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Turbine a idrogeno, Baker Hughes presenta una nuova struttura per il collaudo a Firenze

La presentazione delle nuove strategie di transizione green dell’azienda in occasione dell’Annual Meeting 2024 in corso nel capoluogo toscano

Baker Hughes - © Paolo Lo Debole

Nello stabilimento Baker Hughes di Firenze, una nuova struttura per il collaudo delle macchine a idrogeno. La presentazione in occasione dell’Annual Meeting 2024 dell’azienda in corso nel capoluogo toscano.

Le turbine industriali NovaLT™  sono in grado di funzionare con miscele fino al 100% di idrogeno. La nuova struttura comprende un banco prova che consente test a pieno carico, con completa flessibilità del combustibile fino al 100% di idrogeno e dispone di una pressione di 300 bar e una capacità di stoccaggio di 2.450 kg. L’impianto, si legge in una nota, fungerà da hub per supportare Baker Hughes nelle collaborazioni con i clienti.

Baker Hughes ha inoltre completato di recente la produzione e i test delle sue turbine all’idrogeno NovaLt16 per il complesso energetico Net-Zero Hydrogen di Air Products a Edmonton, in Canada. Le turbine NovaLt16 sono state sottoposte a test a pieno carico proprio presso la nuova struttura di Firenze. “Questi progressi nell’energia a basso contenuto di carbonio e carbon-free dimostrano come l’urgenza della transizione energetica abbia trasformato le relazioni con i clienti in partnership complete per l’innovazione su diversi progetti”, ha dichiarato Lorenzo Simonelli, presidente e amministratore delegato di Baker Hughes.

Obiettivo: decarbonizzare entro il 2030

“Nel corso del prossimo decennio sarà essenziale lavorare sui nostri orizzonti temporali, considerando l’impiego delle tecnologie oggi disponibili per ridurre le emissioni, continuando a innovare con le nuove tecnologie, ma anche rendendoci conto che entro il 2030 avremo bisogno di decarbonizzare”, ha poi aggiunto Signorelli.

Nel campo dell’energia “la sostenibilità, la sicurezza e la convenienza sono fondamentali, ma l’efficienza è un fattore molto importante”, ha aggiunto Simonelli, secondo cui sarà importante “riuscire a ridurre la nostra impronta di carbonio migliorando le nostre operazioni. Se si guarda allo studio dell’Agenzia internazionale per l’energia, oggi miglioriamo l’efficienza di circa il 2% all’anno. Se riusciamo a raddoppiare la percentuale al 4%, possiamo ridurre del 50% le emissioni di Co2 entro il 2030, come previsto dall’Accordo di Parigi sul clima”.

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