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Invest in Tuscany: il tessuto economico della regione nelle storie di 16 multinazionali

Dall’azienda che ha rivoluzionato i vaccini alla plastica green fino alla fashion industry: presentato l’ebook interattivo al centro di una campagna di comunicazione internazionale. Il presidente Giani: “Investire in Toscana significa credere in valori condivisi”

L’azienda farmaceutica che ha rivoluzionato il modo di disegnare i vaccini, oggi impegnata nello sviluppo degli anticorpi monoclonali contro il Covid-19, i pigmenti in grado di ridurre l’inquinamento, l’acciaio più sostenibile, la plastica green e altamente performante, la prima turbina alimentata con una miscela a idrogeno e gas naturale, ma anche le manifatture di alcuni tra i più celebri brand della fashion industry a livello mondiale. C’è molto più delle immagini da cartolina in Toscana: per la prima volta la Regione Toscana ha voluto raccontare il tessuto economico del territorio attraverso le storie di 16 multinazionali che hanno messo radici tra città d’arte e celebrati filari di viti. Non solo numeri, ma storie, curiosità e protagonisti di un movimento non sempre visibile in superficie, raccolti in un ebook interattivo dal titolo “Invest in Tuscany, Invest in Values”, da oggi disponibile in doppia lingua (italiano e inglese) sul sito www.investintuscany.com.

10 anni di Invest in Tuscany

Il progetto multimediale coordinato da Fondazione Sistema Toscana arriva nel decimo anno di attività dell’ufficio Invest in Tuscany, nato nel 2010 sotto l’egida del Presidente della Regione con lo scopo di attrarre gli investimenti stranieri sul territorio, ascoltare le esigenze di investitori e potenziali tali, coordinare i percorsi amministrativi, creare contatti con partner locali, quali Pmi, atenei, spin-off universitari, enti pubblici, e offrire un servizio di “aftercare”, un’attività continuativa con le multinazionali che si sono già insediate in Toscana, per mantenere ed espandere gli investimenti esistenti.

Negli ultimi cinque anni – dichiara il presidente della Regione Eugenio Gianiin Toscana sono state registrate oltre 100 operazioni di investimento diretto estero, per più di 7500 posti di lavoro generati. Il capitale investito ha superato i 2,8 miliardi di euro. Al di là del Covid, questi numeri dimostrano come la nostra regione continui ad essere attrattiva: perché investire in Toscana significa investire in valori comuni, che stanno alla base della nostra cultura”.
In termini di valore assoluto la Toscana si colloca sul podio in Italia, preceduta solo dalla Lombardia. Delle 101 operazioni registrate tra il 2016 e il 2020 il retail rappresenta quasi un terzo del totale (28%), seguito da hotellerie (16%) e manifatturiero (15%). La Francia è di gran lunga la nazione di origine degli investimenti con oltre il 30% delle operazioni, seguita dagli Stati Uniti d’America (18%) e dal Regno Unito (12%).

 

Un ebook per raccontare gli investimenti in Toscana

“Invest in Tuscany, Invest in Values” non è solo un libro sfogliabile su dispositive elettronici: suddiviso in 16 capitoli, ciascuno dedicato a un’azienda tra le multinazionali presenti sul territorio, l’ebook è pensato come un portale d’accesso a una serie di prodotti multimediali. Ogni capitolo contiene link per approfondire le tematiche trattate e una finestra sulle interviste video realizzate in azienda con amministratori delegati, Ceo, direttori per l’Italia o l’Europa di ogni realtà imprenditoriale coinvolta. Un affresco virtuale ma anche particolarmente calato nell’attualità post Covid in cui si sono svolte le interviste.

Le videointerviste sottotitolate in inglese, i video teaser e tutto il materiale multimediale raccolto nell’ebook sarà al centro di una campagna di comunicazione che si svilupperà nelle prossime settimane sui canali social di Invest in Tuscany (Facebook, Instagram, Youtube), con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico internazionale. Tutto il materiale sarà accessibile dal sito www.investintuscany.com.

Gli investimenti stranieri in Toscana nel 2020

Le 16 multinazionali protagoniste dell’ebook

Sostenibilità, ricerca, innovazione, connessione con il territorio e in particolare con un tessuto economico vitale e dinamico, fatto di piccole medie imprese altamente specializzate, giovani startup e spin-off universitarie ad alto contenuto tecnologico: sono queste le parole chiave che emergono dal racconto collettivo delle multinazionali che fanno base in Toscana. Parole che conducono a un futuro più verde, consapevole e competitivo.

Ne sono l’esempio le speciali turbine sviluppate da Baker Hughes, alimentate da una miscela di idrogeno e gas naturale, così come la svolta verso elettrico e idrogeno messa in atto da Vitesco Technologies Italy – nell’entroterra pisano – proprio in un anno sfidante come il 2020. Nel distretto del cartario la multinazionale nata in Svezia Essity continua ad investire per l’upcycling, producendo cellulosa da residui della filiera alimentare. Poco lontano Körber Tissue progetta macchinari per l’industria della carta richiesti in tutto il mondo e ha affrontato la pandemia brevettando una nuova tecnologia, in grado di adattare le macchine alla produzione di mascherine low cost, realizzate in tessuto non tessuto compostabile, a base di bambù.

Innovazione e attenzione all’ambiente si fondono anche alla Saint-Gobain Italia, azienda che si pone l’obiettivo di diventare il polo tecnologico di riferimento per il settore delle costruzioni, a partire dal successo costruito sulle lastre di vetro, alle porte di Pisa. Scivolando verso sud lungo la costa, la tappa obbligatoria è al Parco industriale di Rosignano, che ospita un’insegna storica come Solvay, major leader nelle specialità chimiche a livello mondiale oggi impegnata nella sfida globale dell’economia circolare, e nomi più nuovi alle orecchie italiane, come Ineos, che proprio qui ha deciso di insediare il reparto ricerca e sviluppo europeo, dalla cui attività è emerso un polimero di plastica altamente performante, nonostante sia costituito per un terzo da materiale riciclato. A Piombino, in quello che è stato il primo impianto dedicato alla banda stagnata in Italia, nato nel 1891, si produce oggi acciaio sostenibile grazie alla Liberty Magona. Qui, proprio a luglio 2020, un investimento da 10 milioni di euro ha permesso l’assunzione di oltre 80 dipendenti, tutti under 25. Non si è fermata causa Covid neanche la vicina Venator, che oggi rappresenta la realtà economica più importante della provincia di Grosseto, e ha sviluppato in esclusiva un pigmento in grado di assorbire il calore e permettere così di ridurre i consumi degli edifici. Non solo: la CO2 prodotta nella lavorazione viene dirottata sull’industria alimentare dove viene convertita in “bollicine” per buona parte delle bibite gassate prodotte in Italia.

Anche nella Camper Valley tra Firenze e Siena ci sono piani di espansione: Trigano, gruppo leader nel mondo per la camperistica, ha registrato una vera impennata di ordini nell’insolita primavera-estate post Covid. A Firenze, invece, Thales Italia ha contribuito alla “nuova normalità” progettando sistemi per organizzare i flussi delle persone sui mezzi pubblici, mentre continuava a sviluppare sistemi di sicurezza per aeroporti e stazioni mezzo mondo tra cui il JFK di New York, Muscat e Salalah nell’Oman, la linea tramviaria di Taiwan e la metropolitana del Cairo.

Impossibile trascurare quanto sta accadendo in ambito di ricerca medica e farmaceutica: proprio in Toscana il colosso dei vaccini GSK sta lavorando agli anticorpi monoclonali per la cura del Covid-19, mentre Eli Lilly ha sviluppato alcuni tra i più innovativi farmaci per la cura del diabete. Esaote, tra le prime 10 aziende al mondo per l’imaging diagnostico, ha reagito all’emergenza sanitaria reindirizzando la propria produzione su modelli portatili, più funzionali nelle terapie intensive e nei pronto soccorso.

Ma la Toscana è anche sinonimo di bellezza e quindi di moda: moltissimi i marchi del lusso che hanno scelto la regione come patria elettiva. Tra questi il gruppo Kering, che raccoglie sotto le sue insegne alcuni tra i più noti brand di moda, pelletteria, gioielli e orologi, quali Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, DoDo, Qeelin, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux, e Kering Eyewear, e che annuncia ulteriori investimenti per il 2021, a partire da formazione, ricerca e sviluppo. L’armonia del paesaggio, talvolta, è anche ciò che muove gli imprenditori verso il nostro territorio: è il caso di Yanmar R&D Europe, colosso giapponese dell’ingegneria, che ha scelto una sede panoramica con vista sulla cupola di Brunelleschi. Perché anche la bellezza aiuta a pensare in grande.

 

Gli investimenti al tempo del Covid-19

Il 2020 – dichiara Filippo Giabbani, dirigente responsabile di Invest in Tuscany – si è chiuso con 69 investimenti per un valore complessivo di circa 1,4 miliardi di euro. Spicca decisamente il mondo della moda, con 17 operazioni. Qualche esempio: il marchio Balenciaga ha annunciato la realizzazione a Cerreto Guidi di un nuovo stabilimento, Furla ha quasi completato il suo nuovo investimento a Barberino Tavarnelle, Fendi ha iniziato i lavori a Bagno a Ripoli (dove rafforzerà la propria presenza), Yves Saint Laurent sta investendo a Scandicci. Dopo la moda ci sono il turismo e il real estate privato, ma altrettanto importanti sul fronte straniero sono le espansioni di GSK a Siena e Takeda a Pisa. E poi, non meno rilevante, c’è stato il rilancio della Magona a Piombino da parte del gruppo Liberty Steel”. Nonostante la prevedibile contrazione di un anno segnato dalla pandemia, la Toscana dimostra quindi un concreto dinamismo e un potenziale di fatto da esprimere. Una storia ancora da raccontare.

La Toscana è sicuramente una regione dove le multinazionali già operano da tempo, ma che ha saputo attrarne anche di nuove: 785 società che fanno capo a 573 gruppi è il conto più aggiornato. Il 59% fa capo all’UE, il 17% all’America settentrionale e il 9% all’Asia orientale. Quanto a fatturato è invece la Francia a primeggiare con oltre 9 miliardi di euro complessivi, seguita dagli Stati Uniti (quasi 4 miliardi). La Francia guida anche la classifica degli addetti, con oltre 20 mila, precedendo di nuovo gli Stati Uniti (oltre ottomila). La Germania è quarta per società (72), quinta per fatturato (poco più di 1 miliardo e 736 milioni, un’ottantina meno del Regno Unito scavalcato a sua volta dalla Svizzera) e terza per dipendenti (oltre seimila).

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