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Prevenzione del tumore al seno: in Toscana screening anticipato a 45 anni

Una diagnosi precoce è in grado di aumentare la sopravvivenza in caso di cancro alla mammella. L’impegno della Regione è quello di non interrompere l’attività nonostante la seconda ondata di Covid-19

È partito anche in Toscana “Ottobre rosa”, il mese di prevenzione del tumore al seno che costituisce oltre il 40% dei tumori che colpiscono le donne. Nell’anno del Covid-19 l’impegno della Regione per lo screening mammografico affronta una nuova sfida: non permettere che la seconda ondata lo rallenti e anzi recuperare entro fine anno il tempo perduto durante il lockdown.

È questo l’impegno emerso dalla conferenza stampa sulle iniziative portate avanti per prevenire il cancro alla mammella in Toscana, che si è tenuta oggi a Firenze. Una diagnosi precoce infatti è in grado di salvare la vita ed è per questo che la Regione attraverso le azioni dell’Istituto Ispro ha anticipato lo screening a partire dai 45 anni di età.

Da sempre la Toscana ha privilegiato lo screening mammografico nella lotta al tumore al seno – sottolinea il presidente della Regione, Eugenio Giani – è stata una delle prime regioni ad averlo attivato in modo strutturato e i risultati si vedono. Non abbasseremo la guardia. Lo sforzo che ci attende, anche e nonostante il Covid, è di continuare a contrastare il male del secolo con investimenti mirati in termini di strutture, risorse e personale dedicato. Anche se con il lockdown si è dovuto interrompere lo screening per circa 2 mesi, nel periodo che ci attende saranno mantenuti gli strumenti di lotta al tumore.

Il rischio di tumore al seno riguarda una donna su otto

In Toscana il tumore al seno è la forma neoplastica più frequente tra le donne. Ad oggi sono 48.500 le toscane che hanno affrontato nella loro vita una diagnosi di cancro alla mammella e, secondo le stime del registro tumori regionale, nel 2020 sono attesi in Toscana circa 3600 nuovi casi.

Il rischio di riguarda una donna su otto e aumenta con l’aumentare dell’età, con una probabilità del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21). Continua però a diminuire in maniera significativa la mortalità (-1% per anno) sia per l‘efficacia delle nuove terapie sia per la diagnosi precoce, che permette di individuare il tumore in una fase iniziale.

“In Italia le donne toscane sono quelle che hanno la più alta guarigione alla mammella – commenta il direttore generale di Ispro, Gianni Amunni – questo dipende dall’efficacia dello screening, garantito dal nostro istituto e da un buon sistema di cura con strutture dedicate in tutto il territorio regionale grazie alla rete senologica. La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci di lotta al cancro. Le donne che fanno lo screening hanno una guarigione maggiore del 10% rispetto a quelle che non lo fanno. Dobbiamo lavorare in questa direzione: aumentare il numero delle donne che aderiscono allo screening e recuperare entro la fine del 2020 quelle che non l’hanno potuto fare a causa del Covid”.

La Rete senologica regionale punta sulla prevenzione

Per prevenire e curare il cancro al seno la Toscana ha istituto la Rete senologica regionale nel 2019, all’interno della rete oncologica e sotto la direzione di Ispro, che raggruppa 13 centri sul territorio. Un network grazie a cui lo screening mammografico dai 45 ai 74 anni è sempre più capillare. La partecipazione infatti è elevata e si attesta su cifre superiori al 70% da ormai un decennio.

“Prevenire il tumore al seno tramite una diagnosi precoce è fondamentale – spiega Manuela Roncella, coordinatrice della Rete senologica regionale – curarlo in centri multidisciplinari dove si concentrano tutte le competenze è indispensabile per ottenere un aumento della sopravvivenza e il miglioramento della qualità della vita delle pazienti. Inoltre, il coinvolgimento delle associazioni e del volontariato costituisce un aspetto di grande rilevanza ai fini dello sviluppo e del buon funzionamento della rete, in particolare nella valutazione dell’equità di accesso alle cure e della fruibilità dei servizi.”

 

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