Nella classe degli uccelli sono oltre 130 le specie estinte in tempi storici, circa il 10% sono conservate oggi nel Museo La Specola del Sistema Museale dell’Ateneo dell’Ateneo fiorentino.
Proprio le specie scomparse saranno le protagoniste della mostra “Dal dodo al chiurlottello. Gli uccelli estinti del Museo La Specola” aperta fino al 14 dicembre.
Sarà possibile osservare la colomba migratrice americana, che era la specie di uccelli più numerosa sulla Terra ma si estinse nel 1914 dopo un vero e proprio sterminio a opera dell’uomo.
Oppure l’alca impenne, il fregilupo, il Nestore di Norfolk, l’emù nero piccolo struzzo che viveva in un’isoletta della Tasmania , il chiurlottello che si è estinto nel 2024 a causa della caccia e del prosciugamento delle paludi e il calco della testa di dodo del Museo di Oxford.
La perdita di biodiversità non è un modo di dire. Si misura ad esempio nell’estinzione delle specie animali, le cui cause dirette o indirette sono sempre riconducibili all’uomo.
Fra le cause dirette delle estinzioni si contano il traffico di animali vivi e l’introduzione di animali concorrenti; fra quelle indirette la distruzione delle foreste, l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
“L’estinzione – spiega Fausto Barbagli – non è la semplice scomparsa di tutti gli individui di una specie, bensì la perdita di un complesso sistema di intrecci ecologici che fa sì che ogni entità che scompare porti con sé un pezzetto di ecosistema. Gli uccelli estinti rappresentano quindi un severo monito: ci ricordano la nostra enorme responsabilità nei confronti della natura e ci richiamano al dovere di tutelarla”.
“Questa esposizione – commenta il presidente dello Sma David Caramelli – conferma una volta di più il valore internazionale della Specola nella documentazione della biodiversità anche in chiave storica: non a caso celebriamo quest’anno il 250esimo anniversario delle collezioni naturalistiche fiorentine”.
