Non una semplice mostra, ma un invito a guardare Firenze con occhi completamente nuovi.
Questo è l’obiettivo dell’esposizione di Armin Linke “The City as Archive. Florence” che propone una rilettura critica e visiva di Firenze attraverso le fotografie dell’artista italo-tedesco in dialogo con immagini della fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (KHI).
L’esposizione aperta fino al 31 gennaio 2026 negli spazi di Palazzo Grifoni Budini Gattai indaga la città come luogo di stratificazione di conoscenze, arti e saperi, mettendo in relazione archivi, musei e collezioni che hanno contribuito alla costruzione del suo patrimonio culturale, spesso lontano dai percorsi turistici convenzionali.
Il progetto nasce da una ricerca di Hannah Baader e Costanza Caraffa al KHI, in collaborazione con Linke, artista e filmmaker che esplora criticamente il linguaggio fotografico e le sue implicazioni socio-politiche.
Una mostra tra passato e presente
Le immagini di Armin Linke – realizzate tra il 2018 e il 2024 – ritraggono istituzioni fiorentine come l’Archivio di Stato, l’Erbario Centrale, l’Istituto Geografico Militare, l’Opificio delle Pietre Dure, il Museo Galileo, la Specola, il Museo Bardini, gli Archivi dell’Unione Europea e molti altri.
Le fotografie dialogano con scatti storici di Alinari, Brogi, Braun e Hautmann, che restituiscono icone come il David di Michelangelo e Dante, o momenti chiave come l’alluvione e le distruzioni belliche.
The City as Archive riflette sul ruolo della fotografia nella costruzione del patrimonio e dei valori condivisi, evocando anche la visione di Anna Maria Luisa de’ Medici, che con il Patto di Famiglia del 1737 gettò le basi della moderna idea di museo pubblico.
Il progetto si accompagna a un concept book di oltre 450 pagine, in uscita a dicembre per Viaindustriae (Foligno), che raccoglie testi di Baader e Caraffa e oltre 550 immagini tra fotografie di Linke e materiali della Fototeca.

Armin Linke: raccontare la realtà attraverso gli archivi
“Nei diversi archivi che ho potuto visitare mi interessava osservare le forme di materialità e di riproduzione dell’informazione culturale: display, installazioni, oggetti, documenti, grafici, metadati, ma anche i gesti e i metodi di ordinamento, come una coreografia dell’accumulazione e della sua storia materiale. La fotografia, in questo progetto, non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza per un dialogo — con le persone che lavorano negli archivi, con le istituzioni, con gli spazi e con la loro memoria. L’allestimento stesso riflette questa idea: gli scaffali vuoti della fototeca, ora trasferita in una nuova sede che ospita un centro di ricerca per la fotografia, diventano parte del display e si trasformano in una cartografia di un paesaggio da esplorare attivamente. La mostra funziona come una macchina spazio-temporale che attraversa la città, dove le mie fotografie contemporanee dialogano con le stampe storiche originali della fototeca degli Alinari, di Brogi e di Hautmann. In questo senso, Firenze e le sue istituzioni non sono solo il contesto della mostra, ma la sua materia viva”, ha detto l’artista Armin Linke.
“Armin Linke: The City as Archive. Florence ha diversi livelli di lettura e si rivolge non solo agli specialisti. In questo progetto Firenze si è attivata come un vero e proprio laboratorio di sperimentazioni sull’arte e sulla scienza, in un dialogo fra il mondo storico e quello contemporaneo. Ci interessava lo sguardo molto preciso dell’artista con la sua fotocamera, che ha intersecato i nostri percorsi di ricerca con un arricchimento reciproco delle prospettive. Abbiamo cercato di seguire i processi di separazione dei saperi che hanno portato alla formazione di tante istituzioni fiorentine – insieme alla questione del costo di questa separazione, proprio in un momento in cui viviamo un’ulteriore trasformazione. La collaborazione e il dialogo si sono svolti su tanti livelli: fra noi come studiose e l’artista,ma anche con le colleghe e i colleghi che ci hanno aperto le porte delle loro istituzioni”, hanno concluso le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa.
“Avendo sede a Firenze dal 1897, il KHI stesso (o “il Kunst” come viene spesso chiamato) fa parte dell’orizzonte storico e culturale di questa mostra. In questa lunga storia, siamo grati del dialogo sempre aperto con le altre istituzioni e con generazioni di colleghe e colleghi. La nostra prospettiva sulla città è duplice, sia dall’interno che dall’esterno, e questa prospettiva multipla si rispecchia nella figura dell’artista italo-tedesco Armin Linke. Anche le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa guardano a Firenze da due punti di vista diversi che si intersecano in questa mostra con lo sguardo dell’artista. La mostra è una fantastica occasione per aprire alla città gli spazi stessi dell’Istituto” ha dichiarato Gerhard Wolf, Direttore del KHI.
