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Un nuovo allestimento per la sala del Beato Angelico nel Museo San Marco

La Sala dell’Ospizio riunisce la più importante raccolta al mondo di opere su tavola del pittore e frate fiorentino

Il Museo San Marco a Firenze è chiuso per l’emergenza sanitaria in corso ma non si è mai fermato. Giovedì 17 dicembre è stato infatti presentato il nuovo allestimento della sala del Beato Angelico, chiamata anche sala dell’Ospizio. L’intervento è stato possibile grazie a Friends of Florence e chiude idealmente le celebrazioni per i 150 anni del museo dopo i restauri dei capolavori dell’artista: il Giudizio Universale e la Pala di San Marco.

Beato Angelico, San Marco, Giudizio Universale

I cambiamenti

La rinnovata esposizione cambia radicalmente quella realizzata dall’allora direttore Giorgio Bonsanti nel 1980 e presenta in ordine cronologico 16 straordinari capolavori del pittore e frate domenicano che proprio qui a San Marco tra gli anni 30 e 40 del ‘400 realizzò un importante ciclo di affreschi che unendo armonia, bellezza e semplicità costituisce una pietra miliare dell’arte del Rinascimento fiorentino. Il nuovo allestimento presenta una nuova struttura e un’illuminazione tecnologicamente avanzata che esaltano la relazione armonica tra le opere negli spazi della sala.

I capolavori in mostra

Sono esposte  alcune delle tavole più monumentali del maestro: la Deposizione di Cristo realizzata per la Cappella Strozzi in Santa Trinità a Firenze, il Giudizio Universale, la pala di Annalena e la grandiosa Pala di San Marco con le parti superstiti sfuggite alla dispersione e il Tabernacolo dei Linaioli e anche dipinti di dimensioni minori come le tavole dell’Armadio degli Argenti, le raffinatissime predelle e i reliquiari.

Chi è Beato Angelico?

Il Museo di San Marco è indissolubilmente legato alla figura e all’opera del Beato Angelico padre fondatore del primo Rinascimento. Guido di Pietro Trosini, detto Beato Angelico, nacque a Vicchio di Mugello tra il 1395 e il 1400. Entrato giovane nell’ Ordine dei Predicatori col nome di Giovanni da Fiesole nel 1418, e pronunziati sette anni dopo, nel 1425, i voti solenni, fu assegnato al convento di San Domenico sulle pendici tra Fiesole e Firenze. Per quanto avesse avviato la sua attività già prima di far ingresso nella vita religiosa, e fin dal 1417 fosse ricordato quale “dipintore”, cominciò la sua vera e propria attività in modo umile, come miniatore di codici liturgici.

Nel 1436 i domenicani di Fiesole si insediarono nel centro di Firenze, nel convento di San Marco, che era stato da poco restaurato da Michelozzo, e patrono del quale era Cosimo di Giovanni de’ Medici devoto dell’Ordine e, essendo d’ origini mugellane, conterraneo di fra Giovanni. Fu appunto Cosimo ad affidare a Giovanni, nel 1440, il compito di abbellire il convento con un importante ciclo di affreschi.

Fu Giorgio Vasari, il biografo degli artisti rinascimentali, a definirlo “l’Angelico” per motivi, peraltro concomitanti: la sua abilità nel dipingere commoventi figure di angeli, la serena bellezza delle sue pale e dei suoi affreschi, la dolcezza della sua indole.

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