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Al via al Bargello il riallestimento della Sala Islamica e delle Maioliche con due nuovi preziosi tappeti

Continuano i riallestimenti delle sale del museo fiorentino: dopo la Sala degli Avori, la Cappella della Maddalena, la Sagrestia e la Sala della Scultura Medioevale, al via i lavori nella Sala delle Maioliche e nella Sala Islamica che ospiterà una coppia rarissima di tappeti egiziani

Sta per partire al Museo Nazionale del Bargello di Firenze grazie a un finanziamento di 2.200.000 euro ottenuto grazie al Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” del Ministero della Cultura il riallestimento della Sala delle Maioliche e della Sala Islamica.

Il progetto comprende la realizzazione di un nuovo percorso espositivo che servirà a migliorare la conservazione e valorizzazione delle opere grazie all’ausilio di speciali vetrine dotate di cristalli antiriflesso e controllo del microclima.

All’interno della rinnovata Sala Islamica troveranno spazio i pezzi più pregiati della ricchissima raccolta del Museo Nazionale del Bargello, che possiede una delle principali collezioni d’arte islamica in Italia, formata da un prezioso e antico nucleo mediceo e poi notevolmente arricchita, grazie alla donazione dell’antiquario lionese Louis Carrand che nel 1888 decise di lasciare al museo il suo grande nucleo di arti decorative di età medioevale e moderna.

Anche il barone Giulio Franchetti (1840-1909) donò al museo nel 1906 una propria collezione: in questo caso si trattava esclusivamente di tessuti antichi, orientali ed europei, databili fra il Medioevo e il Settecento frutto di una passione alla ricerca di pezzi belli e rari.

A questa pregevole raccolta andranno ad aggiungersi i due antichi tappeti egiziani “mamelucchi” che lo Stato Italiano ha acquistato nel 2022, andando ad arricchire la collezione del Bargello.

Il Museo possiede già nelle proprie collezioni quattro tappeti turchi e un frammento persiano, ma fino ad oggi l’Egitto non era presente e questa nuova acquisizione completa, con due superbi esemplari, la raccolta museale di arte islamica.

“Gli interventi nelle sale islamica e delle maioliche – dichiara Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello – rientrano in un complesso e articolato programma di lavori straordinari di riallestimento, messa in sicurezza, miglioria della fruizione e valorizzazione, sviluppato a partire dal 2016, in tutti i Musei del Bargello: un programma serrato e laborioso, rallentato durante l’emergenza pandemica del 2020-2021, ma mai interrotto. Nel 2020 la progettazione delle due sale del Bargello, ricche di straordinari tesori, è stata affidata allo studio Guicciardini e Magni, al termine di una procedura selettiva. La Sala Islamica è certamente uno degli ambienti più singolari del Museo Nazionale del Bargello, ricca di una serie di particolarissimi tesori, che oggi ha un allestimento temporaneo dopo la mostra del 2018 Firenze e l’Islam. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento. Nel 1982 la collezione era stata riallestita alle spalle del Salone di Donatello, mettendo così in luce tesori che documentano gli stretti rapporti tra Firenze e il vicino e lontano Oriente a partire dal Quattrocento. Quel riallestimento era frutto di un meticoloso lavoro di studio, riallestimento e valorizzazione delle collezioni – quando era direttrice Giovanna Gaeta Bertelà – in cui avevano svolto un ruolo fondamentale il professor Marco Spallanzani e un giovane Giovanni Curatola. Sono particolarmente grata ad entrambi, che hanno accolto l’invito a collaborare ancora una volta con il Bargello. Questi progetti, possibili grazie all’autonomia dei musei, documentano i finanziamenti straordinari che si sono succeduti nel corso degli ultimi otto anni da parte del Ministero della Cultura per mettere in sicurezza e per valorizzare anche le collezioni di arti decorative del Bargello”.

Un dettaglio dei tappeti mamelucchi acquistati per il Museo Nazionale del Bargello

I due tappeti “mamelucchi”

Si chiamano “mamelucchi” i tappeti di manifattura egiziana, probabilmente del Cairo, tessuti nell’ultimo periodo del Sultanato omonimo che regnò su Egitto, Siria e Palestina dal 1250 al 1517, quando fu sconfitto dalle truppe dell’Impero Ottomano nel momento della sua massima espansione.

Il disegno tipico di questi manufatti è caratterizzato da una ricca ornamentazione ad effetto caleidoscopico, con una gran varietà di motivi caratteristici come le piccole foglioline ad ombrello che alcuni identificano come foglie di papiro, pianta tipicamente egiziana.

Altra caratteristica di questi tappeti è che il loro complesso e intricato disegno è realizzato con una ristretta gamma cromatica, normalmente di tre sole tonalità: il rosso, il verde e il blu, che può arrivare in rari casi fino ad un massimo di 6 o 7 colori, con l’aggiunta del giallo, del marrone scuro e del bianco avorio e talvolta di una tonalità di azzurro chiaro.

I due tappeti cinquecenteschi, sicuramente tessuti insieme, forse su di un unico telaio, sono del tipo a soli tre colori e quindi quasi sicuramente realizzati nell’ultimo periodo mamelucco, cioè il primo quarto del XVI secolo.

I due tappeti, che misurano rispettivamente 2 metri per 137 centimetri e 2 metri per 139 centimetri, sono completi e presentano ancora parte delle cimose originali. Le dimensioni fanno pensare che fossero stati inizialmente pensati come copri-tavolo, ma non si può escludere che invece venissero usati ai lati di un letto.

La coppia di tappeti proviene dalla Villa Medicea di Camugliano, venduta dal Granduca Ferdinando Il de’ Medici ai Marchesi Niccolini e si può ipotizzare che sia stati importati in Italia sin dall’epoca della loro tessitura e fino ad oggi siano sempre rimasti nella villa.

“Di tappeti mamelucchi, tessuti nell’ultimo periodo del Sultanato che regnò su Egitto, Siria e Palestina dal 1250 al 1517, se ne conoscono in tutto circa 120, frammenti compresi – dichiara Alberto Boralevi, architetto e studioso di tappeti antichi -. In Italia ne sono rimasti solo una decina in musei e collezioni pubbliche, circa altrettanti in quelle private. Tuttavia a Firenze e Venezia, erano conosciuti e apprezzati già dalla fine del XV e durante il XVI secolo, come è documentato dai riscontri d’archivio. I due tappeti del Bargello sono una coppia perfetta, caso rarissimo, e sono stati tessuti contemporaneamente, forse su di un unico telaio, come sembra dimostrare la presenza degli abrashes (variazioni di colore) in identica posizione su entrambi”.

Uno dei due tappeti mamelucchi acquistati per la collezione islamica del Museo Nazionale del Bargello

 

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