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Chiude il cantiere nella Cappella Brancacci, un convegno nel 2025 racconterà i risultati della ricerca

Le indagini dei tecnici non hanno rilevato particolari criticità, non è stato dunque necessario procedere con un nuovo restauro, ma si è dato il via a una campagna di monitoraggio e manutenzione di questo scrigno del Rinascimento

I dipinti murali realizzati da Filippo Lippi, Masolino e Masaccio nella Cappella Brancacci, nella Chiesta del Carmine di Firenze, capolavoro del Quattrocento fiorentino, sono in ottima salute. È questo il risultato dei lavori di indagine e ricerca attuati nel cantiere aperto nel 2022 e concluso da pochi giorni.

Tutto nasce nel novembre 2020 a causa del distacco di un piccolo frammento di pellicola pittorica dalla scena con la Disputa di Simon Mago dipinta da Filippino Lippi.

L’anno successivo, nel 2021, è stato firmato un protocollo d’intesa fra il Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR e l’Opificio delle Pietre Dure, per capire le cause.

La prima fase dei lavori, grazie a innovative tecniche di indagine, ha permesso di stabilire lo stato di salute delle pitture e le azioni necessarie per garantire la risoluzione delle criticità conservative.

Si è verificato che il restauro condotto negli anni ’90 sotto la direzione di Umberto Baldini è stato attuato nel migliore dei modi, non è stato dunque necessario procedere con un nuovo restauro, ma si è dato il via a una campagna di monitoraggio e manutenzione.

Successivamente l’Opificio delle Pietre Dure ha operato piccole operazioni di consolidamento sui distacchi di intonaco, per cui sono state utilizzate nuove malte a presa autogena messe a punto dalla facoltà di Chimica dell’Università di Firenze. 

Il lavoro di ricerca e indagine che si è avvalso di tecnologie innovative è stato possibile grazie al contributo della Fondazione Friends of Florence e della Jay Pritzker Foundation, e ha permesso di ottenere una mole considerevole di nuove informazioni e conoscenze sulle pitture, i cui risultati saranno presentati durante un convegno nel 2025.

Durante tutte le indagini e i restauro la Cappella Brancacci è rimasta sempre aperta, su prenotazione, a gruppi contingentati di visitatori che hanno potuto così ammirare gli affreschi di Masolino Masaccio e Filippino Lippi a distanza ravvicinata.

La Cappella Brancacci

Il ciclo pittorico della Cappella Brancacci è stato realizzato da Masolino e Masaccio tra il 1424 e il 1428 ed è uno degli esempi più rilevanti della pittura del Rinascimento fiorentino.

Vi si raccontano le storie della vita di San Pietro. Sono state attribuite a Masaccio le scene con la Cacciata di Adamo ed Eva, San Pietro in cattedra, San Pietro che risana gli infermi, il Battesimo dei neofiti e la Distribuzione dei beni; a Masolino il Peccato Originale, la Predica di San Pietro, la Guarigione dello storpio e la Resurrezione di Tabita.

L’opera rimase incompiuta, a causa dell’esilio di Felice Brancacci nel 1436, a causa del suo schierarsi contro Cosimo de’ Medici. Nel 1458, quando l’esilio diventò perenne, la cappella venne svuotata di tutti i riferimenti alla casata dei Brancacci e venne dedicata alla Madonna del Popolo. Vi fu posta la tavola della Madonna col Bambino, risalente probabilmente all’anno della fondazione della chiesa, il 1268, e tutt’oggi presente sull’altare.

Solo con la riammissione della famiglia Brancacci a Firenze, nel 1480, la decorazione della cappella poté essere portata a termine da Filippino Lippi.

Filippino cercò di temperare il suo stile, adeguando la sua tavolozza alla cromia degli affreschi più antichi e mantenendo la solenne impostazione delle figure, per non rompere l’omogeneità dell’insieme. Nonostante ciò il suo stile appare oggi facilmente riconoscibile, poiché improntato a un chiaroscuro più maturo e dotato della linea di contorno che è tipica dello stile intellettualistico del Rinascimento all’epoca di Lorenzo de’ Medici e che è opposto alla pittura “di getto” fatta di veloci stesure di colore e luce di Masaccio.

Cappella Brancacci

 

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