Musica/

“Calibro 35 plays Morricone”: l’omaggio della band al grande compositore italiano

Venerdì 16 settembre all’Anfiteatro delle Cascine Ernesto De Pascale, nell’ambito del Firenze Jazz Festival 2022, la band sarà in concerto per presentare “Scacco al maestro – Volume I”. Ecco la nostra intervista a Luca Cavina

Calibro 35 - © Attilio Marasco

I Calibro 35 rendono omaggio al grande compositore e Premio Oscar Ennio Morricone.

Venerdì 16 settembre all’Anfiteatro delle Cascine Ernesto De Pascale, nell’ambito del Firenze Jazz Festival 2022, saranno in concerto per presentare “Scacco al maestro – Volume I”. 

Il disco uscito lo scorso giugno per Woodworm/Virgin Records, non è solo un omaggio al maestro e alla sua straordinaria opera, è il frutto di anni di approfondimenti, ricerche, studio, un’ispirazione che trova origine proprio nella nascita della band di Martellotta, Gabrielli, Cavina, Rondanini e Colliva.

L’album propone 10 brani, tra cui “La classe operaia va in paradiso” – che ha anticipato l’uscita del disco – “C’era una volta il West” (ospite Diodato), “Il buono, il brutto e il cattivo”, “Arena” (ospite Matt Bellamy), “Un tranquillo posto di campagna”, “L’uomo dell’armonica”.

“Scacco al maestro – Volume 1” è il primo capitolo di un progetto che impegnerà i Calibro 35 per l’intero anno. Ma è soprattutto l’occasione per tornare a suonare dal vivo, con una formazione allargata per un live ancor più spettacolare: sul palco ci saranno anche Paolo Raineri alla tromba, Sebastiano De Gennaro alle percussioni e Valeria Sturba degli OoopopoiooO al theremin, violino, voce.

Calibro 35, foto di Attilio Marasco

Ecco la nostra intervista a Luca Cavina

Ciao Luca, i Calibro 35 sono legati a Morricone da quasi 20 anni, ho letto che la prima canzone che avete inciso nel 2007 è stato proprio un brano del grande compositore, è così?

Sì, il 2007 è stato l’anno di nascita dei Calibro 35, quando ci siamo trovati in studio per la prima volta insieme. Il primo brano che abbiamo suonato insieme e che è finito anche nel nostro primo disco è “Trafelato” dal film “Giornata nera per l’ariete”, quindi in qualche modo è stato anche il nostro “battesimo del fuoco” come band. In tante fasi del nostro cammino Morricone è sempre ritornato. Alcuni brani che suoniamo in questo tour li suonavamo anche anni fa durante uno spettacolo che avevano allestito sul cinema horror, giallo che si chiamava “Indagine sul cinema del brivido”.

Morricone ha costruito il proprio successo e la propria grandezza su una frustrazione, non avrebbe mai pensato di “abbassarsi” a fare colonne sonore per il cinema

C’è la leggenda, ma sembra che sia vero, che Morricone non abbia mai dato a nessuno gli spartiti ufficiali delle sue composizioni, voi come avete lavorato sui brani?

E’ vero non esistono gli spartiti ufficiali, su internet si trovano trascrizioni fatte alla bell’e meglio. Noi abbiamo lavorato a orecchio cercato di ricostruire nella maniera più fedele possibile le sue composizioni. Abbiamo anche fatto un lavoro di ricerca timbrica per cercare di recuperare quello che Morricone aveva assegnato ad altri strumenti. E’ stato quasi più un lavoro sul suono che sulla scrittura perchè Morricone scriveva con una tale precisione che non puoi spostare nessuna nota, è tutto incastrato in maniera chirurgica e matematica.

Nel disco appaiono anche Diodato e Matt Bellamy dei MUSE, come sono nate queste collaborazioni?

Matthew Bellamy compare in “Arena” con il suo fischio, nella parte di Alessandro Alessandroni e suona la chitarra. Con Matthew Tommaso Colliva ha collaborato per anni, con loro ha anche vinto un Grammy, li ha anche seguiti dal vivo per tanti anni. Inoltre con i Calibro 35 nel 2011-2012 abbiamo aperto varie date dei MUSE, quindi il rapporto con loro va avanti da tanto tempo. Stessa cosa con Diodato che conosciamo da quando siamo andati con lui ospiti di Ghemon al Festival Sanremo.

Non esiste in Italia un gruppo più “cinematografico” di voi, se poteste scegliere oggi un regista con cui collaborare, chi potrebbe essere?

Da quando siamo nati la gente ci dice: “dovrebbe chiamarvi Tarantino”. Sicuramente per l’immaginario che noi abbiamo portato in giro fin dall’inizio è lui il regista che ci azzecca di più con noi. Adesso però dovrebbe fare l’ultimo film e poi fermarsi quindi mi sa che ormai siamo fuori tempo massimo.

Immagino che avrete, avrai visto il bellissimo documentario di Tornatore su Morricone. Secondo te qual è l’insegnamento più grande che ci ha lasciato il maestro?

Secondo me la cosa più interessante che emerge dal film è che Morricone ha costruito il proprio successo e la propria grandezza su una frustrazione. Lui ha cercato di affermarsi nel mondo della composizione colta, ma in quell’ambiente è stato accettato in maniera “tiepida” dai suoi colleghi. Questa cosa in realtà l’ha portato a perseguire una strada che non avrebbe mai immaginato. Non avrebbe mai pensato di “abbassarsi” a fare colonne sonore per il cinema. Così Morricone è riuscito a inserire all’interno di prodotti popolari come i film, gli western, un modo di scrivere musica molto complesso. Ha unito un linguaggio alto a uno considerato più basso e popolare, è riuscito a mostrare come la sua musica riuscisse a valorizzare e rendere più nobili i prodotti cinematografici.

I più popolari su intoscana