Domenica 27 luglio nel Parco della Maremma ad Alberese (e il prossimo 20 novembre al Teatro Politeama di Prato) va in scena “Nomadic – Canto per la Biodiversità”, spettacolo ideato dall’evoluzionista e filosofo Telmo Pievani e da Gianni Maroccolo, promosso dal National Biodiversity Future Center e da IMARTS.
Un progetto che unisce musica, divulgazione scientifica e arte visiva per riflettere sulle grandi sfide del nostro tempo: migrazioni, evoluzione e crisi ambientale. Un invito a superare barriere culturali e biologiche, in un’epoca segnata da crisi ambientali e geopolitiche.
Sul palco, accanto a Pievani e Maroccolo, un cast d’eccezione con Angela Baraldi, Andrea Chimenti, Antonio Aiazzi, Simone Beneventi e Simone Filippi. La regia è firmata da Mariano De Tassis, con visual di Marco Cazzato e Michele Bernardi.
Attraverso musiche di C.S.I., Philip Glass, Battiato, Litfiba, Marlene Kuntz e altri, Nomadic propone un viaggio sonoro e visivo che esplora la biodiversità come valore imprescindibile e la migrazione come condizione universale, comune a esseri umani e animali.
“Nomadic”è molto più di uno spettacolo: è un manifesto poetico e politico che unisce arte, musica e scienza per risvegliare coscienze e celebrare la biodiversità come fonte di resilienza e speranza.

Ecco la nostra intervista a Gianni Maroccolo
Ciao Gianni come vi siete conosciuti te e Telmo Pievani?
Io e Telmo ci siamo conosciuti durante uno dei capitoli del progetto condiviso dei “Deproducers” che si occupa di fare quello che abbiamo definito “musica per conferenze scientifiche” cioè spettacoli in cui si unisce la scienza alla musica. Nell’ultimo capitolo che si intitolava “D.N.A.” abbiamo collaborato proprio con Telmo Pievani. Durante quell’esperienza dopo un po’ di repliche ci siamo conosciuti meglio. Io avevo un po’ di timore reverenziale all’inizio, ma poi Telmo mi ha detto che è cresciuto con i dischi dei CSI. Così quando mi ha proposto di lavorare insieme a questo nuovo spettacolo ho detto subito di sì. Lui aveva nel cassetto questo progetto di raccontare la storia dell’umanità attraverso le migrazioni degli esseri umani e degli animali.
Come avete lavorato insieme?
Telmo ha scritto il primo testo di quello che sarebbe poi diventato “Nomadic” ispirandosi ad alcune parti del percorso dei CSI. Abbiamo lavorato insieme: lui ai testi, io alla scelta delle musiche e agli arrangiamenti. Poi alla fine ci siamo trovati per una quindicina di giorni al Teatro Marchionneschi di Guardistallo per una residenza, un periodo in cui lo spettacolo è cresciuto e si è strutturato giorno dopo giorno. Sono arrivati il regista Mariano de Tassis e la parte video a cura di Marco Cazzato e Michele Bernardi. Abbiamo cercato di creare un linguaggio unico che narrasse la storia dell’umanità in maniera poetica. Si sono aggiunti i musicisti e il contraltare femminile di Angela Baraldi.
Questo pianeta non è nato per essere sporzionato e diviso in stati con confini, regole e leggi diverse. Ci sono mutazioni epocali dell’umanità che non sono controllabili, ci sono poi tentativi di bloccarle, prevaricazioni contro il nomadismo, il viaggio, ma credo che questi fenomeni risulteranno sempre più forti
Oltre alle canzoni dei CSI ci sono anche brani di Battiato, Philip Glass, Marlene Kuntz, Litfiba. Come li hai scelti? Sono legati a dei momenti della narrazione o è più un filo emotivo?
Diciamo che l’aspetto emozionale viene di conseguenza, io ho cercato di seguire e ispirarmi alla narrazione di Telmo. Per esempio quando si parla di uccelli, si accenna strumentalmente a Uccelli di Franco Battiato. Oppure quando si parla degli animali ho pensato potesse starci bene un brano che ho scritto con Iosonouncane “Tundra”. Ovviamente tutto riportato a uno stile molto minimale, lo spettacolo non è fragoroso, fondamentalmente la musica è un accompagnamento che si va a incastrare con gli altri linguaggi narrativi, per rendere più chiaro e forte il messaggio.
In Nomadic si racconta che la migrazione è un fenomeno che ha caretterizzato la vita degli esseri umani e degli animali fin dalla preistoria. Perché oggi le migrazioni vengono così osteggiate, si cotruiscono muri, si cerca di impedire alle persone di spostarsi?
Sono tentativi spesso violenti e umanamente discutibili. Questo pianeta non è nato per essere sporzionato e diviso in stati con confini, regole e leggi diverse. Ci sono mutazioni epocali dell’umanità che non sono controllabili, ci sono poi tentativi di bloccarle, prevaricazioni contro il nomadismo, il viaggio, ma credo che questi fenomeni risulteranno sempre più forti delle leggi, delle tagliole, delle regole e dei confini. Credo che sia un momento di mutazione in cui si va verso un nuovo tipo di società e organizzazione della vita del pianeta. Con il nostro spettacolo cerchiamo di far passare il messaggio che l’umanità ha la possibilità di evolversi e migliorare solo attraverso la cooperazione e il confronto tra popoli. Le differenze sono un valore aggiunto. Purtroppo in questo momento storico una piccolissima parte di esseri umani gestiscono la ricchezza del pianeta e dettano le regole.
Tutto è paradossale se pensiamo che vivamo in un momento storico in cui tutto è contaminato e si mescola, i popoli, l’arte e anche la musica, tutto è globale
Esattamente, ma infatti è infantile e violento il comportamento di chi vuole tenere sotto controllo un fenomeno di questo tipo. Non puoi bloccare questi fenomeni, l’evoluzione dell’individuo passa proprio attraverso l’incontro, il mischiare, la valorizzazione delle differenze non rimarcandole.
Le prossime date di “Nomadic”
27 luglio – Alberese (GR), Parco della Maremma (Festival nel Parco)
6 settembre – Torino, MITO Settembre Musica
11 ottobre – Russi (RA), Teatro Comunale
20 novembre – Prato, Teatro Politeama
