Attualità/

Overtourism, il monito dell’arcivescovo Gambelli per tutelare comunità e identità fiorentine

L’assessora Cristina Manetti: “Parole che meritano attenzione. Il turismo culturale un’alternativa di qualità per generare valore”

L’arcivescovo Gambelli intervistato dalla stampa dopo gli auguri natalizi alla città

“Nel centro storico di Firenze vedo con tristezza che sempre più persone se ne stanno andando, c’è un esodo, un’emorragia che mi preoccupa”: sono le parole che ha pronunciato l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli, parlando alla cerimonia di auguri di Natale alla stampa fiorentina. La sfida, per l’arcivescovo, è quella di “non visitare Firenze semplicemente come un museo“.

Questa presenza massiccia dei turisti – ha detto Gambelli – poi fa sì che anche i prezzi degli affitti salgano, e per i giovani, soprattutto per gli studenti, è difficile trovare un luogo dove abitare per studiare nella nostra città. Su questo dobbiamo vigilare molto, proprio perché un certo tipo di accoglienza porta a una certa rovina della nostra città, perché noi crediamo che se il centro storico non è popolato proprio dai fiorentini tutto questo poi diminuisce fortemente anche l’attrattiva e la bellezza della nostra città”.

L’assessora Cristina Manetti

Il turismo culturale alternativa di qualità

Le parole dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli non sono cadute nel vuoto. Tra i primi a intervenire l’assessora alla Cultura con delega al turismo culturale Cristina Manetti: “le parole sull’overtourism meritano attenzione e responsabilità, perché la tutela delle nostre comunità, dell’identità urbana e del tessuto sociale deve essere una nostra priorità. In questo quadro il turismo culturale rappresenta una alternativa di qualità, sostenibile e rispettosa, capace di generare valore senza compromettere l’equilibrio delle nostre città e dei nostri borghi. Dobbiamo puntare non solo a promuovere il contenitore ma il contenuto dei nostri borghi e delle nostre città. Un turismo che non si limita alla concentrazione nei luoghi iconici, ma che promuove conoscenza, tempo lento, diffusione nei quartieri e nei territori, dialogo con chi vive la Toscana ogni giorno. Per questo sono al lavoro per la creazione di strumenti strategici che percorrano questa finalità“.

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