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Il Vernacoliere si ferma “in attesa di tempi migliori”: la storica rivista satirica livornese sospende le pubblicazioni

Dopo 65 anni di satira irriverente, il direttore e fondatore Mario Cardinali annuncia lo stop al mensile: “Arrivato alla soglia dei novant’anni mi sento un po’ stanchino. E poi c’è la crisi della carta: ormai i costi superano gli incassi”

Dopo oltre sei decenni di satira pungente e irriverente, il Vernacoliere si ferma. Lo storico mensile livornese sospenderà le pubblicazioni dopo il numero di novembre “in attesa di tempi migliori”. Ad annunciarlo è stato il direttore e fondatore Mario Cardinali, 88 anni, in un messaggio diffuso sui canali social del giornale.

Dopo il numero di novembre il Vernacoliere sospende le pubblicazioni. Nessuno è eterno. Neanche Mario Cardinali“, scrive con la consueta ironia il direttore in un post sulla patina Facebook del mensile. “Dopo sessantacinque anni di Vernacoliere, arrivato alla soglia dei novant’anni, mi sento un po’ stanchino“.

Una decisione che segna la fine – almeno temporanea – di una delle esperienze editoriali più longeve e iconiche del panorama satirico italiano. Fondata nel 1961 come Livornocronaca e trasformata nel 1982 nell’attuale Vernacoliere, la rivista ha fatto ridere, riflettere e spesso infuriare generazioni di lettori con la sua satira graffiante, senza mai risparmiare nessuno: dalla politica alla Chiesa, dai potenti ai costumi della società.

Ma, come ha spiegato lo stesso Cardinali, alla scelta di fermarsi non ha contribuito solo la fatica dell’età. “C’è la crisi sempre più profonda della carta, a dettar la nuova legge dell’editoria. Quella dei giornali, soprattutto, che quasi più nessuno legge, surclassati come sono dai social e dai telefonini“, scrive il direttore, aggiungendo che “i costi ormai son arrivati a superar gl’incassi” mentre “le edicole continuano a chiudere a migliaia in tutta Italia“.

Nonostante lo stop, Cardinali lascia aperta una porta alla speranza: “Vediamo se dopo aver ripreso fiato ce la faremo una volta ancora. E per intanto pigliatevi, oltre all’abbraccio affettuoso, anche il mio sentitissimo grazie per quanto finora avete fatto, nel contribuire a tenere alto il prestigio d’una storica bandiera d’irriverenza satirica“.

Un “giornalaccio”, come lo definiva affettuosamente il suo creatore, che ha saputo incarnare l’anima più autentica di Livorno: libera, corrosiva, senza filtri e mai allineata. In attesa di tempi migliori, il Vernacoliere saluta i suoi lettori con la stessa voce con cui ha sempre parlato: sincera, scomoda e tremendamente umana.

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