Ci sono artisti che non cercano di piacere, ma di dire la verità anche quando brucia. Stefano Rampoldi in arte Edda, voce ruvida e poetica del panorama cantautorale italiano, è uno di loro.
Dopo anni di silenzi, cadute e rinascite, l’ex frontman dei Ritmo Tribale continua a camminare sul filo tra fragilità e redenzione, con canzoni che sembrano confessioni gridate.
C’è sempre stato qualcosa di disarmante in Edda: la sua voce, la sua ironia feroce, la sua ostinata ricerca di senso in un mondo che non lo offre mai.
Con “Messe sporche”, il nuovo disco, il cantautore torna a mescolare carne e spirito, sacro e profano, in un equilibrio fragile e potentissimo.
A 62 anni, Edda non ha perso la curiosità né la leggerezza di chi sa che la vita resta un enigma. Parla di fede senza dogmi, di amore senza difese, di musica come unica forma possibile di redenzione.
Con un sorriso che spiazza e una sincerità che non fa sconti, continua a cantare la vertigine del dubbio, l’unica certezza che riconosce.
Sabato 8 novembre EDDA sarà in concetto al Glue di Firenze, in apertura Alessandro Liberini cantautore pop rock classe 1981
Ecco la nostra intervista a Stefano Rampoldi
“Messe sporche” è un titolo che colpisce immediatamente per la sua forza e allo stesso tempo la sua ambiguità. D’altro canto nella tua musica c’è sempre uno scontro tra la spiritualità e la tentazione della carne
All’inizio “Messe sporche” voleva riferirsi alle messe che si fanno in chiesa, poi ho cambiato idea ho pensato a “messe” nel senso di verbo, quindi sono le mutande che sono messe sporche, come si capisce dalla copertina. Ci sta tutto, è stato un avvicinarsi passo passo, anche io devo capire quello che dico, ci vuole un po’ di tempo.
Sei bravissimo a depistare chi ti intervista, le tue liriche sembrano sempre nascere per caso, ma noi lo sappiamo bene che non è così
È vero, in realtà non ci penso, nascono così, poi un passo alla volta arrivo a capire quello che volevo dire, è un simbolismo che è innato dentro di me.
si raggiunge la saggezza, ma è la saggezza di capire che è tutto molto complicato e che non ci sono mai risposte facili o semplici. La verità è nascosta
Questo disco rispetto ai precedente mescola un’energia più rock a una più tenera e delicata, è questo il tuo equilibro artistico
Sì è un disco rock, sono nove canzoni, di cui 7 hanno un andamento veloce poi c’è qualche parte più respirata, ci calmiamo. Ma fondamentalmente è un disco rock. Ho lavorato con il produttore che ha partecipato a quasi tutti i miei dischi Luca Bossi, anche bassista, tastierista. Credo sia il quarto disco che facciamo insieme dopo Graziosa Utopia, Fru fru, Questa volta come mi ammazzerai?.
Sei una delle persone più spirituali che conosco, la fede e la musica sono due cose che non hai mai messo in dubbio, che ti hanno sempre accompagnato nella vita
Le porto avanti tutte e due, più cresco e più ne ho bisogno. Ogni tanto mi guardo in giro per vedere se ci sono novità, faccio dei raffronti, non è che credo di avere la verità in tasca, più vado avanti e più mi sfugge il significato di tutto. Però ormai sono impostato così e finchè trovo un senso in quello che faccio vado avanti. Finchè non trovo risposte migliori mi tengo quelle che ho, ma magari anche le mie sono sbagliate.
Mi fa piacere che mi dai conferma del fatto che invecchiando non si capiscono meglio le cose, anzi diventa tutto sempre più confuso
Si raggiunge la saggezza, ma è la saggezza di capire che è tutto molto complicato e che non ci sono mai risposte facili o semplici. La verità è nascosta.
Quando ti fanno domande sulla musica italiana che ti piace parli sempre o di artisti anni ’60 come Battisti oppure dei giovanissimi come Madame, Ghali, Fabri Fibra, ti piacciono i ribelli
Intanto mi piacciono perché sono belli da vedere, ieri ascoltavo una canzone degli Alunni del sole e pensavo al fatto che saranno 30 anni che non sento una scrittura di questo livello. Questo non vuol dire che la musica di oggi faccia schifo, magari ce n’è di bellissima. Ma Paolo Morelli faceva musica pazzesca, lui era un compositore che veniva dal conservatorio. Certo mi piacciono anche gli artisti che hai citato, è giusto che la musica cambi, che ci siano nuove strade. Io faccio la mia, sarei ridicolo se facessi rap.
Non manca mai l’amore nei tuoi dischi e ne parli sempre con parole disarmanti, senza filtri o difese nei confronti di questo sentimento che ci sconvolge tutti
Non saprei di che altro parlare, di politica non mi viene, il calcio e lo sport non li frequento. Nell’amore io cerco un senso più alto che non sia la quotidianità del lavoro. Le relazioni con le persone mi hanno sempre interessato, poi nella vita ognuno ha i suoi momenti difficili.
dal Covid ho smesso di guardare i telegiornali perché innescano una psicosi, un vortice. Bisogna anche capire che la storia più che farla la si subisce, almeno nel mio caso è così
Sei sempre stato considerato un outisder nell’ambiente della musica italiana, una parola che dopo tanti anni forse vuol dire poco. Però mi stupisce notare come oggi si guarda a te o a musicisti come Manuel Agnelli come dei veri e propri punti di riferimento. Noi crediamo in voi
Siamo messi male allora, mi dispiace per voi. (Ride) Forse Manuel è più strutturato, ha fatto una carriera importante, io non penso. L’importante è non crederci troppo. Io non ci credo.
A 62 anni stai per partire per il tour come ti stai preparando?
Sto studiando onde evitare di essere il meno preparato del gruppo, siccome i miei musicisti sono bravi sarà difficile arrivare al loro livello, non ci provo nemmeno. Però vorrei evitare di essere la palla al piede. Quindi vedremo cosa succederà, mi sto allenando.
Negli ultimi mesi se si accende il telegiornale non se ne esce sani di mente, è un periodo storico particolarmente buio, tu come lo stai affrontando?
Non lo guardo, già dal Covid ho smesso di guardare i telegiornali perché innescano una psicosi, un vortice. Già non riesco a gestire la mia vita. Bisogna anche capire che la storia più che farla la si subisce, almeno nel mio caso è così. Poi ci sono quelli che credono di avere un peso e un valore, io li ammiro e li guardo, buon per loro, io no. Noi possiamo fare le nostre scelte a livello personale, bisogna alzarsi la mattina, prendere in mano la nostra vita e comportarci coerentemente con i nostri valori. Ma vedo che i miei valori ce li ho io e forse qualcun altro, non faccio parte del gruppo.
