Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi sono i protagonisti di “Belle Époque. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo” la grande mostra a cura di Francesca Dini, aperta a palazzo Blu a Pisa che esplora la nascita della modernità artistica ed europea attraverso i capolavori dei tre pittori italiani a cavallo tra Otto e Novecento.
Esposte circa 100 opere provenienti da prestigiosi musei internazionali e italiani, tra cui il Musée d’Orsay, il Louvre, il Philadelphia Museum of Art, il Meadows Museum of Art di Dallas, il Detroit Institute of Arts, Museo d’arte moderna André Malraux di Le Havre, Palazzo Te di Mantova, le Gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca Giuseppe De Nittis di Barletta, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara, e da collezioni private francesi e italiane.
L’esposizione vuole non solo raccontare la bellezza e l’eleganza della Belle Époque, ma anche storicizzare il ruolo dei pittori italiani a Parigi.

Il viaggio a Parigi dei tre pittori
Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi si trasferiscono nella capitale francese tra il 1867 e il 1874, attratti dalle opportunità offerte da una metropoli in pieno fermento.
Provenienti dalla cultura macchiaiola, ma aperti ai nuovi stimoli della grande città, trovano qui non solo il successo, ma anche una seconda patria.
Parigi in quel periodo è la capitale internazionale delle arti, capace di attrarre artisti da tutta Europa. La loro arte, raffinata e cosmopolita, anticipa l’immagine di Parigi come icona mondiale di stile, eleganza e modernità.
Gli italiani a Parigi trovano un terreno fertile per sviluppare la propria ricerca pittorica: collaborano con i mercanti d’arte più influenti, come Goupil, dialogano con artisti come Degas, Manet e Renoir, frequentano i circoli intellettuali e i caffè.
Anche se immersi nel cuore pulsante della modernità europea, mantengono un legame profondo con le loro radici, soprattutto con la cultura toscana e l’eredità del realismo macchiaiolo.
Il dialogo con la modernità parigina è dunque tutt’altro che passivo. Boldini ne diventa l’interprete più mondano, De Nittis il cronista sensibile, Zandomeneghi il pittore della quotidianità borghese, vicinissimo alla sensibilità impressionista.
Ma tutti e tre rielaborano questa esperienza filtrandola attraverso una memoria culturale italiana, costruita tra Firenze, Napoli e Venezia, che rende le loro opere profondamente originali e diverse dai colleghi francesi.
