Immergersi tra le onde del mare, galleggiando senza pensieri, consapevoli però che da un momento all’altro le correnti possono tirarci a fondo. Questo è quello che si prova ascoltando l’ultimo disco di Cleo T. “Des Forêts et des Rêves”.
Il nuovo progetto della compositrice e cantante francese, nato da una residenza artistica presso la Fondation Martell di Cognac in Francia, è stato realizzato trasformando la sua voce nel canto di una sirena, suonando un pianoforte acustico amplificato che ha reso il disco un viaggio onirico e immersivo tra echi, delay e atmosfere dream pop.
Cleo T. ha collaborato con artisti del calibro di John Parish (PJ Harvey), Robert Wyatt, Alex Sommers (Sigur Ròs, Julianna Barwick), “Des Forêts et des Rêves” è il suo terzo disco che presenterà live il 21 maggio allo spazio Female Arts in Florence in Borgo San Frediano a Firenze, in una serata dove il pubblico sarà invitato a interagire con lei.
Per partecipare all’evento gratuitamente è possibile iscriversi qua: https://www.eventbrite.com/e/cleo-t-x-fabrica-femina-poesia-ed-arte-happening-al-femminile-tickets-1308023466399

Ecco la nostra intervista a Cleo T.
Ciao Cleo! Il tuo ultimo disco è nato grazie a una residenza artistica presso la Fondation Martell, raccontaci com’è andata
La Fondazione è vicino alla casa dove abito ormai da cinque anni, in una zona che si chiama Charente, nel sud est della Francia. Stavo cercando delle opportunità per trovare il tempo per fare ricerca e per creare, una cosa che oggi è sempre più difficile. Volevo fare un progetto con un diverso respiro artistico, così li ho contattati. È veramente difficile oggi trovare spazi al di fuori della diffusione tradizionale della musica, è difficile anche darsi l’autorizzazione di pensare, di cercare, di creare in un modo totalmente diverso. Il fatto di essere invitata da un luogo così riconosciuto per l’arte mi ha aperto questo cammino.
È veramente difficile oggi trovare spazi al di fuori della diffusione tradizionale della musica, è difficile anche darsi l’autorizzazione di pensare, di cercare, di creare in un modo totalmente diverso
Passando a parlare del tuo ultimo disco, hai usato una tecnica particolare un pianoforte amplificato, spiegaci come funziona
Da cinque, sei anni sto lavorando con questo pianoforte perché sono sempre stata innamorata della chitarra elettrica, dei mondi, degli spazi che si possono creare grazie all’amplificazione, all’elettricità: echi, delay, chamber loops. Ovviamente non sono una pianista nel senso classico, non ho studiato musica. La cosa che mi è sempre piaciuta del pianoforte è il suo potere di far sognare, ho con il piano un rapporto intimo, tutti i sentimenti che provengono dalla mia infanzia sono collegati a lui. È come se suonassi un pianoforte che si trova dentro di me, il piano dei miei sogni, la colonna sonora della mia interiorità. Ho usato dei pedali come quelli della chitarra, ma con dei microfoni dentro il pianoforte, è come ascoltare il pianoforte da “dentro”, c’è un mondo intero tutto da scoprire.
Questa atmosfera da “sogno” che hai descritto molto bene mi ha ricordato la colonna sonora di Twin Peaks di David Lynch. Però ascoltare il tuo disco è stata un’esperienza particolare per me, all’inizio prevaleva la voglia di abbandonarsi alla musica, però andando avanti sentivo un senso di inquietudine che non saprei ben definire, come se il sogno da un momento all’altro potesse trasformarsi in un incubo
Perché la vita non è facile, chi ha detto che lo sia. Se guardiamo dentro noi stessi non c’è solo pace. Oggi viviamo in un mondo consacrato al divertimento, in cui siamo spinti a giocare, ridere, che va bene, però è molto importante anche trovare spazio e tempo per guardare dentro di noi e camminare nelle profondità di noi stessi, del nostro io. La società prova a tenerci lontani dal nostro mondo interiore, da cose che non sono totalmente luce, ma c’è anche l’oscurità. Per me l’arte ha anche il compito di aprire questi spazi, quello che ci fa paura o che ci fa soffrire. Grazie all’arte attraversiamo tutte le nostre emozioni ed è così che cresciamo e diventiamo una persona più intera, più forte. C’è un quadro di Kazimir Malevič che mi piace moltissimo “Quadrato bianco su fondo bianco”, è un’immagine perfetta. Sembra che non si veda nulla, ma l’arte non è solo intrattenimento, l’artista ha aperto uno spazio in cui noi dobbiamo entrare, noi dobbiamo fare il “lavoro”, è di una forza enorme e mi ispira tantissimo.
La società prova a tenerci lontani dal nostro mondo interiore, da cose che non sono totalmente luce, ma c’è anche l’oscurità. Grazie all’arte attraversiamo tutte le nostre emozioni ed è così che cresciamo e diventiamo più forti
A Firenze nello spazio Female Arts in Florence che cosa farai?
Non ti posso dire cosa succederà perché tutta l’idea di questo tour è di buttarmi nell’ “inconnue” (sconosciuto), camminare sul filo, perché questo lavoro anche nella sua registrazione è stato tutto improvvisato con grande libertà. Sto provando in questo tour a fare happening improvvisati, creando di volta in volta un’esperienza nuova con il pubblico e gli ospiti. A Siviglia ho avuto la fortuna incredibile di ospitare una ballerina di flamenco e una poetessa. A Berlino c’erano un’arpista e una violoncellista. A Firenze mi piaceva l’idea di essere in contatto con donne che lavorano con l’arte, così questo gruppo di artiste fiorentine faranno le loro opere mentre io suono. Voglio condividere con loro il momento della creazione e inviterò anche il pubblico a scrivere poesie con me, è facile tutti possono farlo! Sarà un viaggio che faremo tutti insieme.
Il tour di Cleo T in Italia
20 maggio Milano, Santeria
21 maggio, Firenze, Female Arts in Florence
22 maggio, Roma, Teatro delle Bellezze
24 maggio, Milano, Piano City
