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Cultura /

Sulle tracce dell’antico popolo degli Etruschi: dieci itinerari imperdibili in Toscana

Dieci itinerari attraverso necropoli, musei, resti di mura e porte, templi, strade, gioielli, ori, bronzi, vasi, ceramiche e tutto ciò che hanno prodotto agli antichi abitanti della Toscana

L’origine del popolo degli Etruschi è ancora oggi avvolta nel mistero. C’è chi dice che provenissero dal nord Europa, chi dall’Asia minore, altri li considerano autoctoni ovvero una popolazione indigena. Gli Etruschi erano mercanti, sacerdoti, agricoltori, guerrieri portatori di una cultura “alta” che si è espressa attraverso la loro arte e di una profonda religiosità di cui è giunta traccia fino a noi grazie ai riti funebri.

Il loro nome in etrusco suonava come Rasenna, in greco Tyrrenoi, ma erano conosciuti anche col nome latino di Tusci, ovvero abitanti della Tuscia. Vivevano organizzandosi in città-stato, le più importanti nell’Italia centrale erano: Arezzo, Volterra, Chiusi, Roselle, Vetulonia, Cortona, Vulci, Populonia, Veio, Cere, Tarquinia e Perugia. Ogni città era governata da un capo chiamato Lucumone. L’arte divinatoria era molto praticata perchè serviva a conoscere il volere degli dei e il futuro. Gli Etruschi osservavano il volo degli uccelli o le viscere degli animali, oppure valutavano i fenomeni naturali come i fulmini.

Erano molto abili nella lavorazione dei metalli, furono infatti capaci di sfruttare le grandi risorse minerarie dell’isola d’Elba e delle Colline Metallifere creando manufatti e commerciandoli con le loro navi. Gli Etruschi producevano anche splendide ceramiche e erano abili mercanti. I loro traffici soprattutto via mare si espansero in tutto il Mediterraneo grazie all’alleanza con i Cartaginesi.

La prosperità della loro civiltà durò fino al V secolo a.c. quando iniziò il loro declino. Il nascente popolo dei Romani portò la civiltà etrusca piano piano ad essere assorbita. La storia degli Etruschi si sviluppa dal IX al I secolo a.c., otto secoli di storia che hanno influenzato anche la crescita della potenza di Roma.

Volterra, la porta dell’Arco – © Vivida Photo PC

1-Il parco archeologico di Carmignano e la tomba del guerriero

Tutta la zona a nord del fiume Arno ha conosciuto un grande sviluppo della civiltà etrusca. Tra i siti archeologici più importanti c’è la necropoli di Quinto Fiorentino con l’imponente Tomba a tumulo della Montagnola, l’antica città di Gonfienti e il Parco archeologico di Carmignano. Vicino a Comeana si trovano il Tumulo di Montefortini e il Tumulo di Boschetti. A Poggio alla Malva è invece stata scoperta la necropoli di Prato Rosello in cui è stato ritrovato praticamente intatto il sepolcro a pozzo di un guerriero i cui resti sono oggi conservati nel Museo Archeologico di Artimino intitolato alla memoria di Francesco Nicosia. Il Museo ospita straordinari corredi funebri restituiti dalle necropoli fra i quali spiccano una coppa di vetro turchese, placchette e statuette di avorio, buccheri di raffinata fattura e sculture funerarie.

2-Volterra, la porta all’Arco e il bronzetto filiforme l’Ombra della sera

Volterra è una delle più antiche città etrusche. “Velathri” nacque come insediamento che collegava il porto di Vada con la Valdelsa. La porta all’Arco situata nell’omonima via è testimonianza della cinta muraria risalente al 450 a.c. Nella chiave di volta sono collocate tre teste che potrebbero essere tre teste mozzate dei nemici, oppure gli dei protettori: Giove e i Dioscuri, o Giove, Minerva e Uni. La porta fu salvata nella seconda guerra mondiale dagli stessi cittadini che la difesero dalle truppe nemiche. Nel Museo Guarnacci di Volterra sono conservati: l’importante Urna degli Sposi vero capolavori di scultura etrusca che raffigura marito e moglie in un intimo colloquio e il bronzetto votivo chiamato dallo scrittore D’Annunzio “L’Ombra della sera” per cui Volterra è famosa in tutto il mondo. La piccola ed enigmatica scultura ha anche influenzato in modo significativo l’arte dello scultore del Novecento Alberto Giacometti.

3-I giganteschi tumuli del Parco archeologico di Baratti e Populonia

In riva la mare affacciato sullo splendido golfo di Baratti si trova il Parco Archeologico di Baratti e Populonia che comprende l’antica città di Populonia e le sue necropoli. Il nome etrusco “Popluna” proviene dal dio del vino e dell’ebbrezza. La città ebbe il suo apice tra il 600 e il 300 a.c. diventando il principale centro per la lavorazione dei metalli dell’Isola d’Elba. Era ricchissima tanto che fu la prima città etrusca a battere moneta. Nella necropoli di San Cerbone si trova la superba Tomba dei Carri e la Tomba a edicola del bronzetto dell’offerente. Inoltrandosi nel bosco si resta a bocca a aperta davanti alla necropoli delle Grotte formata da tombe a camera scavate nella roccia. A Populonia alta si trova invece l’acropoli dove vivevano gli Etruschi.

Parco archeologico di Baratti e Populonia – © Parchi Val di Cornia S.p.A.

4-Il Parco archeologico di Vetulonia e le mura “ciclopiche” di Roselle

Vetulonia è una delle più importanti aree archeologiche della Toscana. Fu l’archeologo Isidoro Falchi a scoprirla a fine 800. Si colloca in un’area che va da Follonica a Castiglione della Pescaia. Le mura dell’arce ovvero della rocca nella città alta sono la principale testimonianza archeologica del borgo. Sono emersi anche resti di unità abitative tra cui la più famosa è la Domus di Medea. Tra le tombe giunte fino a noi segnaliamo la Tomba del Diavolino. I ritrovamenti conservati nel Museo Isidoro Falchi annoverano oggetti per la cura personale di ogni metallo e di ogni forma, corredi sfarzosi in metallo, oro, argento, ambra e bronzo, candelabri, specchi, incensieri e naturalmente gioielli. Vicino a Vetulonia si trova l’area archeologica di Roselle dal nome etrusco “Rusel” potente città ben collegata al mare con un canale navigabile che sfociava a Castiglione della Pescaia. I resti più imponenti riguardano la cinta muraria che si sviluppa per oltre tre chilometri ed è percorribile a piedi. Le mura sono alte ben 7 metri.

5-Il lago degli idoli nell’aretino e il MAEC di Cortona

Il lago degli idoli situato alle pendici del monte Falterona al confine con l’Emilia Romagna è chiamato così per il ritrovamento di una grandissima quantità di statuette votive in bronzo oggi in parte conservate nel Museo Archeologico del Casentino. Son ben 14mila e sono emerse durante una campagna di scavi che è durata circa 30 anni dal 1972 al 2003-2007. Si possono interpretare come degli ex-voto cioè offerte dei fedeli alle divinità. Sono per la maggior parte figure umane, animali, rappresentazioni di organi interni o altre parti del corpo umano. Il tesoro scoperto casualmente da un pastore nel 1838 fu offerto al Granduca Leopoldo II che però non lo prese in considerazione. Così i piccoli idoli furono venduti e sparsi così in tutto il mondo.
Superato Arezzo e Castiglione Fiorentino si giunge a Cortona dove ha sede il MAEC uno dei più importanti musei archeologici della Toscana. Qui si possono ammirare il lampadario in bronzo a forma circolare con al centro la testa di Gorgone. L’oggetto un vero e proprio capolavoro presenta anche figure di lotte e di animali mitologici come sileni, sirene e delfini. Potrebbe essere un ammonimento per chi guarda dal basso a non avvicinarsi troppo agli dei. Il museo conserva anche la Tavola di Cortona una delle più lunghe epigrafi mai rinvenute in etrusco. Le mura di cinta della città e la necropoli sono le tracce visibili ancora oggi degli Etruschi nei dintorni di Cortona. In particolare il parco archeologico del Sodo e di Camucia vedono due grandi tumuli in arenaria detti “meloni” e altre tombe dette “tanelle”.

6-Chiusi, Sarteano e il mitico Re Porsenna

Al confine con l’Umbria il triangolo formato da Chiusi, Chianciano e Sarteano racchiude una zona ricchissima di ritrovamenti archeologici. Siamo nella terra dominata da Re Lars Porsenna eroe delle battaglie contro Roma e protagonista di tante leggende che narrano sia sepolto in un grande mausoleo circondato da un labirinto che gli archeologi stanno ancora cercando. La zona è famosa soprattutto per il ritrovamento di numerosi canopi con teste umane che potete ammirare nel Museo di Chiusi. A Chiusi città in una posizione strategica che collegava l’Etruria settentrionale a Roma si trova anche il così detto “Labirinto di Porsenna” cioè una serie di cunicoli sotterranei collegati da pozzi che giungono a una grande cisterna a cui si accede dal Museo Diocesano della Cattedrale. I cunicoli che scendono a 25 metri in profondità servivano semplicemente al rifornimento d’acqua della città. Anche se Plino il Vecchio ha scritto che proprio sotto questo borgo dovrebbe trovarsi il famoso mausoleo di Porsenna, fino ad oggi ancora nessuno l’ha trovato. La necropoli di Poggio Renzo scoperta dall’archeologo Alessandro François nel 1846 conserva una quindicina di tombe dipinte tra cui la Tomba del Leone, quella della Pellegrina e la Tomba della scimmia. Ma quello che non dovete assolutamente perdervi è la ricostruzione a grandezza naturale nel Museo di Sarteano della Tomba della Quadriga Infernale ritrovata nella necropoli delle Pianacce e risalente al IV secolo a.c. La scena vede il dio Charun versione etrusca del dio greco Caronte che trasporta le anime nell’Aldilà a bordo di una quadriga trainata da una coppia di leoni e una di grifoni. Tutto intorno mostri spaventosi, serpenti e demoni.

Sovana etrusca, Grosseto – © Ermes

7-La gigantesca necropoli di Vulci e la scoperta della Tomba François

Nel Parco Naturalistico Archeologico di Vulci al confine tra Toscana e Lazio si trovano i resti di uno dei principali centri della dodecapoli etrusca. Vulci fu una delle più potenti città tra il VI e il III secolo a.c. quando controllava un territorio molto vasto corrispondente a quella che oggi viene chiamata Maremma. Si commerciavano ceramiche prodotte in loco con la Sardegna. L’influenza politica di Vulci era fortissima anche sulla vicina Orvieto sede del principale santuario il fanum Voltumnae in cui una volta l’anno si riunivano tutti i Lucumoni per celebrare riti religiosi e stabilire alleanze. La necropoli settentrionale è molto vasta e il suo ritrovamento più straordinario è la tomba scoperta nel 1857 dall’archeologo fiorentino Alessandro François che aveva un’enorme camera centrale a forma di T e vani laterali affrescati con pitture e travi lignee. Di fatto è un grande sepolcro lungo quasi 30 metri. Un’altra tomba straordinaria per la sue dimensioni è il tumulo della Cuccumella con 65 metri di diametro e 18 metri di altezza.

8-Argentario: lo straordinario frontone del tempio di Talamone, le rovine di Cosa e la “tagliata” di Ansedonia

Nell’Etruria meridionale nel Parco regionale della Maremma dove si trovano i monti dell’Uccellina, tra boschi e bellissime spiagge si apre la baia dell’Argentario. Sulle alture che dominano Talamone sono oggi visibili i ruderi di quello che fu un grande tempio. Il Museo di Orbetello accoglie oggi lo strepitoso frontone del tempio che celebrava il mito dei “Sette a Tebe” tema dell’ultima parte della trilogia scritta da Eschilo nel 467 a.c. La grande composizione di statue in terracotta in alto rilievo racconta le vicende di Edipo che è posto al centro in ginocchio e con le braccia alzate. Cosa fu una colonia romana fondata sul promontorio che oggi accoglie Ansedonia, non sono molti i resti etruschi, ma il paesino merita una visita per vedere i resti della “tagliata etrusca” un canale costruito in realtà dai Romani per collegare il mare alla laguna.

9-Sorano, Sovana e Pitigliano e le tombe scavate nel tufo

Se non avete mai visitato Sorano, Sovana e Pitigliano è il momento di dedicare una giornata alla visita di questi tre borghi situati in provincia di Grosseto. Nelle campagne sottostanti il borgo di Pitigliano si trova un interessante sito archeologico con passeggiate nella “Città dei vivi” e nella “Città dei morti” che attraverso una tortuosa e caratteristica via cava scavata nella roccia porta alla necropoli del Gradone, immersa in un bosco di querce.
A Sovana il tempo sembra essersi fermato. Il territorio era già abitato in epoca preistorica, ben ventimila anni fa. Il parco è molto vasto e contiene una delle più importanti necropoli etrusche e i due insediamenti di San Rocco. La necropoli si snoda per un chilometro e mezzo e consente di visitare le tombe monumentali di Ildebranda, dei Demoni alati, di Pola e di Tifone. Molto bella anche la via cava detta “Il Cavone” una strada di grandi dimensioni scavata nel tufo dagli stessi Etruschi, oggi ricoperta da una fitta vegetazione. Suggestiva la Tomba a edicola della sirena che in una grande nicchia ad arco è ornata da demoni e da un magnifico frontone con Scilla che stringe tra le sue spire due amorini.
Nell’insediamento di San Rocco è da segnalare la via cava che presenta canali di scolo delle acque piovane, una serie di scalette e delle nicchie chiamate “Scacciadiavoli” create nel Medioevo per fornire momenti di sosta ai viandanti. Dopo una giornata passata a camminare potete completare la visita immergendovi nelle acque delle vicine terme di Saturnia.

Vulci – © Valerio Mei

10-Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Se volete proseguire il viaggio nell’antica civiltà degli Etruschi vi consigliamo di visitare il Museo Archeologico Nazionale di Firenze che conserva importanti testimonianze. Tra i pezzi in mostra vi segnaliamo la stupenda Chimera di Arezzo simbolo della scultura bronzea etrusca, il sarcofago delle Amazzoni uno dei pochi giunti a noi con tracce di pittura, il sarcofago di Lathia Seianti ritrovato a Chiusi e lo stupefacente Cratere François scoperto da Alessandro François nel 1845 in località Fonte Rotella vicino a Chiusi.

Chimera di Arezzo, Museo Archeologico Nazionale di Firenze
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