Produrre vino, con zero impatto sull'ambiente. A riuscirci, con successo, sono i produttori del Nobile, a Montelpulciano che oggi sono in grado di veder esportata la loro esperienza anche in altre zone d'Italia. Il sistema che calcola l’ “impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia del pregiato vino toscano, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni. In sostanza grazie al progetto finanziato dal comune di Montepulciano, non solo si può misurare la Carbon Footprint della DOCG, ma anche attivare una serie di buone pratiche per la diminuzione o compensazioni delle emissioni di anidride carbonica.
“Il progetto si caratterizza perchè non è legato ad una singola azienda ma fa riferimento ad un intero distretto produttivo che coincide con quello del Comune” sottolinea il primo cittadino Andrea Rossi. “La nostra esperienza, che è già in una fase avanzata, può essere considerata come un progetto-pilota, applicabile anzitutto ad altre aree ma anche ad altri settori produttivi, per esempio quello turistico, per misurarne l’impatto ambientale e porre in atto le buone pratiche che compensano le emissioni di CO2 nell’atmosfera”.
Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale e, proprio con la piattaforma tecnologica pronta per essere utilizzata, gli stessi promotori lo hanno presentato a Valoritalia, uno dei leader nell’attività di controllo sui vini, e all’Unione Italiana Vini, CSQA Certificazioni e FederDOC.
“Al gruppo che ha come riferimento Valoritalia mettiamo a disposizione la piattaforma con l’obiettivo finale di creare un marchio di garanzia della sostenibilità ambientale anche in vista della scadenza del 2020 che, attraverso il Patto dei Sindaci, impone una riduzione del 20% delle emissioni - ha ribadito Rossi - La parte pubblica non ha solo concepito il progetto, finanziato il suo avvio e propiziato la possibilità di condividerlo ma mette anche sul piatto della bilancia le “buone pratiche” che producono energia pulita da fonti rinnovabili”.
Insomma l'economia del vino fa rima anche con sostenibilità e condivisione e la Toscana ancora una volta risulta esempio italiano, non solo per l'eccellenza delle produzioni ma anche per la difesa dell'ambiente e del territorio.
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