Fossili toscani svelerebbero che gli Osedax – i vermi detti anche zombie, senza occhi e senza bocca che vivono sulle ossa delle balene morte -, fossero attivi sui denti degli squali pliocenici, cioè circa 4 milioni di anni fa.
I ricercatori del dipartimento di scienze della terra dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di fisica applicata Nello Carrara del Cnr e il Gamps (Gruppo Avis mineralogia e paleontologia Scandicci), hanno rinvenuto la prima prova paleontologica su reperti fossili rinvenuti in provincia di Siena. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Fossil record.
Privi di apparato digerente, questi vermi – scoperti poco più di vent’anni fa – si stabiliscono sugli scheletri delle balene esposti al fondale, digerendo il collagene e i lipidi grazie a dei simbionti batterici ospitati in strutture specializzate, simili a radici, con cui i vermi penetrano all’interno delle ossa.
La colonizzazione da parte dei vermi zombie porta alla creazione di caratteristiche perforazioni nelle ossa e, talvolta, alla completa distruzione di interi scheletri.
Nonostante la predilezione di Osedax per i resti scheletrici delle balene e di altri mammiferi, esperimenti di affondamento hanno dimostrato che i vermi zombie sono in grado di estrarre il collagene da altri tessuti mineralizzati, come ad esempio la dentina che costituisce la maggior parte dei denti di squalo.
Lo studio si è concentrato su denti fossili di squalo raccolti nel Senese e conservati nella collezione paleontologica del Gamps di Scandicci (Firenze). Grazie a indagini di micro-tomografia computerizzata, i ricercatori, si spiega dal Gamps, “hanno individuato perforazioni submillimetriche nella radice dei denti fossili toscani”.
“Riuscire a visualizzare così in dettaglio le perforazioni dei vermi zombie è stata una sfida tecnologica anche per noi” sottolinea Andrea Barucci del Cnr.
“È la prima volta che si rinvengono tracce riferibili ad Osedax su denti fossilizzati di squalo” aggiunge Alberto Collareta, primo autore dello studio.
Il Gamps “si conferma un centro di ricerca di importanza internazionale dove sono conservati reperti unici”, il commento del suo presidente Simone Casati.