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Banco del Mutuo Soccorso in concerto: il nostro Orlando furioso contro la violenza sulle donne

Doppio concerto per la band “regina” del prog italiano: il 1° febbraio al teatro Puccini a Firenze e il 2 febbraio al Teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana in provincia di Lucca

Il Banco del Mutuo Soccorso è una band che esiste da 50 anni, mezzo secolo di musica conosciuta e apprezzata non solo in Italia ma anche all’estero.

Una carriera che gli alfieri del prog rock italiano celebrano con un album dedicato all’Orlando furioso e un tour che li porterà in Toscana con un doppio concerto: mercoledì 1° febbraio al Teatro Puccini di Firenze e giovedì 2 febbraio al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca), dove Ludovico Ariosto ricoprì, per tre anni, l’incarico di Governatore della Garfagnana.

Il Banco, capitanato dal carismatico leader Vittorio Nocenzi, proporrà per la prima volta dal vivo i brani di “Orlando: le forme dell’amore”, album epico e prova definitiva di come il rock prog tradizionale possa evolversi in una moderna nuova miscela di suono e spirito.

Banco del Mutuo Soccorso

Ecco la nostra intervista a Vittorio Nocenzi

Ciao Vittorio tra il vostro primo disco Il Salvadanaio e l’ultimo Orlando: le forme dell’amore sono passati 50 anni, cos’è cambiato da quando avete iniziato a suonare insieme?

Quando abbiamo iniziato il mondo era completamente diverso. Lo spazio per la musica era uno spazio importante, era un linguaggio nel quale confluivano i progetti per il futuro della maggior parte dei giovani di allora. C’erano speranze, ideali e la musica veicolava questo mondo interiore con grande forza. Oggi la musica è diventata un’elettrodomestico tra i tanti del quotidiano, senza avere quell’autorevolezza e quel carisma che aveva nella mia epoca. C’è una globalizzazione grigia, senza slanci, che non ha al centro i sentimenti dell’individuo, dell’uomo, oggi esiste solo l’individuo concepito come potenziale consumatore. Conta quanti soldi hai sul tuo conto corrente, non quante idee hai.

Quando abbiamo iniziato il mondo era completamente diverso. Lo spazio per la musica era uno spazio importante, era un linguaggio nel quale confluivano i progetti per il futuro della maggior parte dei giovani di allora. C’erano speranze, ideali e la musica veicolava questo mondo interiore con grande forza. Oggi la musica è diventata un’elettrodomestico tra i tanti del quotidiano, senza avere quell’autorevolezza e quel carisma che aveva nella mia epoca

Secondo te questo cambiamento può essere causato dal fatto che oggi ci sono tantissime proposte nel mondo della musica?

Quella che tu chiami causa è un effetto, la causa è l’aver dimenticato le cose essenziali. L’essere umano non è un conto corrente, è molto di più, è idee, speranze, pensieri, emozioni, ideali. Non è più importante l’individuo in quanto essere pensante ma solo in quanto potenziale consumatore. Tutto quello che accade intorno a questo cambio della centralità ne è la diretta conseguenza.

Ti piace la musica delle nuove generazioni?

A me piacciono soprattutto le avanguardie e con avanguardie intendo la ricerca di nuove soluzioni timbriche, sonore, strutturali, di scrittura. Quando la ricerca viene abortita a favore di un’emulazione piatta e continua, togli l’80% dei contenuti.

Voi siete uno dei gruppi più importanti del Prog italiano, un genere che ha avuto quasi più successo all’estero che in Italia

Questo stile di musica il rock progressive in Italia ha meno spazio, mentre nel resto del mondo è diventato un classico, è un genere di riferimento. I nostri ultimi due album sono stati distribuiti in tutto il mondo dall’etichetta Inside Out che è l’equivalente della Deutsche Grammophone per la musica classica, è l’etichetta per antonomasia del progressive internazionale. L’accoglienza è stata entusiasmante, il progressive italiano nel mondo è importante tanto se non più di quello inglese. Fare nuovi dischi con il Banco ci ha dato la possibilità di poterci misurare con quello che accade nel resto del mondo. In Italia sta vincendo il consumismo miope, fatto di luoghi comuni, omologazione. Come può esserci spazio per una musica che vive per l’esatto opposto? La diversità, il rifuggire qualunque cosa già vista. La nostra musica nasce proprio come trasgressione.

50 anni per una band è un vero record, come avete fatto a rimanere insieme così a lungo?

Evidentemente c’erano dei valori di riferimento comuni, l’anticonformismo, disprezzare la banalità, cercare continuamente nuove sfide per ricaricare la nostra fantasia, per metterci in difficoltà da soli e farci crescere. Sono valori che cementano gli artisti anche a livello umano.

Il vostro ultimo disco è dedicato all’Orlando furioso, com’è nata l’idea?

L‘Orlando furioso dell’Ariosto è un poema di una modernità insospettabile. Il nostro disco è un modo di celebrare i 50 anni del Banco del Mutuo Soccorso perchè il primo brano del nostro primo album “Il Salvadanaio” uscito il 3 maggio del 1972, “Il volo” inizia con queste parole: “Lascia lente le briglie del tuo Ippogrifo o Astolfo e sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo”. 

L’idea del disco è nata da mio figlio Michelangelo che una mattina del 2013 a me e Francesco di Giacomo suggerì di scrivere un concept album interamente dedicato all’Orlando furioso. La sua proposta ci colpì e ci piacque molto. Ma non si limitò a questo, ci fece anche ascoltare un brano che aveva scritto nel quale Orlando dichiarava il suo amore ad Angelica che lo rifiutava.

L’Orlando è un poema epico che parla di tanti argomenti, ma forse il più importante è l’amore…

L’oggetto principale dei racconti del’Orlando è proprio l’amore umano. Questo sentimento così potente che è capace di causare anche una guerra come nell’Iliade, uno dei libri più antichi dell’umanità. L’amore ancora oggi è centrale nella vita di ognuno di noi, è un sentimento eterno. Nel libro di Ariosto la cornice delle vicende è una grande guerra le due civiltà, tra Oriente e Occidente, tra cristiani e saraceni, un conflitto che ricorda il presente e la cronaca contemporanea. Ma le emozioni umane sono le stesse di ‘500 anni fa.

Tra le dinamiche amorose ci è piaciuto in particolare raccontare il rifiuto di Angelica che farà impazzire di dolore Orlando, una follia che spinge Astolfo a rischiare la sua vita per salvare quella del suo amico d’infanzia e viaggiare fin sulla luna per ritrovare il suo senno. Un episodio commovente che ci parla dell‘amore fraterno tra due amici. Poi c’è l’amore possessivo della Maga Alcina che imprigiona il suo amante Astolfo nel cavo di un albero per non farlo scappare lontano da lei.

Infine, l’amore violento che è un argomento tra i più atroci e tremendi della contemporaneità. Abbiamo colto l’occasione per condannare fermamente la violenza sulle donne, c’è bisogno che la musica sia veicolo anche di questo tipo di valori. Il brano si intitola “Non serve tremare” e racconta l’episodio in cui Angelica durante la battaglia tra cristiani e saraceni sotto le mura di Parigi fugge dall’accampamento e viene inseguita da tre cavalieri. C’è questa donna che fugge in preda al panico totale, un momento nei racconti ariosteschi da non tralasciare, e così l’abbiamo messo in musica. 

Orlando: le forme dell’amore

 

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