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Il lungo viaggio nella notte del cantautore Stella Burns live al Circolo Aurora a Firenze

Venerdì 9 giugno in concerto al Circolo Aurora in piazza Tasso a Firenze il cantautore che ha realizzato un omaggio a David Bowie ed è in attesa di pubblicare il nuovo disco “Long Walks in The Dark” ispirato alla terribile esperienza col Covid

Gianluca Maria Sorace in arte Stella Burns è un cantautore che scrive torch songs in bilico tra un Morricone a bassa fedeltà, un folk viscerale e un immaginario anni ’50, intimo e personale.

Ha debuttato a Parigi al teatro La Loge e ha pubblicato al momento gli album Stella Burns loves you e Jukebox Songs, e da poco un ep dedicato a David Bowie dal titolo I’m Deranged più alcuni singoli.

Le sue collaborazioni sono da sempre italiane e internazionali con personalità del calibro di: Swanz the Lonely Cat, Emma Morton, The Giant Undertow, Laura Loriga, Anthony Reynolds, Marianna D’ama, Tommaso Varisco, Lara Martelli, Luca Faggella, Sukie Smith.

Stella Burns è anche il leader del gruppo Hollowblue con i quali ha prodotto tre album, ricevendo ottime recensioni in Italia e all’estero.

A fine ottobre 2023 uscirà un nuovo album di inediti “Long Walks in the Dark” (per Brutture Moderne) che racconta l’esperienza di avvicinamento alla morte che il cantautore ha provato quando si è ammalato gravemente di Covid all’inizio della pandemia.

Il disco comprende un duetto con Mick Harvey (Nick Cave and the Bad Seeds, PJ Harvey), un duetto con Ken Stringfellow (Posies, R.E.M, Big Star), una canzone con lo scrittore americano Dan Fante.

Stella Burns sarà in concerto venerdì 9 giugno al Circolo Aurora in piazza Tasso a Firenze, una serata a cura dell’Associazione La Chute. 

Ecco la nostra intervista a Stella Burns

Ciao Gianluca! Come nasce la tua passione per David Bowie, cos’ha significato per te come musicista e a livello personale?

Mi ha condizionato non soltanto dal punto di vista musicale, da quando avevo 16 anni è stata un’influenza totale. Ovviamente la musica è stata la cosa più importante che ha fatto ma è stato un artista che ha diffuso l’arte in generale. Era come un veicolo per arrivare ad altre cose, attraverso lui ho conosciuto teatro, letteratura e tanto altro. Mi ha influenzato anche nella visione della vita, forse ti sembrerà un po’ esagerato o forse retorico.

No guarda, nel caso di Bowie credo che nulla sia esagerato, per me è stato lo stesso

Mi ha indirizzato verso un modo di intendere le cose in continua evoluzione sia dal punto di vista artistico ma anche umano. Mi ha insegnato ad essere curioso, a cercare di andare sempre oltre se stessi, per evolvere. In questo è stato un’influenza che mi poterò avanti per sempre.

In ospedale non ero un musicista, l’obiettivo era riuscire a bere e a mangiare qualcosa, sopravvivere. Quando arrivi a quel punto tutto quello per cui hai vissuto, la musica, va tutto in secondo piano. La scala di priorità cambia, elimini cose che sono una perdita di tempo e di energia, fai pulizia

Sai che in alcuni dei tuoi ultimi pezzi la tua voce è quasi uguale a quella di Bowie

Grazie! Per me è un complimento enorme anche se la voce di Bowie è abbastanza impossibile da eguagliare anche perchè aveva una grandissima estensione vocale, io non ho quel range, ma l’ho completamente assorbito, anche nel modo di muovermi e gesticolare, senza però voler diventare un suo clone. Quando ho realizzato il tributo ho cercato di fare mie le sue canzoni quasi come se le avessi scritte io, negli arrangiamenti non c’è tanto di Bowie, ho inserito gli elementi che piacciono a me come le trombe, il pianoforte. 

Qual è il disco di Bowie che preferisci?

Mah è una preferenza che cambia nel tempo, ultimamente direi la trilogia berlinese e Black Star, anni fa sicuramente avrei detto Ziggy Stardust. Pensa che l’ho anche incontrato di persona a Milano nel 2002 e gli ho chiesto di collaborare, con tutta la mia timidezza.

E lui cosa rispose?

Mi guardò come se fossi matto. Però è stato gentilissimo, gli ho dato anche il mio cd. E’ stata come un’apparizione celeste. Da bravo maniaco conoscevo tutti i dettagli, ritrovarmelo lì davanti è stato davvero particolare. Pensa che avevo dormito la notte fuori dalla Feltrinelli per poterlo incontrare, c’erano persone che piangevano. Poi anni dopo con gli Hollowblue feci una cover di Letter to Hermione e ci dedicarono una pagina intera sul suo sito, una bella cosa.

Passando al disco nuovo che uscirà in autunno, cosa puoi raccontarci?

Uscirà un singolo a fine giugno che ho realizzato con Mick Harvey dei Bad Seeds, con il quale sono diventato amico tanti anni fa. Abbiamo fatto un duetto. Non la sentirete a Firenze perchè è un pezzo molto rock e all’Aurora sarò da solo con un registratore a bobine e un mio vecchio amico e collaboratore Mario Franceschi che suonerà il pianoforte. Per il disco ho collaborato anche con Ken Stringfellow il pianista dei REM, famoso negli Stati Uniti per un gruppo che si chiama Posies. Poi c’è Dan Fante figlio del famoso scrittore, che è scomparso qualche anno fa. Poi altre collaborazioni con Marianna D’Ama una cantante bravissima abruzzese, Laura Loriga dei Mimes of Wine. 

So che è stato un disco che ha avuto un gestazione molto lunga

Sì, nel mezzo c’è stato il Covid, io sono stato uno dei primi che si è ammalato, sono andato in ospedale, non pensavo di tornare a casa. L’ho preso molto male, ho avuto la polmonite, è stata una cosa travolgente ma anche in senso positivo. Mi ricordo che deliravo tutto il giorno, avevo un’oretta di lucidità in cui scrivevo su Facebook per dire come stavo. Ero uno dei primi che si è ammalato, c’è stata un’ondata di affetto incredibile, mi hanno scritto centinaia di persone che neanche conoscevo. 

Come ti ha cambiato questa esperienza ?

Mi sento un sopravvissuto perchè in ospedale c’erano persone che mi parlavano e il giorno dopo erano morte. I medici non avevano risposte, era proprio l’inizio della pandemia. In quel momento non ero un musicista, l’obiettivo era riuscire a bere e a mangiare qualcosa, sopravvivere. Quando arrivi a quel punto tutto quello per cui hai vissuto, la musica, passa tutto in secondo piano. La scala di priorità cambia, elimini cose che sono una perdita di tempo e di energia, fai pulizia. Però è stata una bella lezione, che mi è servita, ho cercato di trasformarla in una cosa positiva. Quando sono tornato a casa durante la lunga convalescenza che è durata circa 40 giorni ho scritto molti pezzi che sono finiti nel disco. Nel disco c’è tutto questo.

Stella Burns

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