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Tumore al seno: la Toscana punta sulla prevenzione

In Toscana le donne hanno una maggiore sopravvivenza al cancro al seno che nel resto d’Italia. L’impegno della Regione è non fermare gli screening per colpa della pandemia.

Mer 21 Ottobre, 2020

L’impegno nella lotta al tumore al seno in Toscana non si ferma neanche nell’anno del Covid-19. L’impegno della Regione infatti è non fermare gli screening, che già quest’anno a causa del lockdown hanno subito uno stop di 2 mesi, ma anzi recuperare il tempo perduto entro fine 2020.
La prevenzione infatti è fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivere al cancro alla mammella, che rappresenta il 40% dei tumori che colpiscono le donne. Solo in Toscana sono oltre 48mila le donne che hanno affrontato questa diagnosi. Ad oggi la sopravvivenza è in crescita ed è dell’88% a 5 anni e dell’80% a dieci anni dalla scoperta del cancro al seno.

“Da sempre la Toscana ha privilegiato lo screening mammografico nella lotta al tumore al seno – sottolinea il presidente della Regione, Eugenio Giani – è stata una delle prime regioni ad averlo attivato in modo strutturato e i risultati si vedono. Non abbasseremo la guardia. Lo sforzo che ci attende, anche e nonostante il Covid, è di continuare a contrastare il male del secolo con investimenti mirati in termini di strutture, risorse e personale dedicato.

Il rischio di tumore al seno riguarda una donna su otto e aumenta con l’aumentare dell’età, con una probabilità del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21). Secondo le stime prodotte dal registro tumori regionale, nel 2020 sono attesi in Toscana circa 3600 nuovi casi.

Continua però a diminuire in maniera significativa la mortalità (-1% per anno) sia per l‘efficacia delle nuove terapie sia per la diagnosi precoce, che permette di individuare il tumore in una fase iniziale.

“In Italia le donne toscane sono quelle che hanno la più alta guarigione alla mammella – commenta il direttore generale di Ispro, Gianni Amunni – questo dipende dall’efficacia dello screening, garantito dal nostro istituto e da un buon sistema di cura con strutture dedicate in tutto il territorio regionale grazie alla rete senologica. La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci di lotta al cancro. Le donne che fanno lo screening hanno una guarigione maggiore del 10% rispetto a quelle che non lo fanno. Dobbiamo lavorare in questa direzione: aumentare il numero delle donne che aderiscono allo screening e recuperare entro la fine del 2020 quelle che non l’hanno potuto fare a causa del Covid”.