Pistoia rende omaggio a Manolo Bolognini, il produttore pistoiese che fu tra i protagonisti del cinema italiano nella sua stagione più fertile, con una rassegna dedicata nel centenario della nascita.
Cinque film tra Naturat e il Cinema Roma
L’iniziativa, promossa dal Centro “Mauro Bolognini”, con il sostegno della Fondazione Caript e la collaborazione del Cinema Roma e della Giorgio Tesi Group, propone un ciclo di cinque film che hanno segnato la carriera del grande produttore pistoiese.
Il programma si apre sabato 18 ottobre (ore 20.45) al Naturart Village di Pistoia con il ricordo di Manolo Bolognini a cura dello scenografo Francesco Frigeri (in videoconferenza) e l’intervento di Roberto Petrocchi, regista del film “L’ombra del gigante”, che sarà proiettato in apertura.
A seguire, una rassegna di titoli emblematici prodotti da Bolognini e organizzata presso il Cinema Roma. Si parte martedì 28 ottobre con “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, introdotto da Marco Vanelli, mentre giovedì 6 novembre sarà la volta di “Nostalghia” di Andrej Tarkovskij, poi martedì 11 novembre sarà proiettato “Sogni d’oro” di Nanni Moretti e martedì 18 novembre “Django” di Sergio Corbucci.
Una stagione unica del cinema italiano
La rassegna, pensata per restituire la ricchezza e la varietà di un percorso produttivo che ha incrociato i più grandi nomi del cinema europeo — da Rossellini a Pasolini, da Fellini a Tarkovskj, da Mastroianni a Loren — è anche un viaggio nel tempo, tra capolavori che hanno saputo fondere arte, industria e cultura popolare.
“Ricordare Manolo significa valorizzare una parte importante della nostra storia artistica e civile – sottolinea il presidente del Centro Mauro Bolognini, Roberto Cadonici– e offrire alle nuove generazioni l’occasione di riscoprire una figura che ha contribuito a definire il profilo del cinema italiano nel mondo”.
Nel suo lungo percorso professionale, Manolo Bolognini ha rappresentato una figura chiave nella costruzione del cinema come linguaggio collettivo, capace di riflettere l’Italia del dopoguerra e di dialogare con l’Europa. Il suo nome resta legato a una stagione irripetibile in cui il produttore era sia imprenditore culturale che narratore del reale, mediatore tra visione autoriale e pubblico.