Cresce la cultura del biologico e - di conseguenza - anche il business. E crescono anche consapolevozza attenzione verso il mangiar sano e la tutela del territorio, dei prodotti che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole, tantochè il giro d'affari del settore vale circa 23 miliardi di euro. 3.5 per l'Italia, 4 per la Francia, 7 per la Germania. Il paese che invece è al primo posto per il consumo del cibo biologico sono gli Stati Uniti, nonostante siano deficitari dal punto di vista della produzione.
Un'opportunità quindi per l'Italia e la Toscana, tutta da sfruttare. Ne sanno qualcosa le aziende produttrici del Vino Nobile che hanno aderito al progetto finanziato dal comune di Montepulciano "Carbon Footprint", considerato modello a livello nazionale e al centro del dibattito nel corso del convegno che si è tenuto in città dal titolo "Il futuro è bio", promosso da Qualità e Sviluppo Rurale, Consorzio del Vino Nobile e Valoritalia.
Fulcro del progetto innovativo è il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino. Insomma, qualità e sostenibilità vanno di pari passo. A Montepulciano il 15% delle imprese vitivinicole di Vino Nobile è ormai in coltivazione biologica e altre aziende sarebbero nella fase di conversione. «Sono molte le imprese che hanno scelto questa strada – commenta il presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini – e molte altre che, pur non avendo la certificazione, applicano pratiche di sostenibilità ambientale, come la lotta integrata e altri interventi simili».
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