Un nuovo strumento per il monitoraggio dei disturbi olfattivi: un “naso elettronico” in dotazione ad Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, grazie ad un progetto realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze.
Il problema dei cattivi odori, spesso legati alla prossimità tra aree residenziali e zone industriali o artigianali, è una delle criticità ambientali più frequentemente segnalate in Toscana. Non tutti i cattivi odori sono collegabili a rischi tossicologici, ma incidono negativamente sulla qualità della vita delle persone.
“La qualità dell’aria e la vivibilità dei nostri territori – ha detto l’assessora regionale all’ambiente e all’economia circolare Monia Monni – sono priorità strategiche per le politiche ambientali della Regione, che ha scelto insieme ad Arpat di dotarsi delle tecnologie più avanzate nel monitoraggio e nella misurazione degli odori. Stiamo investendo in strumenti innovativi come i laboratori di olfattometria dinamica e sistemi di monitoraggio strumentale, capaci di rilevare e valutare scientificamente la presenza e l’intensità delle emissioni odorigene”. “Il nostro obiettivo – ha concluso – è quello di essere tra le Regioni più all’avanguardia in questo ambito, non solo per rispettare gli standard normativi nazionali ed europei, ma per dare delle risposte concrete ai cittadini, che quotidianamente vivono situazioni di difficoltà”.
La nuova strumentazione migliorerà il lavoro di Arapt, spiega il direttore Pietro Rubellini. Fino ad oggi il monitoraggio era basato “soprattutto sulla conoscenza del territorio da parte del personale tecnico, sulle segnalazioni dei cittadini e su campagne di rilevamento con il coinvolgimento attivo della popolazione, come accaduto in zone limitrofe alla SILO di Firenze o all’area Picchianti di Livorno”. “Con l’introduzione del naso elettronico – ha concluso il direttore – questo approccio entra in una nuova era”.
Come funziona il naso elettronico
Lo strumento, IOMS (Instrumental Odour Monitoring System), aspirando l’aria, è in grado di rilevare in tempo reale la cosiddetta “impronta odorigena”, ovvero il mix di sostanze responsabili dei cattivi odori, permettendo di identificare rapidamente la fonte dell’emissione. Superata una determinata soglia di intensità olfattiva, il dispositivo attiva automaticamente un campionatore che raccoglie l’aria in apposite sacche. Queste vengono poi analizzate in laboratorio, che, con un olfattometro dinamico, quantificano le sostanze odorigene presenti nelle sacche.
Attualmente, il naso elettronico è stato addestrato per riconoscere la miscela di sostanze emesse (profilo olfattivo) durante la produzione di conglomerati bituminosi e asfalti, ma l’obiettivo è quello di espandere progressivamente la sua capacità di riconoscere profili olfattivi provenienti da differenti impianti produttivi (ad esempio: discariche, impianti di trattamento rifiuti, impianti di compostaggio, raffinerie, impianti di trattamento acque, depuratori e molti altri impianti industriali).
Il sistema non solo renderà più efficiente il lavoro degli operatori Arpat, ma fornirà dati oggettivi che potranno essere utilizzati per aggiornare le autorizzazioni ambientali già rilasciate o, in caso di necessità, per modificare quelle esistenti, con prescrizioni più stringenti per le aziende che producono odori molesti.
Il passo successivo è l’attivazione di una web-wpp per le segnalazioni degli odori che darà ai cittadini la possibilità di attivare in modo semplice il monitoraggio delle maleodoranze.