Cultura/

Francesco Guccini racconta in un libro i suoi “anni migliori”

Ospite del Premio Letterario Ceppo a Pistoia per “Così eravamo. Giornalisti, orchestrali, ragazze allegre e altri persi per strada”

Francesco Guccini

Cinque racconti per ricordare la Modena tra il 1952 e il 1962. Francesco Guccini pesca dal baule dei ricordi nel suo ultimo libro “Così eravamo. Giornalisti, orchestrali, ragazze allegre e altri persi per strada” (Giunti, 2024). Ospite del Premio Letterario Ceppo è sceso fino a Pistoia per presentare il nuovo volume nell’auditorium Tiziano Terzani, alla Biblioteca San Giorgio.

Un evento reso possibile dalla compartecipazione del Comune di Pistoia, il sostegno della Fondazione Caript e la collaborazione della libreria Giunti al Punto di Pistoia.

Guccini e la passione per la scrittura

Non fatemi parlare di politica, ne avrei diverse di cose da dire, ma meglio non dirle” è la premessa dell’autore di via Paolo Fabbri 43 e altri capolavori in musica al momento di entrare nell’auditorium gremito di pubblico.

Guccini sposta subito l’attenzione sul libro e su quello che ama fare di più: “preferisco raccontare storie di gente che ho incontrato e conosciuto. Il presente è fugace, il futuro è misterioso e l’unica cosa che rimane sono i ricordi di quello che uno ha vissuto, di quello che ha fatto, delle persone che ha incontrato. Quindi il passato“.

Francesco Guccini alla biblioteca San Giorgio di Pistoia – fb Biblioteca San Giorgio

La giovinezza tra Modena e Pavana

Parla della sua giovinezza tra Modena e il paese di Pavana, sull’Appennino Pistoiese al confine con l’Emilia Romagna, che da sempre è il centro del suo mondo interiore. “Io sono nato nel 1940 e il mondo era molto diverso – sottolinea Guccini davanti a un pubblico rapito dalle sue parole -, oggi mio nipote fa un asilo che è strano, gli asili oggi sono misteriosi, pur avendo fatto le magistrali e quindi qualcosa della materia dovrei capirlo, sono convinto di avere avuto la fortuna di non aver fatto nessun asilo. Il mio asilo è stata mia nonna”.

Gli anni del dopoguerra e della speranza

Guccini, che a giugno ha compiuto 80 anni, ricorda la fine del secondo conflitto mondiale e la voglia di ripartenza: “Dopo la guerra si cominciava a vivere, erano anni di speranza, soprattutto fra gli anni ’50 e i primi anni ’60, l’Italia rinasceva. Non so se questa rinascita è continuata fino ai giorni nostri, purtroppo. Penso che si sia interrotta in qualche modo da qualche parte”.

E ammette tra una buona dose di onestà e un po’ di ironia: “Comunque i miei anni migliori sono ancora quelli che vivo, nel senso che sono ancora vivo. Da giovani non si sa mai dove si va a parare”.

Gli anni da giornalista alla Gazzetta

Nel libro ci sono molti elementi autobiografici per il cantautore e scrittore: si parla di orchestrali ma anche di giornalisti. Guccini si è dedicato per qualche tempo alla carta stampata prima di trovare la sua strada.

Ero alla Gazzetta dell’Emilia di Modena – ricorda –. Volevo fare il giornalista da grande sperando di fare quello che oggi faccio davvero, lo scrittore. Era il mio sogno giovanile. Poi mi è capitato di scrivere canzoni, che pure è un altro modo di scrivere. Ma avrei voluto pensare a un romanzo, a un racconto. Dopo col giornalismo è finita e mi son messo a fare l’orchestrale, poi ancora il cantautore. E ora sono là dove speravo di essere. A portare avanti il mestiere di scrivere“.

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