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Portoferraio ricorda Olimpia Mibelli Ferrini, che si offrì ai soldati per salvare altre donne dagli stupri

A ottant’anni dalle violenze del 1944, il comune elbano rende omaggio alla giovane lavandaia: per lei la Medaglia d’Oro della città e una via nel centro storico

Ottantuno anni dopo, la città di Portoferraio riconosce ufficialmente il coraggio di Olimpia Mibelli Ferrini. Lavandaia, popolana, nata e cresciuta nel centro storico dell’isola d’Elba, nel giugno del 1944 si rese protagonista di un gesto estremo: si offrì ai soldati delle truppe coloniali francesi sbarcate sull’isola per salvare alcune giovani ragazze dallo stupro.

Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità una mozione per assegnare alla sua memoria la Medaglia d’Oro “Città di Portoferraio”, la più alta onorificenza civica istituita nel 1959. Alla medaglia si affiancherà anche l’intitolazione di una strada del centro storico.

La vicenda

Era il 17 giugno 1944 quando le truppe alleate sbarcarono sull’isola d’Elba, allora ancora occupata dai nazisti. Il contingente francese, composto in prevalenza da reparti coloniali marocchini e senegalesi, a cui era stato concesso dai generali francesi il “diritto di preda”, Il “diritto di preda”, ovvero di potersi impadronire di beni nemici, fu protagonista di violenze e saccheggi in diverse località dell’isola. I numeri ufficiali parlano di almeno 191 casi accertati di violenza sessuale, ma molti altri non sono mai stati denunciati.

Olimpia Mibelli, 21 anni, vedova giovanissima e lavandaia, decise di non fuggire. Secondo le testimonianze raccolte negli anni, si sarebbe offerta al posto di alcune ragazze per sottrarle agli abusi. In un documento viene citato il nome di Laura Laurenzi, quindicenne, tra le ragazze che riuscì a mettere in salvo. Olimpia era una donna libera. E per questo giudicata, anche dopo il suo sacrificio. Nei documenti ufficiali dell’epoca venne etichettata come “prostituta”, un marchio che pesò per decenni. Anche dopo la guerra, Olimpia non chiese nulla. Tornò a prendersi cura della madre, delle sorelle, dei nipoti. Sua sorella Andreina, anch’essa violentata, tenne con sé il figlio nato dallo stupro: un’altra forma di resistenza.

Negli anni successivi, la vicenda è rimasta poco conosciuta e raramente ricordata pubblicamente. Olimpia morì nel 1985 e fu sepolta nell’ossario comunale, senza una lapide.

Il riconoscimento ufficiale

La mozione per la medaglia è stata presentata dal gruppo consiliare Bene Comune, guidato da Marcella Merlini, e accolta da tutto il Consiglio. Il sindaco Tiziano Nocentini ha annunciato che il conferimento dell’onorificenza avverrà il 16 settembre 2025, in occasione dell’anniversario del bombardamento di Portoferraio.

Nei mesi successivi si procederà anche all’intitolazione della strada, previa convalida della Commissione Toponomastica. Il tratto urbano da dedicare a Olimpia sarà individuato all’interno del centro storico.

Un percorso di memoria

Nel tempo, diverse iniziative avevano provato a riportare alla luce la figura di Olimpia. Una richiesta di medaglia nazionale fu ventilata negli anni ’80. Una via, proposta negli anni ’90, fu bloccata dalla prefettura per mancanza di documentazione. Negli ultimi anni la figura di Olimpia Mibelli Ferrini è tornata all’attenzione pubblica grazie a studi, testimonianze e opere letterarie. Il volume Lo sbarco della vergogna, scritto da Mario Ferrari, ex sindaco di Portoferraio, ha raccolto nuove fonti e documenti. A questo si è aggiunto il romanzo La figlia del ferro di Paola Cereda, che ha rielaborato in forma narrativa la vicenda di Olimpia.

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