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Cellule staminali e ultrasuoni per curare l’osteoartrosi, lo studio della Sant’Anna accende la speranza in milioni di pazienti

Un trattamento meno invasivo, alternativo all’impianto della protesi. Il prossimo passo è la sperimentazione sulle persone: “In tantissimi affetti da questa patologia ci hanno contattati e sperano nei risultati di questa ricerca per migliorare la loro qualità della vita”

Ricerca – Sperimentazioni laboratorio medicina rigenerativa - © Scuola superiore Sant'Anna

Rigenerare la cartilagine che ricopre le articolazioni tra le ossa e curare così l’osteoartrosi: processo possibile grazie a biomateriali che incapsulano cellule staminali e che possono essere stimolati tramite ultrasuoni. Il trattamento innovativo riaccende la speranza in milioni di pazienti affetti da dolore cronico e si deve a uno studio italiano guidato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, l’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia, l’Università di Modena e Reggio Emilia e l’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera.

La ricerca, pubblicata sulla rivista ACS Nano, dimostra l’efficacia di questa tecnica nel trattamento dell’osteoartrosi e il prossimo passo sarà la sperimentazione clinica su pazienti.

Milioni di persone nel mondo colpite dalla malattia

L’osteoartrosi è una patologia che affligge milioni di persone nel mondo e che comporta una progressiva degenerazione della cartilagine e dei tessuti circostanti, producendo una ridotta mobilità, dolore cronico e una diminuzione notevole della qualità della vita. Al momento non esistono cure efficaci per questa patologia e l’unica soluzione è l’impianto di una protesi d’anca o di ginocchio, un intervento invasivo e non privo di complicazioni.

Un trattamento meno invasivo è quello che i ricercatori della Sant’Anna, coordinati da Leonardo Ricotti, stanno portando avanti con ottimi risultati.  Nei laboratori di Pisa hanno infatti sviluppato un biomateriale innovativo in grado di incapsulare cellule staminali derivanti da tessuto adiposo, prelevate da paziente mediante una liposuzione.

Leonardo Ricotti – © Scuola superiore Sant’Anna

Questo biomateriale è facilmente iniettabile nell’articolazione e contiene al suo interno dei nanomateriali sensibili agli ultrasuoni. Se stimolati dall’esterno mediante ultrasuoni, sviluppano cariche elettriche che promuovono il differenziamento delle cellule staminali in tessuto cartilagineo maturo. Inoltre, questo stesso stimolo abbassa notevolmente i livelli infiammatori: un aspetto importante, essendo l’osteoartrosi una patologia in cui l’infiammazione cronica gioca un ruolo primario.

Il prossimo passo: la sperimentazione sui pazienti

“I risultati ottenuti in questo studio dimostrano l’efficacia di questa tecnica e la sua sicurezza –  commenta Ricotti – Attualmente sono in corso test preclinici di efficacia, che termineranno nei prossimi mesi, dopodiché punteremo a una sperimentazione su paziente. Questo passaggio richiederà un altro finanziamento, attualmente non disponibile – continua Ricotti – ma che stiamo già cercando. Ci sono tantissime persone affette da questa patologia che ci hanno contattati e che sperano nei risultati di questa ricerca per migliorare la loro qualità della vita”.

L’attività di ricerca è stata sviluppata nell’ambito del progetto Admaiora (ADvanced nanocomposite MAterIals fOr in situ treatment and ultRAsound-mediated management of osteoarthritis), finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.

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