Nel mare magnum delle banalità che sentiamo o leggiamo ogni giorno c’è anche quella secondo cui ogni viaggio dovrebbe regalarci un’esperienza nuova, capace di arricchire la nostra valigia di vita. Un viaggio che in teoria dovrebbe farci tornare a casa diversi, cambiati, migliori. Come in una di quelle trasformazioni miracolose che assicurano le diete di tendenza, portentose creme per il viso, quelle anticellulite, il pilates da muro o le metamorfosi promesse dai motivatori esistenziali che rimettono al centro il tuo “io”, cancellando senza rimedio la bellezza potente del “noi”.
 Un libro cinematografico, quasi un infinito piano sequenza in soggettiva 
Dunque ogni viaggio ti cambia davvero la vita? La verità è che non puoi fare a meno di chiedertelo dopo la trascinante lettura di “Questa non è una guida a Bali” di Chiara Milani. 221 pagine edite da Solferino che sembrano uscire da un fiume in piena di emozione, di vita improvvisamente vissuta in profondità, un flusso continuo di suoni, colori, immagini, parole, silenzi da ascoltare che non consentono neppure la tregua del ristoro del sonno. Un libro cinematografico, quasi un infinito piano sequenza in soggettiva che ti trascina dentro un viaggio personale così autentico da poterne sentire le vibrazioni più intime.

   La vita scorre e, in un’attesa perenne, noi rimaniamo vigliacchi spettatori silenti 
C’è quella Roma da amare e dalla quale scappare, fatta di troppo rumore e di pochi suoni da ascoltare, c’è un Natale ormai diventato un’agghiacciante routine di vuoti riti obbligati. E ancora c’è il lavoro che Chiara ama da sempre, come script supervisor nel cinema e in tv. Ma c’è anche un telefono che non l’abbandona, un’agenda delle priorità che ha troppo spesso la meglio su quella del “vorrei ma non posso”, ci penserò domani. E quel domani, a volte, non arriva mai mentre il tempo, impietoso, fa il suo corso. Scorre fuori dal finestrino e ci vede, quasi sempre, incapaci di afferrarlo davvero. E parlo, adesso, al plurale perché questo libro potrebbe essere, potenzialmente, quello di tutti noi. Di quelli che sognano di fermarsi, di prendersi una pausa da una vita che non dominano più ma dalla quale, a volte, si sentono schiacciati. Stesi a terra da giorni senza respiro, come trascinati da un tapis roulant il cui nastro non smette mai di girare su se stesso. E non rimane che correre, correre senza fermarsi, convinti che domani ci sarà tempo per quel viaggio catartico, per nuovi occhi da incrociare, panorami da tenere saldi nella memoria della mente e non in quella di un qualsiasi Cloud. Viviamo in un’attesa perenne mentre la vita scorre e noi rimaniamo troppo spesso vigliacchi spettatori silenti.

Chiara Milani però quell’attesa l’ha fermata. Ha messo un punto ed è partita alla volta di Bali con il marito, l’attore Mauro Racanati. E lì la svolta, lì ha salito lo scalino che l’ha portata ad una nuova visione di vita. E solo Bali poteva darle quell’occasione. Non un altro luogo, non un’altra isola.
 Non esistono empatie standardizzate, emozioni controllate 
Perché non tutti i viaggi hanno la capacità di toccarti nel profondo. In fondo non succede così anche con le persone, le esperienze, un libro, una canzone? Non tutto ciò che incontri ti cambia, non tutto ciò che sfiori, respiri, vivi stabilisce con te una connessione intima. Ed è questo che si percepisce forte e chiaro in questo libro. Non esistono empatie standardizzate o emozioni controllate. Certo, l’appiattimento umano oggi è dilagante. Come lo è un’esperienza di viaggio che mira più a ricreare il concetto “ideale” di un luogo che non ad accettarlo per com’è, per cosa può darti e per cosa invece “non può darti”.
E’ un po’ come quell’Italia che vendiamo con i tour in colorate Vespe, da visitare con splendidi cappelli e vestiti di lino, stendendo plaid su prati all’inglese per bucolici pic nic tra i cipressi in Toscana o immersi nei limoneti vista mare lungo tratti magnifici della Costiera Amalfitana, dove fare colazione con rigorosa vista su Positano, con piatti zeppi di bellissimi dolci appoggiati su piatti di Vietri. E’ quell’Italia che, su instagram, con il giusto pezzo musicale di tendenza acchiappa like, ti conduce su curve lente che affogano in tramonti aranciati di una Roma ancora apparentemente eterna o che ti promette di essere passionale e travolgente a Napoli, tra pizza, canti e balli. E questo è fondamentalmente il racconto di un paese che non c’è più, quella della Dolce Vita, del buon vivere, di un entusiasmo che sapeva cavalcare sogni accessibili. Vendiamo prima la simulazione di ciò che eravamo e buttiamo sotto il tappeto, come polvere stantia, quel che siamo diventati.
L’autrice invece ci porta invece a riflettere su come la “profonda verità” di un luogo possa essere straordinariamente attraente. E che le aspettative siano fatte anche per essere infrante. Come una pioggia incessante che sembra infilarti nelle sabbie mobili, rendendoti incapace di proseguire quel cammino tanto desiderato, atteso, voluto. E che la bellezza è fatta anche di ciò che non vuoi, di ciò che non decidi a tavolino. La bellezza non è fatta di immagini precostituite, di piscine a sfioro o di quell’esperienza imperdibile che devi vivere altrimenti “che ci sei andato a fare a Bali”? Nel viaggio è bello perdersi e abbandonarsi. E Chiara Milani quell’abbandono l’ha vissuto, come quando lasci che i tuoi muscoli si rilassino, che il respiro diventi ritmo gentile.

La spiritualità dei balinesi è stata forse la chiave di volta che ha permesso di far diventare il viaggio a Bali come quello della vita. Perché a Bali quella connessione, quell’empatia hanno preso forma come una scultura imprigionata nel marmo che pian piano prende forma sotto i colpi dello scalpello.
Bali non è stato quel viaggio indifferente, non è stata la vacanza da instagrammare, Bali è stato sentimento costruito negli anni. Come l’amicizia con Wilan o l’amore con Mauro, il suo punto fermo, quello che anche in questo viaggio l’ha presa per mano donandole stabilità, serenità, certezza, equilibrio. E le ha insegnato che a volte bisogna essere capaci di “stare” in un luogo, nonostante quello che accade intorno: le piogge torrenziali, le strade che portano indietro, gli insetti che punzecchiano la vita. Respirare il tempo e l’imprevedibilità e saperlo accettare.
 L’isola è luogo dei simboli che diventano “guida” e “direzione” da seguire 
Bali è quel luogo che accetta anche la morte, è l’isola nella quale i riti hanno il sapore della concretezza, della comunione, del noi. Il luogo dei simboli che diventano “guida” e “direzione” da seguire. L’isola dove la natura e l’umanità trovano un naturale punto di incontro. E Chiara, questo, lo racconta in maniera commovente. Inizialmente da timida spettatrice e poi da donna che si sente parte di quello spirito, di quel popolo, di quella comunità così viva, colorata, profumata.
Popolo che non rinnega le radici, piuttosto le coltiva. Terra non indenne certo al cambiamento ma che lotta silenziosamente, nella naturale evoluzione delle cose, per mantenere salda la propria autenticità, per non rimanere vittima di un’omologazione che sta distruggendo l’identità ovunque.
L’identità non è arcaica, non è un concetto fermo 
L’identità non è passato, l’identità non è arcaica. L’identità è ciò che siamo nel tempo, non è un concetto fermo. E’ piuttosto dimensione evolutiva e radicata che rappresenta un popolo nel corpo e nello spirito. E’ ciò che rende una destinazione non solo evasione, vacanza, bellezza sterile.
L’identità siamo noi, è il nostro DNA. Ecco perchè non tutti i viaggi sono uguali, ecco perché non sempre un viaggio può cambiarti. Serve qualcosa di profondo che si connetta con la tua anima per diventare corteccia avvolgente. Bali per Chiara Milani lo è stato.

I nostri simboli, oggi, sono testimoni pietrificati di un pensiero vibrante ridotto a immagine da cartolina
E questo libro no, “non è una guida a Bali”. E’ un ammonimento per noi che abbiamo dimenticato, a tratti, la potenza spirituale dei riti. Che non abbiamo coltivato la conoscenza dei nostri simboli. Le nostre città, i nostri borghi, i quadri, le sculture, i palazzi, sono carichi di simbolismi. Testimoni pietrificati di un pensiero vibrante ridotto a immagine da cartolina. Eppure tutto ci parla, ancora di noi, è solo che non sappiano vedere, non sappiamo più ascoltare la nostra terra che ci parla. Siamo cittadini sordi e ciechi. Pensate a Pienza, città ideale, all’equilibrio rinascimentale di Firenze, al Barocco voluttuoso di Roma che ti illude e ti sorprende. Ma noi sappiamo chi siamo? Sappiamo da dove veniamo? Sappiamo qualcosa di quelle Ville Palladiane che hanno ispirato tutto il mondo per la capacità armonica di tenere insieme struttura, natura, paesaggio rurale? Questa non è una guida a Bali può essere anche uno stimolo a ritrovarsi.
Questo libro è un modo di intendere il mondo, di approcciarsi all’incontro e di lasciarsi trasportare dal vento 
Questo libro è un modo di intendere il mondo, di approcciarsi all’incontro e di lasciarsi trasportare dal vento, dalla pioggia e da una mano che non ti lascia mai sola, che non ti guida, ma piuttosto ti accompagna. Il tempo scorre ma questa volta non è tempo che schiaccia. E’ semplicemente tempo da dominare, in una nuova dimensione finalmente trovata. Tempo per guardare chi hai accanto, tempo per stare fermi in attesa che la pioggia smetta di scendere o quello che ti vede in movimento, capace di cogliere il momento per partire. Per non lasciare più la vita scorrere fuori dal finestrino di un treno o dalla terrazza di casa. Per non vivere nell’attesa del domani. Per trovare il coraggio di scegliere.
