genetico dell’albicocco.

Le metodologie applicate dai ricercatori dell'Ateneo pisano seguono tecniche naturali, secondo ciò che normalmente avviene in modo spontaneo con la fecondazione incrociata,  sostenute però da procedure di miglioramento degli ibridi grazie all'impollinazione controllata tra varietà con particolari tratti genetici. Un lavoro che richiede tempo e uno studio attento e certosino: non a caso il progetto si protrae dagli anni '70. Ma a rendere ancora più lento e farraginoso il lavoro di ricerca, intervengono le ormai note carenze di finanziamenti alle ricerca.  "Questo genere di studi – conclude Rossano Massai – richiede però tempi molto lunghi: per valutare una generazione di centinaia di piante ottenute da seme ci vogliono almeno 15 anni dal momento in cui si effettua un incrocio e questo è un problema dato che ormai i finanziamenti sono concessi per periodi molto brevi, emarginando di fatto questo settore a tutto vantaggio degli altri paesi europei e non solo. Basti pensare che l’ultimo finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali utile per questo genere di ricerche risale ormai al 2004”.

Ma la natura è più forte della burocrazia e tra giugno e luglio saranno circa i 100 quintali di albicocche da raccogliere nel terreno di Venturina monitorato dai ricercatori dell'Università di Pisa. Da qualche anno, secondo una nuova cultura della filiera corta, parte della produzione del raccolto viene trasformato in un gelato artigianale venduto a Pisa.