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Camihawke a Lucca per presentare il suo primo romanzo: “Ogni secondo della mia vita ho paura di sbagliare”

Sabato 12 giugno l’influencer da 1,2 milioni di follower, amatissima sui social, presenterà a Lucca il suo primo romanzo “Per tutto il resto dei miei sbagli”

Camihawke - © Alessio Albi

Quando hai 1,2 milioni di follower che ti seguono tutti i giorni su Instagram puoi ancora permetterti di sbagliare? Di dire qualcosa di stupido oppure semplicemente fare un commento distratto sulla polemica del giorno? No, non puoi. Da questa riflessione e più in generale dal senso di inadeguatezza, di non essere ‘mai all’altezza’ che è tipico della sindrome dell’impostore è partito il romanzo di Camilla Boniardi che tutti conoscono come Camihawke “Per tutto il resto dei miei sbagli” uscito per Mondadori.

Il progetto ha “covato” per circa due anni, un periodo di tempo che Camilla si è presa proprio per rielaborare attraverso la scrittura emozioni ed esperienze vissute in passato prima di diventare “famosa”. Il risultato è un romanzo che si legge tutto d’un fiato e che svela un lato di lei che i fan non conoscevano. Se tutti i giorni la prorompente simpatia di Camilla porta una ventata d’aria fresca nella vita dei suoi follower, nel libro attraverso il suo alter ego la protagonista “Marta” troverete una Camilla diversa, più riflessiva, più calma, forse a volte anche un po’ triste.

Camihawke presenterà “Per tutto il resto dei miei sbagli” a Lucca sabato 12 giugno alle 14, al cinema Astra in piazza Napoleone e per l’occasione sarà introdotta da Emanuele Vietina direttore generale di Lucca Comics & Games.

Ecco la nostra intervista a Camihawke

Ciao Camilla! Il tuo romanzo tratta il tema del non sentirsi mai abbastanza o all’altezza, tu quanto hai paura di sbagliare?

Circa ogni secondo della mia vita, ogni cosa che faccio è filtrata dalla paura di dire la cosa sbagliata, di non tenere in conto la sensibilità di tutti. Ogni cosa che dico ho il terrore che possa essere detta nel modo sbagliato o possa ferire qualcuno. Cerco di riflettere sempre di più su quello che dico e se è opportuno dirlo. Poi chiaramente dico quello che dico e spero che vada bene. L’ansia da prestazione si è molto acuita nell’ultimo periodo. La pandemia ha aumentato la sensibilità delle persone, è un periodo in cui bisogna avere delle delicatezze in più, bisogna pesare tutto.

Su Instagram vedo due tendenze. C’è chi vuole mostrare una vita perfetta con tutte le luci a posto e i vestiti stirati e c’è chi invece come te preferisce sdrammatizzare e con auto-ironia presentarsi con tutti i difetti. Questo è molto importante secondo me perchè ci mostra che in realtà siamo tutti imperfetti, la perfezione non esiste

Quando ho iniziato a fare questo lavoro non ho pensato a questa cosa in maniera cosciente. Io semplicemente volevo raccontare quello che facevo senza troppi filtri. È vero anche che l’online ha sempre uno scarto rispetto al reale, non è esattamente uguale a quello che viviamo tutti i giorni. Anche a me piace condividere i momenti felici, aggiustare le luci di una foto e amo i colori sgargianti, però al di là di queste piccolezze mi piace condividere anche la mia quotidianità con la sua complessità e i suoi tormenti. Un racconto troppo patinato non è tanto nelle mie corde come persona e quindi anche come “personaggio”.

La tua simpatia è dirompente, io ti guardo perchè fai molto ridere e porti gioia nella vita delle persone

Mi fa molto piacere perchè io faccio quel che faccio per tenere compagnia, per intrattenimento. La risata per me è sempre il primo obiettivo.

Mi ha colpito il fatto che avevi tante possibilità, potevi fare del cinema o diventare una comica in televisione e invece hai pubblicato un romanzo molto riflessivo. Nel momento in cui hai espresso la tua creatività è venuto fuori il lato più “oscuro” di te

Ho deciso di scrivere il romanzo proprio perchè volevo mostrare una parte di me che avevo più difficoltà a comunicare con i mezzi che uso di solito. Non pensavo che fossero giusti per parlare di questa parte di me più privata, più intima. Però la mia esigenza era quella di raccontare proprio la parte meno illuminata e penso che la parola e la carta fossero lo strumento più giusto per farlo.

Possiamo dire che la scrittura è stata una terapia per te?

Nella mia opinione la scrittura è sempre terapeutica, mi ha aiutata molto a riflettere su esperienze del passato che ho rivissuto scrivendole. Le ho riattraversate per attingere a quelle emozioni che nel libro ho raccontato, modificandole e riportandole fuori in una forma nuova. Riattraversarle mi ha aiutata a dare dei confini più precisi a quello che mi è successo, esperienze che erano ancora poco definite, poco chiare. Io ero una bambina che scriveva i diari segreti quindi fin da piccola per me la scrittura è stata una valvola di sfogo.

L’influencer è ormai di fatto una nuova professione, ma spesso le donne che la praticano vengono criticate, derise o sminuite come se quello che fanno non fosse un lavoro “vero”. Penso ai tanti attacchi a Chiara Ferragni o a l’Estetista Cinica. Come mai capita questo secondo te?

C’è tanta ignoranza e poca voglia di capire, informarsi e conoscere quello di cui si sta parlando. C’è anche un po’ di classismo, un atteggiamento che io ho sempre disprezzato ma da ben prima di avere Instagram. Credo che derivi da una serie di preconcetti. La società già non vede di buon occhio una donna che ha successo anche se ha studiato, ha la laurea, figurati una donna di successo che secondo la loro mente malata ci è arrivata “non facendo niente”, perchè non sanno cosa c’è dietro quel lavoro. Tu hai citato Chiara Ferragni che è un’imprenditrice che lavorerà 36 ore su 24 ma magari non ce le mostra perchè sono noiose. La gente è pigra non ha voglia di capire e anzi vuole giustificare i propri insuccessi, le proprie frustrazioni dicendo che se gli altri ce l’hanno fatta è perchè sicuramente hanno avuto delle scorciatoie.

Quando ti sei resa conto che i numeri su Instagram salivano e che quello poteva diventare il tuo lavoro? C’è stato un momento in cui hai realizzato che eri “famosa”?

Grazie per il “famosa”, diciamo che non saprei individuare un momento preciso, è stato un processo piuttosto lento e organico, ogni giorno c’era una piccola crescita. Diciamo che c’è stato un anno in cui mi sono detta vediamo dove posso arrivare. È stato un processo molto lento di creazione di contenuti per vedere se questa cosa aveva un senso. Non è che mi sono alzata la mattina e mi sono detta: faccio l’influencer perchè ho tanti follower. È un lavoro super divertente e anche privilegiato ma io ci tengo sempre a raccontare quanto lavoro c’è dietro, devi studiare, devi fare tanta ricerca. Questo è un mestiere che ha tante parti oscure perchè non sono raccontate.

Un’ultima domanda qual è oggi per le donne la sfida più grande da affrontare?

Io penso che per ora la sfida più grande sia ancora lottare per una parità che credo riassuma tutta una serie di problemi che dobbiamo affrontare. Vedo però che nell’ultimo periodo le cose si stanno muovendo più rapidamente rispetto al passato, forse c’è stato uno “scatto” anche grazie al fatto che se ne parla tanto e si continua a “rompere le scatole”. Questa infatti è l’opinione di chi non vuole accettare le critiche. Mi sembra che questo “rompere” in realtà serva molto ad andare nella giusta direzione. 

Come prenotare

Per garantire la sicurezza del pubblico, l’evento è a posti limitati e numerati. I biglietti sono disponibili gratuitamente pre acquistando il volume alla libreria “Il Collezionista” di Piazza San Giusto a Lucca, (anche telefonicamente al numero 0583 491212) fino alle ore 11 di Sabato 12 Giugno. Inoltre, fino ad esaurimento dei posti disponibili, sarà aperto anche un modulo di prenotazione online. Info su come prenotare: http://www.ilcollezionistalucca.com/

Per tutto il resto dei miei sbagli, Camilla Boniardi
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