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© Annapaola Martin

Musica /

Rumore, danza, metamorfosi: gli OvO celebrano 25 anni di musica con il disco metallurgico “Gemma”

Gli OvO saranno in concerto sabato 11 ottobre al CSA NextEmerson in via di Bellagio a Firenze, per presentare in anteprima il loro nuovo album “Gemma”. Ecco la nostra intervista a Bruno Dorella

Undici album, venticinque anni in tour, migliaia di concerti in tutto il mondo, sono questi i numeri di una band che ha scritto la storia del panorama più estremo e visionario della scena musicale italiana, celebrata poco tempo fa anche dalla rivista The Wire.

Stiamo parlando degli OvO ovvero Bruno Dorella e Stefania Pedretti, un duo che rappresenta una costante sfida all’immobilità fisica e musicale, una band senza confini che si colloca tra noise, metal, doom, punk e industrial.

La metamorfosi continua con “Gemma” questo il titolo del loro nuovo lavoro, un atto di resistenza e rigenerazione, un disco metallurgico con titoli come “Opale”, “Stagno”, “Cobalto”, “Zolfo”, “Rame” che fonde metal, elettronica e sperimentazione, un invito a rinascere e a spingersi oltre il già sentito.

Gemma è in uscita il 3 ottobre 2025 in CD, vinile e digitale per l’etichetta canadese Artoffact Records con distribuzione italiana Audioglobe.

Gli OvO saranno in concerto sabato 11 ottobre al CSA NextEmerson in via di Bellagio a Firenze, per presentare in anteprima il loro nuovo album.

Ecco la nostra intervista a Bruno Dorella

Ciao Bruno! La vostra esperienza musicale va avanti da 25 anni, guardandovi indietro avreste mai pensato di avere una carriera così lunga?

Quando abbiamo iniziato no, non l’avremmo mai detto che saremmo andati avanti per 25 anni, però dopo due, tre anni sì. Abbiamo cominciato quasi per scherzo, dei nostri amici americani che venivano in tour in Europa ci hanno invitati ad andare con loro. Noi non avevamo un gruppo all’epoca e loro ci hanno detto: che problema c’è, fatelo, venite e suonate. Ma abbastanza presto, già dal 2002-2003, abbiamo capito che era una cosa bella e che poteva diventare importante, anche perché ci piace molto andare in tour e suonare insieme. Dopo un paio di anni già viaggiavamo al ritmo di cento date l’anno.

abbiamo continuato a evolverci, sperimentare e dire la nostra. Questa continua voglia di cambiare è quello che ci tiene vivi

Anche nel prossimo tour farete oltre 30 concerti in poco più di due mesi, la vostra vita è andare in giro a suonare, è la vostra missione

Sì assolutamente e queste trenta date sono solo l’inizio. Per il 2026 abbiamo già molte altre date in preparazione. Direi che è la parte più importante della nostra vita e attività musicale. Sia io che Stefania abbiamo una grande passione per il viaggio e tutto quello che è intorno al concerto. A molti non piace questo aspetto, noi invece amiamo vedere posti nuovi, conoscere persone nuove o tornare in quei luoghi che conosciamo già. Amiamo anche quelle poche ore di tempo che abbiamo per fare una passeggiata nei dintorni del posto in cui dobbiamo suonare. Questo ci rende molto facile quella parte di viaggio che a molti pesa.

Recentemente la rivista americana The Wire vi ha dedicato quattro pagine. Non so quanti gruppi italiani abbiano avuto questo onore

Per noi è un grande onore innanzi tutto perché The Wire è una rivista importante e di riferimento per noi, per quello che facciamo. Si definisce come “Adventures in Modern Music” e questo già spiega molto. È forse rimasta una delle ultime riviste al mondo che va a cerare la roba nuova, particolare, strana avventurosa. Al contrario di molte altre che a seguito anche della crisi della carta stampata, del mondo musicale e di una certa fruizione della musica, hanno individuato come unico sistema di sopravvivenza rivolgersi a un pubblico di 40-50-60enni parlando di vecchio rock che è quello che fa vendere. The Wire riesce ancora a parlare di quella che un tempo di chiamava “new music”. Dopo 25 anni invece di essere su una di queste riviste passatiste noi siamo su una d’avanguardia, questo significa che comunque abbiamo continuato a evolverci, sperimentare e dire la nostra. Questa continua voglia di cambiare è quello che ci tiene vivi.

OvO, Gemma, 2025

Pensate che questo articolo cambierà qualcosa, magari anche solo per il vostro tour?

Se ci aprirà delle porte non te lo so dire, non so quanto la carta stampata sposti da questo punto di vista, anche se è possibile che salti fuori qualche festival in più. I tour in America sono molto difficili, perché c’è il problema enorme dei visti. I gruppi americani vengono in Europa senza nessun problema, perché arrivano da un mercato forte. Al contrario i musicisti europei sono bloccati dal fatto che i visti per gli Stati Uniti sono costosissimi, si parla minimo di quattromila euro a testa, e possono essere rifiutati senza nessuna motivazione. Si rischia sempre di non partire e noi non ce lo possiamo permettere.

“Gemma” è un disco si potrebbe dire metallurgico, i titoli della canzoni ricordano infatti le materie prime, in una sorta di ritorno alle origini

Bellissima questa definizione “metallurgico” sia perché riguarda i metalli, sia perché contiene la parola “metal” e da anche un’idea di industriale e sottolinea il lato robotico di questo disco. Gemma per noi è un punto di partenza e forse di non ritorno, nel senso che già da una decina d’anni esploriamo il mondo dell’elettronica all’interno della nostra musica pesante. Mi sembra che dentro questo disco si comincia davvero a vivere la parte elettronica non come un colore, ma con una presenza veramente importante e con un cambio di mood, ci sono diversi brani che si possono (quasi) ballare.

Gemma per noi è un punto di partenza e forse di non ritorno. Già da una decina d’anni esploriamo il mondo dell’elettronica

Infatti è un disco diverso dai vostri precedenti, si sente che qualcosa è cambiato. Io ci ho sentito la ricerca di una leggerezza intesa come senso di liberazione da un periodo un po’ difficile che avete attraversato, sopratutto Stefania 

Bravissima, è esattamente questo ed è una cosa che riguarda anche i titoli dei pezzi, a partire da “Gemma” che è sia la pietra preziosa sia l’origine della vita. Tutto quello che è successo a Stefania, i gravi problemi di salute che ha avuto, da cui si è ripresa e si sta riprendendo, ha portato a una nuova visione più vitale. Abbiamo sempre parlato del nostro lato oscuro nei dischi, un lato oscuro che c’è ancora, a cui siamo molto legati, ma la rinascita è diventata un argomento molto importante per noi. L’abbiamo espressa sia nei titoli dei pezzi, sia nel mood estetico con la copertina realizzata da Neroatto, sia in tutto l’aspetto musicale, la volontà di essere ballabili pur rimanendo pesanti. Penso che sia una direzione orgogliosamente riuscita e che manterremo.

Mi colpisce notare come siete campaci di cambiare nel corso degli anni senza mai perdere la vostra coerenza o snaturarvi

Sorprende anche noi, è una cosa che cerchiamo, questi 25 anni non sono stati un seguire la moda o un ritrattare quello che era stato fatto prima, ma un’evoluzione che ci possiamo permettere anche per il fatto di avere un sound unico, senza voler essere arroganti, grazie al mio approccio alla batteria, ma soprattutto grazie alla voce di Stefania. Possiamo permetterci di cambiare molto da un disco all’altro mantenendo un sound inconfondibile. Devo dire che ci stiamo davvero divertendo. 

Il Tour degli OVO in Europa

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