We all have a dream: fermare gli sprechi alimentari in Italia e nel mondo. Più che un sogno, oggi sembra quasi un’utopia; è come parlare della fine delle guerre.
Basti pensare che nella nostra penisola, nonostante la morsa tagliente della crisi, finiscono nella pattumiera circa 5 milioni di tonnellate di cibo all’anno. Un paradosso della nostra società “civilizzata”, se si pensa che gli italiani che non riescono a portare a casa il posto sono aumentati dal 2008 del 130%. Detto in altre parole: quasi 11 milioni di persone conducono una dieta inadeguata dal punto di vista proteico ed energetico.
Dopo aver letto questi dati, forniti dalla Coldiretti, c’è solo bisogno di una cosa: agire, non rimanere con le mani in mano. Per fortuna che ai giorni nostri c’è la tecnologia che prontamente ci viene a soccorrere durante le criticità.
Ecco allora che nascono app e servizi online per eliminare o comunque arginare il fenomeno degli sprechi: lunga vita al cosiddetto food sharing (anche se tale format sta ricevendo molto più successo all’estero).
Tuttavia, tra i progetti nazionali di più successo ricordiamo Gnammo, il portale che consente di scegliere virtualmente la tavola alla quale partecipare, ma l’abbuffata – come vuole la tradizione – è più che mai reale. Il social eating diventa quindi un’idea per ottimizzare costi e prodotti, nonché incontrare nuovi amici appassionati di cucina. L'appuntamento con Gnammo è il 2 dicembre alla Fortezza da Basso di Firenze.
Ma il cibo, si sa, tira soprattutto sui nuovi media. Instagram e Pinterest stanno diventando il diario alimentare di milioni di utenti che condividono con i loro followers spuntini e dessert da favola. Si parla anche di questo a BTO il prossimo 3 dicembre a Firenze: come il food possa essere un traino importante per il turismo.
Mentre ne discutiamo, gli storytelling enogastronomici si moltiplicano, andando a influenzare gli utenti nella scelta dei prossimi viaggi. Meglio quindi postare sempre sui profili social le foto della lasagna della nonna: forse un giorno, turisti stranieri saranno disposti a pagare per immortalare la sua cucina vintage.