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I grotteschi “Split Face” di Nathaniel Mary Quinn in mostra per la prima volta a Firenze

Fino all’11 marzo 2024 al Museo Bardini e al Museo Novecento in mostra i ritratti pittorici dell’artista di Chicago realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche

Al Museo Novecento e al Museo Bardini di Firenze arriva “Split Face” la prima mostra monografica in Italia dedicata a Nathaniel Mary Quinn, artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche.

Split Face è un’occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo.

Fino all’11 marzo 2024 accanto ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private.

“Sfidando il canone della bellezza che ha dominato la ritrattistica fino all’Ottocento, Quinn percorre la via aperta dai grandi maestri del Novecento, tra cui Pablo Picasso e Francis Bacon, promuovendo una libertà di interpretazione della figura umana, della composizione, dell’equilibrio e della indagine psicologica, e formulando un linguaggio anti-accademico che risulta sempre originale e spiazzante. – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La sua entrata in scena a Firenze è come quella di un boxer nella sala del Botticelli agli Uffizi: una sfida ai canoni della bellezza rinascimentale, come fu quella dei volti cubisti di Picasso o delle figure tumefatte e disossate di Bacon, una pittura che mette in discussione la nostra capacità di abbandonare i preconcetti nella conoscenza dell’altro.”

Le opere

I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi, distorti e scombinati, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari e  un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon.

I suoi volti creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda, sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato.

Le sue opere, incentrate esclusivamente sulla pittura e sul ritratto, hanno uno stretto legame con il suo vissuto e mescolano l’universo biografico, popolato da eventi e persone a lui vicine, a quello immaginifico, sovrapponendo livelli di memoria e indagando la capacità di elaborare i ricordi nonché di percepire l’Altro.

Quinn pone al centro del fare artistico il montaggio, quel “taglia e cuci” sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento.

I suoi ritratti sono un concentrato temporale che fonde presente e passato, memorie personali e stralci di un archivio collettivo tratto dai più disparati media.

Guardando opere come Mama, Joe, and James Brown, Mr. Nightmare o Split Face siamo invitati ad abbandonare i nostri modelli estetici che spesso imprigionano la complessità psicologica del soggetto, alle volte anche disturbante, in una fisiognomica sempre rassicurante, in termini di equilibrio e armonia.

Appaiono come ‘un cocktail’ formale che puo essere brutale e violento, ‘anti-grazioso’, per riprendere il titolo di un celebre dipinto del 1916 Carlo Carrà.

All’interno del Museo Bardini le opere di Quinn urlano e ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità.

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