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“C’è un posto nel mondo”, il nuovo film di Francesco Falaschi

Girato nel grossetano, tra Santa Fiora, Arcidosso e Castel del Piano, il fim racconta tre storie di personaggi al bivio, tra la tranquilla vita di provincia e le opportunità offerte dalle grandi città.

Francesco Falaschi

Tre personaggi, tre luoghi, tre scelte difficili. Sono queste le coordinate del nuovo film del regista grossetano Francesco Falaschi, Cè un posto nel mondo, nelle sale dal 13 novembre, distribuito dalla società fiorentina Garden Film. Il film è interamente ambientato in Toscana, in tre di quei piccoli paesi collinari che contribuiscono alla bellezza e unicità del paesaggio toscano. I borghi arroccati, le antiche stradine strette, i campanili, le piazze e i circoli di una Toscana più autentica, entrata ormai nell’immaginario collettivo internazionale, sono portati alla luce in un film che, raccontando vicende di vita particolari, proietta gli spettatori in una dimensione universale: quella della scelta del proprio percorso di vita. Girato tra Arcidosso, Santa Fiora e Castel del Piano, il film C’è un posto nel mondo, diviso in tre parti, racconta le vicende di Lorenzo, Cesare e Anna.

Il primo (Luigi Fedele), è un giovane ricercatore che, pur dovendo affrontare un grande conflitto interiore, ha deciso di partire per andare all’estero, per lavorare in una di quelle strutture di ricerca che valorizzano i “cervelli in fuga”. Nei giorni precedenti la partenza Lorenzo incontra il nonno, gli amici, la bibiotecaria che ha tanto contribuito alla sua passione per lo studio: insomma tutte le figure del suo mondo incantato. Ma al momento di salutare la madre però, Lorenzo resta in sospeso, combattuto tra partire o restare.

Cesare (Daniele Parisi), è invece un insegnante di lettere che, dopo anni di docenza in provincia, ha finalmente la possibilità di effettuare un trasferimento in città. Ma lasciare tutto ciò che si è costruito, soprattutto da un punto di vista delle relazioni umane, non è così a portata di mano.

Anna (Cristiana Dell’Anna) è una giovane psicologa, tornata nel paese nel quale è cresciuta, per vendere la casa di famiglia, l’unica cosa che la lega ancora al luogo nativo. Ma, una volta arrivata nel piccolo centro toscano, scopre che ad essere ancora vive ci sono anche le amicizie e l’amore per un luogo dell’anima, nel quale rivive anche il dolore – che aveva nascosto in fondo al cuore e tacitato – per la perdita del fratello, morto suicida vent’anni prima.

Sarà più forte il richiamo verso la vita frenetica, le opportunità di lavoro e di vita sociale delle grandi città, oppure i tre borghi toscani (che hanno ospitato il set e che fanno da cornice alla storia raccontata) sapranno tessere una tela di affetti intorno ai personaggi tale da farli restare? Il film si inserisce in un dibattito più ampio, sviluppatosi in particolar modo nel periodo post-covid, sull’importanza di continuare a far vivere i piccoli centri e i borghi decentrati, grazie agli incentivi per il trasferimento di giovani coppie, allo sviluppo della vita culturale, all’incremento delle possibilità formative e lavorative, per le quali si può contare anche sull’utilizzo delle tecnologie digitali.

Francesco Falaschi si è distinto nella sua carriera per aver realizzato nel 2002 i film, Emma Sono Io, nominato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento. Tra le sue opere più famose, Last Minute Marocco (2007), Questo Mondo È Per Te (2011) e Quanto Basta (2018), quest’ultimo vincitore di numerosi premi internazionali, tra cui il  premio “Filmaker italiano” al Denver Film Festival. Nelle sue opere tratta spesso di problematiche sociali. In questo suo ultimo film Falaschi fa tesoro di un’altra sua esperienza professionale: l’insegnamento di Cinema in alucni istituti toscani, che gli ha dato l’opportunità di entrare in contatto con le problematiche e i sogni dei giovani che vivono in provincia.

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