Fino all’8 febbraio 2026, MAD Murate Art District ospita “Atlas of the New World” il progetto fotografico di Edoardo Delille e Giulia Piermartiri, a cura di Valentina Gensini e prodotto da MAD – Fondazione MUS.E, con il sostegno di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze.
La mostra propone un “atlante del futuro”, dove immagini di territori colpiti dal cambiamento climatico dialogano con proiezioni che evocano scenari futuri, trasformando la fotografia in uno strumento di consapevolezza.
L’esposizione si inserisce nel dibattito sulla “crisi dell’immaginazione” legata al cambiamento climatico e propone percorsi didattici settimanali rivolti alle scuole.
Il progetto è accompagnato dal libro Atlas of the New World (L’Artiere), che integra testi scientifici e narrativi di studiosi e ricercatori per tradurre dati e analisi in visioni concrete.
“Atlas of the New World è un progetto che parla direttamente al presente, mostrando con forza ciò che spesso non riusciamo a immaginare del nostro futuro. Firenze ha il dovere di sostenere ricerche artistiche capaci di unire linguaggio visivo e rigore scientifico, perché la cultura è uno strumento fondamentale per accrescere consapevolezza e responsabilità collettiva” – ha detto l’assessore alla Cultura Giovanni Bettarini – “Delille e Piermartiri ci offrono un lavoro potente, che mette in dialogo arte e clima, emozione e conoscenza. Portare questa mostra alle Murate significa valorizzare un luogo che negli anni è diventato un laboratorio di visioni contemporanee, aperto alla città e alle nuove generazioni. L’impegno educativo che accompagna l’esposizione, con attività rivolte agli studenti e ai giovani, è poi un valore aggiunto essenziale”
“La mostra prodotta da MAD espone per la prima volta i sei capitoli riuniti, testimoniando un imponente e lungo lavoro portato avanti dai fotografi, qui tradotto in installazione video con l’inserimento di un elemento sonoro legato al soundscape – ha spiegato Valentina Gensini, direttrice artista di MAD e curatrice della mostra – L’aspetto concettuale che anima quest’opera la rende una delle indagini più originali e forti sul cambiamento climatico, trattato in modo non retorico, non semplicemente documentario, ma visionario e coinvolgente. MAD ha seguito con attenzione e sostenuto questa impresa negli anni, con il programma di residenza artistica China Project, che per il Progetto RIVA, in collaborazione con ZAI, ha ospitato Delille e Piermartiri per un mese in Sichuan sostenendo la realizzazione del capitolo sulla Cina; quindi con lo sviluppo del volume edito da Artiere, infine con questa mostra e con i numerosi laboratori che la animeranno alla presenza di giovani studenti ma anche del pubblico adulto, per valorizzare al massimo questo straordinario lavoro.”

Una videoinstallazione multicanale con 6 monitor e 72 scatti
La sala Wanda Pasquini accoglie una videoinstallazione multicanale: 6 monitor con 72 scatti totali, accompagnati da un soundscape, che raccontano le trasformazioni di Paesi come le Maldive, la California, il Mozambico, la Cina, il Monte Bianco e la Russia artica.
Per ogni luogo abbiamo selezionato immagini che potessero rappresentare il probabile futuro. Queste sono state poi integrate in delle diapositive a sua volta inserite in un flash sincronizzato con la fotocamera
La tecnica della doppia esposizione analogica fonde il presente con possibili futuri, creando un linguaggio visivo capace di rendere tangibile ciò che spesso sfugge all’immaginazione.
“Atlas of the New World – spiegano Edoardo Delille e Giulia Piermartiri – è un progetto fotografico che pone una domanda fondamentale: come sarà l’atlante che le future generazioni consulteranno? Utilizzando i dati climatici delle Nazioni Unite abbiamo viaggiato in Paesi del mondo destinati a subire significative trasformazioni morfologiche entro la fine del secolo. L’idea è quella di rendere visibili oggi questi imminenti cambiamenti e dare forma tangibile ai possibili futuri dei nostri paesaggi. La fotografia è solitamente un mezzo che rappresenta il presente o il passato; in questo caso rappresenta il futuro. La tecnica utilizzata è analogica. Per ogni luogo abbiamo selezionato immagini che potessero rappresentare il probabile futuro. Queste sono state poi integrate in delle diapositive a sua volta inserite in un flash sincronizzato con la fotocamera. Nel momento dello scatto la fotocamera registra così simultaneamente la scena reale e la sua proiezione futura, rivelata in un lampo. Chi è nella foto non percepisce la scena che gli viene proiettata addosso proprio perché è un flash, così come noi tutti non ci rendiamo conto del futuro che stiamo costruendo. Il risultato sono immagini complesse, quasi oniriche, in cui presente e futuro si sovrappongono, trasmettendo immediatamente la portata del cambiamento climatico”.
