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Economia, la Toscana torna ai livelli pre Covid ma le famiglie hanno meno potere d’acquisto

Due report elaborati dall’Irpet scattano un quadro delicato della situazione economica della nostra regione: a fronte di una crescita dei livelli di produzione e occupazione, sale anche l’inflazione. A trainare la ripresa: turismo, costruzioni e agroalimentare

Da un lato la buona notizia: la Toscana, come il resto del Paese, è tornata ai livelli produttivi ed occupazionali pre Covid. Dall’altro, la brutta: sulla ripresa gravano i riflessi della guerra in corso ai confini d’Europa.

Lee tensioni e le ripercussioni sui prezzi, le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, in particolare di quelle energetiche, ed il quadro di incertezza sulla durata e l’intensità della guerra in Ucraina, alimentano i rischi al ribasso e frenano la fiducia di imprese e famiglie. Lo rileva l’Irpet in un report che fa luce sulla ripartenza delle imprese toscane.

Cresce il fatturato, crescono i contratti a tempo indeterminato

I primi sei mesi del 2022 sono stati molto positivi per le nostre aziende che sono cresciute del 15%. Ancora più incoraggianti i dati sull’occupazione: nel mercato del lavoro aumentano i contratti a tempo indeterminato.

Un’ottima notizia soprattutto per le giovani generazioni. Ma a fronte di un lavoro più sicuro corrisponde anche un minor poter d’acquisto. Sempre il report di Irpet (istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) rivela che nel primo semestre in Toscana l’inflazione segna +6%, che corrisponde ad una tassa di 977 euro sul potere d’acquisto delle famiglie.

Nel complesso, si legge ancora, a ridosso dell’estate, produzione e occupazione beneficiano ancora dei positivi riflessi, sia in termini di ordinativi, che di domanda non completamente evasa di ore lavoro, connessi alla precedente fase di rimbalzo economico. Ma i contraccolpi della guerra stanno erodendo i redditi reali delle famiglie e i margini delle imprese .

Un aiuto da costruzioni e turismo

Le pressioni inflazionistiche, che impattano negativamente sui costi delle imprese e sul potere d’acquisto delle famiglie, sono state finora controbilanciate dalla ripresa della stagione turistica e delle costruzioni, oltre che dalla resilienza della manifattura e dai risparmi accumulati durante la pandemia. Il quadro però è estraneamente incerto.

Bene la filiera toscana dell’agroalimentare

Un discorso a parte merita tutta la filiera dell’agroalimentare e delle bevande analizzate in un report sempre dell’Irpet sulla dinamica del commercio estero del comparto agroalimentare toscano. In Toscana, le esportazioni di prodotti agricoli sono cresciute più che in Italia, facendo segnare un +26,2% a fronte del +8,8% del resto d’Italia .

Anche le importazioni agricole sono aumentate (+22,4%), ma il saldo commerciale è rimasto positivo.

Nel 2021, spiega l’Irpet, la crescita dell’export di piante, che pesa sull’export agricolo toscano per oltre l’80%, ha trainato la performance positiva dell’intero settore . Le aziende floro-vivaistiche che già avevano recuperato parzialmente le perdite legate alla pandemia nella seconda parte del 2020, hanno portato avanti il loro trend positivo per tutto il 2021, che si è chiuso con +30,6% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda i prodotti alimentari, è rimasto stabile l’export di olio, mentre sono aumentate le vendite all’estero di carne e altri prodotti alimentari, a fronte di una contrazione dei prodotti da forno e farinacei (-11,4%) e di granaglie e amidi (-2,9%), dovuta, presumibilmente, a un aumento dei prezzi alle esportazioni, spinto dall’incremento dei prezzi delle materie prime.

Dove vanno i prodotti toscani

L’area di destinazione principale dell’export toscano di prodotti agricoli e alimentari è l’Europa, in particolare Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi. Nel 2021 l’export agricolo verso la sola area Euro è aumentato del 23,6%, a fronte di un rallentamento della crescita delle vendite all’estero di prodotti alimentari rispetto all’anno precedente (+5,3%). Per contro, le esportazioni di bevande sono aumentate del 16,2% rispetto al 2020.

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