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Il trombettista Franco Baggiani e l’eredità viva di Miles Davis in “SMiles”

S’intitola “SMiles” il nuovo album del trombettista Franco Baggiani ispirato al periodo elettrico di Miles Davis, quello compreso tra il 1969 e il 1990, un’epoca di sconvolgimenti sonori, libertà improvvisativa e contaminazione tra jazz, rock e funk. Baggiani sarà in concerto al Teatro Metastasio di Prato il 16 febbraio per “Met Jazz 2026”

Non un omaggio reverenziale né un’operazione nostalgica, ma un gesto creativo che guarda avanti partendo da una radice profonda.

Con “SMiles”, il trombettista Franco Baggiani affronta uno dei periodi più incendiari della storia del jazz – la stagione elettrica di Miles Davis, tra il 1969 e il 1990 – per trasformarlo in materia viva, personale, contemporanea.

Nove brani originali registrati dal vivo, un suono pulsante che mescola jazz, rock e funk, e una formazione rodata impreziosita dalla presenza del pianista spagnolo Joan de Ribera.

Pubblicato dall’etichetta indipendente Sound Records, fondata dallo stesso Baggiani, SMiles è un disco che parla di libertà, di memoria e di futuro: non della santificazione di un mito, ma dei frutti che quel seme continua a generare.

Da qui prende avvio il nostro incontro con un musicista che ha attraversato decenni di jazz italiano e internazionale senza mai smettere di reinventarsi.

Franco Baggiani

Ecco la nostra intervista a Franco Baggiani

Ciao Franco! Ti ricordi la prima volta che hai ascoltato Miles Davis?

Ho iniziato ad ascoltarlo intorno ai 16 anni quando il mio babbo mi regalò la collana a volumi e dischi dove c’erano tutti i più grandi artisti jazz. All’epoca non ascoltavo jazz, ascoltavo il rock, band come Led Zeppelin, Jimi Endrix. Rimasi subito colpito da questo artista, e il mio babbo mi disse di lasciar perdere “è uno dei pochi che la tromba non la sa suonare”. Invece dopo, forse proprio perché mi aveva detto così, in una sorta di istinto alla bastian contrario, l’ho ascoltato. Il flash grosso l’ho avuto quando l’ho ascoltato dal vivo nell’82,c’è stato un cambiamento radicale nella mia musica. 

Quando è successo?

Ero a Roma al Teatro Tenda Pianeta che ora non esiste più, il 25 aprile dell’82, me lo ricordo perfettamente. Quello fu un momento che mi scardinò. Poi ovviamente per me non esiste solo Miles Davis, apprezzo molti altri musicisti. Sicuramente tra tutti, quello che mi ha colpito più profondamente è lui.

c’è esigenza da parte della società civile di qualcosa di diverso rispetto all’appiattimento generale che va avanti da trent’anni, chi rifiuta tutto questo trova nel jazz un’arte moderna, attiva e viva

In questo nuovo disco “SMiles” ci sono tutti brani inediti, in che modo Miles Davis ti ha ispirato?

Ho fatto un disco, che nonostante sia musica mia, presenta un modello ritmico e altri modelli all’interno delle composizioni che si ispirano al periodo anni ’70-’80 di Davis. Anche il mio modo di suonare si rifà al suo stile. Non ho voluto rifare i suoi brani perché è un cosa che ho già fatto in passato. Non mi interessa fare cover.

Mi sembra che negli ultimi anni il jazz stia vivendo un momento magico, è diventato in un certo senso più popolare, anche tra i giovani, è così?

In effetti c’è una riscoperta del jazz anche perché c’è esigenza da parte della società civile di qualcosa di diverso rispetto all’appiattimento generale che va avanti da trent’anni, chi rifiuta tutto questo trova nel jazz un’arte moderna, attiva e viva. Il jazz a mio avviso è una buona risposta a chi ha la curiosità di chiedersi che cosa c’è oltre a quello ce ci viene abitualmente propinato. 

Ho letto che i musicisti con cui suoni li conosci da oltre 40 anni?

Io, il batterista Alberto Rosadini e il sassofonista Giacomo Downie ci siamo conosciuti nell’83. Il chitarrista Valerio Morelli e il percussionista Antonio Gentile hanno fatto parte degli Urbanfunk che è stato il mio gruppo negli anni ’90, facevamo due o tremila persone a serata che per un gruppo jazz non è male. Prima si suonava molto di più, c’erano molti più soldi e possibilità.

Quando potremo venire a sentirti suonare?

Abbiamo un concerto il 16 febbraio 2026 al Teatro Metastasio di Prato che sarà inaugurato da un progetto mio e di Diego Carraresi che si intitola guarda caso “In a Miles way”, un ottetto che abbiamo messo insieme ad alcuni bravissimi musicisti toscani. Sarà l’inaugurazione del Met Jazz 2026. 

Si può ascoltare “SMiles” su https://open.spotify.com/album/6jqeHlAJMXBcQdLXKHyrQV

Franco Baggiani, SMiles

 

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