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Al via il restauro dei mosaici della cupola del Battistero: sei anni per concludere i lavori

In occasione del cantiere dal 24 febbraio per la prima volta sarà possibile per il pubblico vedere da vicino i mosaici della cupola durante il restauro

Prende il via la fase conclusiva dei restauri che hanno interessato negli ultimi anni il Battistero di Firenze.

Dal 2014 al 2015 è stato effettuato il restauro delle facciate esterne e del manto di copertura finanziato con con 2 milioni di euro, dal 2017 al 2022 il restauro delle otto pareti interne compresa la scarsella (2 milioni e 600 mila euro).

Adesso inizia, dopo oltre un secolo dall’ultimo intervento, il restauro degli oltre mille metri quadrati di mosaici policromi su fondo oro della cupola.

I lavori, che intendono recuperare l’adesione delle 10 milioni di tessere alla volta, arrestare i fenomeni di degrado e ridare luce ai colori, dureranno in totale sei anni.

Per poter restaurare la volta musiva del Battistero, è stato necessario progettare e realizzare un cantiere tecnologicamente innovativo, in grado di rendere accessibile l’intera superficie musiva della volta, ma allo stesso tempo lasciando visibili ai visitatori le pareti e la scarsella.

Per ottenere questo risultato è stato realizzato un ponteggio a forma di fungo (altezza 31,50 m e diametro 25,50) che si sviluppa su una superficie di 618 mq calpestabili nella parte alta, a fronte di una superficie occupata a terra di soli 63 mq.

In occasione del cantiere dal 24 febbraio per la prima volta sarà possibile vedere da vicino i mosaici della cupola, prenotandosi sul sito dell’Opera.

Il restauro

I mosaici duecenteschi della cupola della Battistero, realizzati su disegni preparatori di artisti quali Cimabue e Coppo di Marcovaldo, rappresentano il Giudizio finale, ma anche le storie della Genesi, di Giuseppe ebreo, di Cristo e del Battista.

L’intervento di restauro sulla cupola dovrà affrontare una situazione che presenta: una superficie di 344 mq di mosaico antico, allettato su malta originale, probabilmente in fase di distacco; 567 mq di superfici di mosaico staccate e riallettate su malta cementizia dall’Opificio delle Pietre dure; 128 mq di superfici cadute e trattate a intonaco decorato nell’intervento del 1820 – 1823 e poi rifatte a mosaico nell’ultimo restauro.

Il cantiere e l’intervento di restauro sono commissionati e finanziati dall’Opera di Santa Maria del Fiore in accordo con l’Arcidiocesi di Firenze, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per Firenze, Prato e Pistoia per un totale di 10 milioni di euro.

“Ci dovremo confrontare con supporti differenti tra il cemento, le malte originali e il mastice – ha spiegato Beatrice Agostini, responsabile restauri dell’Opera di Santa Maria del Fioreoltre al fatto che sono stati risolti solo nell’ultimo restauro delle pareti esterne i problemi di infiltrazione che facevano bagnare proprio le malte e hanno provocato nei corsi dei secoli molti problemi ai mosaici”.

 

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