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Strage dei Georgofili, un appello a non abbassare la guardia contro la mafia

L’evento Unaezeroquattro organizzato dalla Regione Toscana nel 32/o anniversario. Giani e Ciuoffo: “Attenzioni ai tentativi di infiltrazione della criminalità”

Il presidente Eugenio Giani alle commemorazioni per il 32° anniversario della strage dei Georgofili

“La strage di via dei Georgofili, dopo tanti anni, rappresenta ancora un momento drammatico e al tempo stesso cruciale per Firenze e per la Toscana. Ne abbiamo tratto la lezione, l’indicazione di tenere alta la guardia contro la mafia, la criminalità organizzata, consapevoli che nel nostro territorio, di per sé lontano da questa realtà, c’è sempre il tentativo di infiltrazione”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Toscana Eugenio Giani in occasione dell’evento Unaezeroquattro organizzato dalla Regione Toscana per il 32/o anniversario dell’attentato al cinema La Compagnia a Firenze. Uno degli appuntamenti in programma in questi giorni a Firenze.

Era una quiete notte di maggio quando con il tritolo della mafia si consumò nel 1993 l’attentato: sotto la Torre dei Pulci, tra l’Arno, gli Uffizi e l’Accademia dei Georgofili. Erano le 1.04. Morirono in cinque: Angela Fiume e il marito Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia e lui ispettore dei vigili urbani, morirono le loro figlie Nadia e Caterina di appena nove anni e soli due mesi. Morì lo studente universitario fuori sede, di Sarzana, Dario Capolicchio.  Altre 48 persone rimasero ferite.Una strage, con danni ingenti anche alla Galleria degli Uffizi che sarebbero stati ancora più grandi se il Fiat Fiorino imbottito di esplosivo fosse stato parcheggiato pochi metri più in là.

Quell’esplosione avvenuta nel cuore della notte, alle una e quattro minuti del 27 maggio 1993, ci fece capire che la mafia era in mezzo a noi e che poteva colpire le nostre città – ha evidenziato Giani -.  Fu evidente, in quell’occasione, la pericolosità di Cosa Nostra, la sua precisione chirurgica, contro cui doveva scattare, immediata, la lotta anche in Toscana con tutti i più efficaci strumenti. La memoria è uno di questi strumenti. Coltivare la memoria vuol dire suscitare nella società civile e sopratutto nei giovani l’impegno costante a stare vicino a chi lotta, a chi prova a ricostruire la verità, a chi si adopera per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata”.

Giani: un argine contro le infiltrazioni mafiose

Per questo  – ha sottolineato – la Regione non ha mai dimenticato e non dimentica la strage di via dei Georgofili, che fu un punto di svolta ma anche di partenza nel contrasto alla mafia e alle sue infiltrazioni nelle nostre province. Il ricordo delle vittime e il contrasto alle attività mafiose sotto ogni sembianza, al pari della costante ricerca della verità anche a distanza di anni, rappresentano tutt’oggi un impegno che occorre rinnovare giorno dopo giorno e proporre costantemente per affermare i principi di una società libera e civile”.

Il governatore ha messo in evidenza il lavoro del pool dei magistrati cittadini, da Chelazzi a Vigna, “che ha dato un contributo fondamentale rispetto alla lotta alla mafia a livello nazionale” e ribadito la necessità di “essere vigili con la criminalità organizzata di stampo mafioso anche oggi. E questo – ha concluso – lo vediamo in questo momento con quello che il bravissimo procuratore a Prato sta facendo emergere con la sua lettera aperta, e di cui noi dobbiamo raccogliere tutti i significati e i valori per sviluppare azioni concrete, perché la deterrenza sia assolutamente a prova di saracinesca rispetto alla nostra realtà”. Coltivare la memoria – ha concluso – vuol dire costruire anticorpi ed attualizzare la lotta all’illegalità ed attività criminale”.

L’assessore Stefano Ciuoffo all’evento organizzato dalla Regione Toscana di commemorazione della strage di via dei Georgofili

La mattinata nel ricordo delle vittime della strage dei Georgofili ha visto la presenza di centinaia di studenti delle superiori mentre sul palco hanno portato la loro testimonianza oltre al presidente Eugenio Giani, l’assessore alla Legalità Stefano Ciuoffo, il procuratore generale della Corte d’Appello di Firenze Ettore Squillace Greco, la magistrata della procura di Catanzaro Anna Maria Frustaci e i vertici dell’associazione vittime della strage: il presidente Luigi Dainelli e il vice Daniele Gabbrielli.

Ciuoffo: attenti alla penetrazione delle mafie

La memoria è il fondamento sul quale si costruiscono le nostre scelte e attraverso cui si cerca di trasmettere anche i nostri principi. L’interlocuzione con i giovani è un elemento fondamentale, oggi ci sono tanti ragazzi e ragazze che devono scoprire un pezzo della nostra storia, della loro– ha ribadito l’assessore alla legalità, Stefano Ciuoffo-. Si dice che non c’è futuro senza memoria, ma non può essere solo la conservazione, la tutela di ciò che è successo. Bisogna trarre ogni volta l’insegnamento su ciò che dovremmo fare domani“.

Ciuoffo ha quindi ricordato le azioni portate avanti in questi anni “tese a sottolineare e ad implementare il valore della cultura della legalità come elemento di formazione. La Regione Toscana promuove e finanzia attraverso bandi, progetti ed iniziative sui temi dell’educazione alla legalità ed alla ‘Cittadinanza attiva’ così come i ‘Campi della legalità’. Progetti elaborati delle associazioni con gli studenti e le scuole protagonisti oggi, con i loro lavori, al Teatro de La Compagnia a Firenze”.

Un modo per creare quegli anticorpi che servono a fronteggiare le mutevoli forme “con le quali la criminalità si muove”, ed è quindi “evidente che dobbiamo ogni volta riallinearci e comprendere che gli elementi e gli strumenti di contrasto devono essere adeguati. È quello che ci chiede la magistratura, ed è quello che ci segnala anche il lavoro fatto dalla Regione Toscana”. Ha poi proseguito l’assessore Ciuoffo, sottolineando “il progressivo avanzamento delle mafie estere, albanese, cinese, rumena“. Da questo punto di vista, ha concluso, “è abbastanza sorprendente che la disciplina di tutela dei collaboratori di giustizia si applichi solo ai collaboratori di nazionalità italiana; con questo limite, la possibilità di penetrare contro la mafia cinese piuttosto che quella albanese, diventa abbastanza complesso”.

“Coltivare la memoria – ha concluso Ciuoffo– vuol dire anche creare percorsi e costruire un’attività critica: insegnare a leggere e valutare i processi e trovare risposte”.

La magistrata della Procura di Catanzaro Anna Maria Frustaci con il Presidente Luigi Dainelli e il Vice Presidente Daniele Gabbrielli dell’Associazione vittime Georgofili alle commemorazioni per la strage dei Georgofili

L’impegno dell’associazione vittime della strage

La mafia ha messo le bombe, però qualcuno l’ha aiutata e noi siamo sempre preoccupati che chi è rimasto nell’ombra, possa di nuovo agire o comunque prendere esempio dalle vicende di 30 anni fa per tentare di inquinare la vita democratica del nostro Paese” ha ricordato Daniele Gabbrielli, vicepresidente dell’associazione vittime della strage dei Georgofili.

Noi stiamo lavorando tantissimo sulle scuole – ha aggiunto – Ci rendiamo anche conto che più il tempo passa, più è fondamentale questo aspetto. Però non può essere semplicemente un ricordo, deve essere anche legato al discorso che non c’è memoria senza verità. E quindi ricordiamoci che nonostante i 32 anni, la vicenda dei Georgofili è ancora in parte aperta”.

Il Presidente Luigi Dainelli e il Vice Presidente Daniele Gabbrielli dell’Associazione vittime Georgofili alle commemorazioni per la strage dei Georgofili

“Ci sforziamo di fare memoria e vedere di ricordare quello che è successo, non perché non accada più, perché mi sembra un po’ retorico – ha quindi spiegato il presidente dell’associazione, Luigi Dainelli, cognato di Fabrizio Nencioni, una delle vittime con tutta la sua famiglia, la moglkie Angela, le figlie Caterina e Nadia – Speriamo ovviamente di no, ma non dipende certo da quello che facciamo noi. Intanto sarebbe bene conoscere la verità fino a fondo. Noi abbiamo la verità penale, giuridica. Quella storica la sappiamo, ma non la vogliamo riconoscere perché ci vogliono prove Non bastano i pentiti che hanno parlato o atti anche dei processi dove c’è il nome e cognome di persone coinvolte. Se si pensa che il presidente della Repubblica nel trentesimo anniversario disse che le stragi del 1993 erano successe grazie anche a una parte di Stato deviato che aveva collaborato. Più esplicito di così non poteva essere”.

Il nostro obiettivo di questo anniversario è ancora una volta di rendere contemporanea la memoria ribadendo la richiesta che sia fatta piena verità e giustizia per i fatti di quella tragica stagione del nostro Paese”, ha aggiunto Dainelli.

Frustaci: IA per il riciclaggio denaro sporco

Stiamo assistendo a un cambiamento epocale per quanto riguarda i fenomeni criminali” ha affermato Annamaria Frustaci, sostituto procuratore alla Dda di Catanzaro. “Ci sono mafie meno violente, meno efferate dal punto di vista della loro manifestazione nella società civile – ha detto la pm FrustaciC’è una maggiore attenzione alla ricerca di consensi rispetto a quanto è avvenuto negli anni ’90, quando abbiamo assistito a un momento di scontro duro e aperto con lo Stato e le istituzioni”.

Frustaci ha quindi posto l’accento sui rischi legati all’evoluzione tecnologica, sottolineando in particolare come l’intelligenza artificialepuò recare con sé delle criticità, dal momento che può essere lo strumento per agevolare condotte di riciclaggio, rendendo più difficilmente tracciabile appunto il reimpiego del denaro di provenienza illecita, può dare agevolazioni e facilitazioni logistiche per commettere crimini che riguardano, per esempio, i delitti di narcotraffico”. “Quindi – ha concluso – dobbiamo stare molto attenti e arrivare preparati dal punto di vista tecnologico a questa evoluzione”.

Funaro: quelle vite strappate dalla bomba

Le piccole Caterina e Nadia Nencioni sono morte con i loro genitori, Fabrizio e Angela, così come il giovane studente di architettura Dario Capolicchio – ha affermato la sindaca di Firenze Sara FunaroVite strappate dalla bomba di via dei Georgofili. Un vile attentato mafioso nel cuore della nostra città che è rimasto una ferita aperta e incancellabile per tutti noi. A 32 anni di distanza Firenze non dimentica, piange ancora le vittime di quella terribile strage, ribadisce che la mafia va combattuta strenuamente“. L’assessore Benedetta Albanese parla di “ferita ancora aperta“.

Alcuni studenti presentano i progetti per la legalità in occasione delle commemorazioni per la strage dei Georgofili

Durante la mattinata, moderata dalla giornalista Simona Bellocci di Intoscana.it, sono stati presentati i progetti legati alla cultura della legalità delle scuole vincitrici del bando finanziato dalla Regione Toscana per l’anno 2024: da Pisa a San Miniato, da Ponte a Egola a Fucecchio, da Firenze a Quarrata, parole e video per parlarere del keu, del traffico illegale di rifiuti o della pesca illegale, per riflettere su cosa è la mafia o per leggere lettere personali  e poesie indirizzate idealmente alle vittime della strage.

Stefano Massini alle commemorazioni per la strage dei Georgofili

Massini: ‘Stato troppo spesso affiancato da Antistato’

La performance dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini ha concluso l’iniziativa. Lo Stato in Italia “è stato troppe volte e tutt’ora lo è, affiancato purtroppo da un Antistato”, “che non conosce umanità, al quale non gliene batte niente della bellezza e che ragiona addirittura con il metro di sopprimere un ragazzino sciogliendolo nell’acido. Questo è qualcosa che non possiamo far finta di non vedere, come quando andiamo al cinema e davanti a un film dell’orrore ci tappiamo gli occhi“.

Stefano Massini rivolgendosi agli studenti a Firenze nell’intervento che ha concluso l’evento della Regione Toscana per commemorare la strage dei Georgofili ha ricordato in quale modo visse quel 27 maggio 1993 quando aveva 17 anni: “Ero a scuola e ci dissero che era esplosa una caldaia vicino agli Uffizi”, “poi arrivò la notizia che non era così, che non era stata una caldaia e che c’erano dei morti“.

Allora, ha aggiunto, “ero un cretino perché in quel momento la prima cosa che mi venne in mente, non fu l’indignazione, il senso civico, il disprezzo o la paura. No, la prima cosa che mi passò in mente fu che, siccome il giorno dopo l’insegnante di scienze naturali aveva previsto il compito in classe e noi non volevamo farlo, c’era andata benissimo perché saremmo andati alla manifestazione“.

Manifestazione, ha proseguito, “dove mi resi conto che cosa era accaduto e del fatto che questa cosa mi riguardava; in qualche modo quell’attentato era stato un attentato anche contro di me”. Massini ha concluso il suo intervento ricordando Pietro Nava, il rappresentante di commercio testimone oculare dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, di fatto il primo testimone di giustizia, costretto a lasciare tutto, cambiare nome e vivere all’estero perché minacciato di vendetta. “La civiltà è coraggio – ha concluso -. E questo episodio ne è la dimostrazione”.

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