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Archeologia: da Pisa un’app per riconoscere i frammenti di ceramica

‘Archaide’ è il nome del progetto che ha dato vita a un’intelligenza artificiale che funziona grazie al riconoscimento facciale

L’intelligenza artificiale aiuterà gli archeologi a riconoscere i frammenti ceramici che emergono abitualmente durante gli scavi. È il risultato di Archaide, un progetto europeo coordinato dal laboratorio Mappa del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa che ha portato alla realizzazione di una app basata su sistemi di apprendimento automatico e reti neurali che sfruttano una tecnologia simile a quella investigativa per il riconoscimento facciale.

L’app sarà presentata per la prima volta al pubblico durante la conferenza internazionale ‘Archaide. Archaeorevolution is now’ che si svolge il 13 e 14 maggio, a Pisa, al centro congressi Le Benedettine dell’ateneo pisano. Il progetto, durato tre anni e finanziato dall’Ue, ha coinvolto oltre 35 persone fra ricercatori, informatici, designer, video makers provenienti da nove tra università, centri di ricerca e aziende di Italia, Germania, Gran Bretagna, Israele e Spagna.

La nuova app potrebbe risolvere il problema della catalogazione dei reperti ceramici ritrovati durante gli scavi perché, spiega una nota dell’università di Pisa, “basterà infatti scattare una foto con un dispositivo mobile (smartphone o tablet) per riconoscere il frammento e quindi condividere in tempo reale i dati, creando così un archivio che potrà essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi”.

Il sistema, aggiunge Francesca Anichini, project manager di Archaide, “sfrutta due diverse reti neurali create appositamente: la prima riconosce la decorazione del frammento e la seconda il ‘profilo’ individuando la forma a cui appartiene”.

Ma l’applicazione non riconoscerà solo la ceramica, permette anche di avere sul proprio smartphone informazioni dinamiche che fino a oggi erano contenute solo in decine di cataloghi cartacei statici velocizzando moltissimo il lavoro degli archeologi. “Più dati si immettono nel sistema, più diventa accurato il riconoscimento – conclude Anichini – e per questo la priorità adesso è diffondere l’uso della app coinvolgendo, accanto ai partner del progetto, numerosi altri soggetti pubblici e privati italiani e internazionali“.

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