Salute/

Tumore al seno, un algoritmo predittivo per cure sempre più personalizzate

Uno studio dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e dell’Università di Pisa realizza un modello innovativo capace di prevedere con grande accuratezza la risposta delle pazienti alle terapie

Lotta al tumore al seno - © KsyuKo

Un algoritmo predittivo per una della varianti più aggressive del cancro al seno, il tumore Her2-positivo uno studio dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e dell’Università di Pisa. Si tratta di un modello innovativo capace di prevedere con grande accuratezza la risposta delle pazienti alle terapie neoadiuvanti.

Il risultato della ricerca, secondo gli studiosi, apre la strada a cure sempre più efficaci e personalizzate. Lo studio, pubblicato da The European Journal of Cancer e finanziata anche con fondi Pnrr, è frutto del lavoro di un gruppo di ricerca guidato da Cristian Scatena, dell’unità operativa anatomia patologica 1 e associato di anatomia patologica dell’Università di Pisa.

Una cura specifica per un tumore aggressivo

Sebbene l’Her2-positivo sia una delle varianti più sensibili ai farmaci a bersaglio molecolare attualmente alcune pazienti non ottengono una risposta del tutto completa alle cure a causa dell’impossibilità di indirizzare i trattamenti in modo estremamente mirato. Il modello nel corso della ricerca si è invece dimostrato uno strumento predittivo altamente affidabile.

Applicato a un ampio gruppo di pazienti trattate con terapia anti-Her2, spiega una nota, “l’algoritmo ha permesso di stimare con grande precisione chi avrebbe beneficiato pienamente della terapia e chi, invece, avrebbe avuto una risposta parziale: i risultati hanno mostrato percentuali di sensibilità e specificità molto elevate, soprattutto in alcuni sottogruppi di pazienti a basso stadio, nei quali la capacità di previsione si è rivelata massima e inoltre questo modello ha dimostrato anche di poter predire il rischio di recidiva della malattia a distanza di tre e cinque anni, con valori di accuratezza prossimi al 100%”.

Quando lo strumento avrà ottenuto anche una validazione esterna potrà entrare nella comune pratica clinica.

 

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