Cultura/

Coronavirus e memoria: Impruneta raccoglie le storie dei più giovani

Il progetto del Comune ‘Eravamo giovani in quarantena’ punta a lasciare una traccia di quello che i ragazzi e le ragazze dagli 11 ai 27 anni stanno vivendo durante la pandemia

Lasciare una traccia indelebile di quello che i più giovani stanno vivendo oggi nelle loro case, durante l’emergenza imposta dal Coronavirus. È questo l’obiettivo del progetto “Eravamo giovani in quarantena” lanciato dal Comune di Impruneta e ideato dall’assessore alle politiche giovanili Sabrina Merenda per creare un archivio di testimonianze di giovani e giovanissimi di Impruneta, dagli 11 ai 27 anni, riferite a questo particolare periodo, che ha costretto tutti ad adattare l’usuale stile di vita a ritmi più lenti, a fare i conti con l’isolamento, la noia e la voglia di movimento, cercando nuove soluzioni in attività creative, più o meno geniali, e che magari hanno concesso la possibilità di riflettere e pensare con più intensità.

Dalla convivenza in famiglia alle relazioni con l’esterno, dagli affetti più cari, talvolta lontani, alle attività di tutti i giorni, svolte in modalità virtuale come andare a scuola o vedere gli amici: tutto diviene un patrimonio intimo delle coscienze, dal valore storico ed etico, che merita di essere fissato nella memoria collettiva.

Come avverrà la raccolta delle testimonianze? I ragazzi e le ragazze potranno inviare la loro lettera via e-mail: ogni storia sarà letta personalmente dall’assessore e una volta finita l’emergenza Coronavirus saranno lette in un evento speciale e poi chiuse in una scatola del tempo “Eravamo giovani in quarantena, 2020 Impruneta” che verrà conservata in Biblioteca e potrà poi entrare nell’Archivio Storico del paese, ricordando ogni nome e riflessione dei giovani partecipanti.

“Ognuno può contribuire raccontando l’esistenza stravolta di questi mesi – spiega l’assessore Merenda – la resilienza che ne è scaturita, magari l’impegno nel volontariato, come avete affrontato lo studio, il distacco dallo sport, il rapporto con gli altri a distanza, la reclusione doverosa in casa con la famiglia, il pensare ai nonni esposti al contagio più di altri, i libri letti che vi hanno aiutato, le paure veicolate da tv e social, l’incertezza verso gli esami di ogni tipologia, la maturità, e infine la percezione della Legge e del senso civico, il rapporto con la scienza e la sanità, la mancanza del contatto con la natura.”

 

 

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